Una nuova amica, la recensione

Claire (Anaïs Demoustier) e Laura (Isild Le Besco) sono amiche dall’infanzia e condividono un legame molto forte, che prosegue anche dopo i rispettivi matrimoni. Purtroppo la vita di Laura viene prematuramente stroncata da una malattia, pochi mesi dopo aver dato alla luce una bambina. Claire, distrutta dal dolore, promette di prendersi cura della piccola e di David (Romain Duris), marito dell’amica. Il rapporto tra i due, però, prenderà una piega complessa e inaspettata quando la ragazza scoprirà che David ama travestirsi da donna. Lo shock iniziale lascerà il posto a una singolare e insolita amicizia tra Claire e questa ‘altra’ versione di David, ribattezzata Virginia…

Il popolare regista francese François Ozon firma un’opera densa di spunti attuali e delicati e in grado di non lasciarsi incasellare in una precisa definizione di genere. Una nuova amica è un racconto brillante e intimista, fatto di immagini forti e di giochi di specchi, che vira dalla commedia al thriller psicologico al dramma. Il regista, pur non puntando su eclatanti colpi di scena o su un intreccio particolarmente originale, propone allo spettatore un affresco efficace di un certo contesto sociale e lo consegna nelle mani di personaggi vividi nella loro confusione e ricchi di sfumature.

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I personaggi del film sono ritratti psicologici ben interpretati dai bravi attori, Romain Duris su tutti. Nonostante le consistenti difficoltà insite nel ruolo di David/Virginia, regala una performance convincente e, a tratti, emozionante, senza mai indulgere in una recitazione macchiettista. Lo spessore di paure, remore e desideri dei protagonisti costituisce, a tal proposito, l’aspetto più interessante del film, perché spinge chi guarda a chiedersi come si comporterebbe al loro posto, stimolando riflessioni su temi ingenti e urgenti quali la famiglia, i pregiudizi nei confronti del diverso, l’affermazione dell’identità. I riferimenti culturali e cinematografici sono evidenti e impegnativi: impossibile non pensare alla messa in scena dell’amore perduto condotta dal maestro Alfred Hitchcock in Vertigo o a tanta filmografia di Almodòvar per la tematica transgender. La pellicola di Ozon raccoglie suggestioni e contenuti e li adatta ai giorni nostri, dando talvolta corpo a sequenze poetiche o conturbanti. Per il primo caso, si veda, ad esempio, l’esibizione della drag queen nel locale notturno; per il secondo, l’incontro nella camera d’albergo.

Tecnicamente, il film è molto accurato. La regia dimostra un’identità decisa, sottolineata dal montaggio e dalla fotografia, e coadiuvata dalla complicità della colonna sonora. Stilisticamente, il primo macro segmento, incentrato su flashback del rapporto d’amicizia tra Claire e Laura e sul funerale di quest’ultima, con relative reazioni, è lineare e patinato. Molto diverso dal secondo – dedicato all’evoluzione, da una parte, di David in Virginia e, dall’altra, all’intreccio tra quest’ultimo e Claire – che risente dell’influenza dei canoni del thriller. A questo punto è tanta la carne al fuoco e molteplici le potenziali pieghe che la vicenda potrebbe prendere. Peccato che, invece, l’impalcatura, nel segmento finale, inizi a indebolirsi e cedere alla reiterazione, coronata da un epilogo da manuale.

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Una volta venuta a galla la scomoda verità che David e Claire hanno gelosamente custodito, a venir meno, forse, è il coraggio di togliere il freno a mano e indagare a fondo l’aspetto più aggrovigliato della vicenda e l’ambiguità non tanto di David, quanto delle figure che a lui ruotano attorno. Questo apparente ‘tirarsi indietro’ del regista al momento di giocare duro compromette, in parte, l’efficacia complessiva dei contenuti.

Una nuova amica, in ogni caso, non manca di coraggio né di qualità, perché le pecche cui si accennava sono degnamente compensate dall’intensità drammatica degli interpreti e da una narrazione godibile, dalla valenza incisiva. Il film è nelle sale dal 19 marzo, grazie a Officine UBU.

Chiara Carnà

Pro Contro
  • L’indagine psicologica sui protagonisti, condotta con sensibilità e spessore drammatico, e l’interessante riflessione sul tema del doppio e dell’identità.
  • Romain Duris in forma smagliante.
  • Tecnicamente accurato e godibile.
  • L’ultimo macro segmento è stilisticamente inferiore al resto del film e l’epilogo favolistico, che denuncia forse ritrosia a osare, penalizza l’impatto complessivo della vicenda e dei suoi contenuti.
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Una nuova amica, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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