Venezia 71. Altman, la recensione

Uno dei documentari più belli tra quelli presentati nella sezione Venezia classici alla 71esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è sicuramente Altman di Ron Mann.
Nei suoi 95 minuti riesce a conquistare lo spettatore totalmente, mostrando tutta la bravura, l’eccentricità e il genio di uno dei più grandi registi e sceneggiatori americani, appunto Robert Altman, scomparso nel 2006.
Attraverso il racconto svolto dalla sua famiglia biologica e artistica, Mann ricostruisce tutta la carriera di Altman, dagli inizi sino alla fine, senza tralasciare il minimo dettaglio, compresi simpatici aneddoti che sua moglie Kathryn Reed Altman ha voluto svelare.
Nel documentario diverse voci vengono interpellate sul significato dell’aggettivo ALTMANIANO, e da Elliott Gould, a James Caan, Keith Carradine, Robin Williams, Bruce Willis, Michael Murphy, Julianne Moore, Lily Tomlin e Baker Hall ne danno una definizione ben precisa. Quasi a sottolineare la bellezza sontuosa che i film di Altman dimostravano e dimostrano tutt’ora di avere.
Come dimenticare le posate d’argento in Gosford Park? O America Oggi (Leone D’oro al 50esimo Festival di Venezia), Nashville del 1975, M*A*S*H* (vincitore della Palma D’oro al Festival di Cannes nel 1970) e ancora I Protagonisti, Anche gli uccelli uccidono, Il Lungo Addio, Il Dottor T e le donne, Radio America e tanti altri.
Altman di Ron Mann rappresenta il prodotto di una ricerca meticolosa sulla vita di uno dei registi che ha fatto realmente la storia del cinema mondiale. Una ricostruzione a più voci della definizione Altmaniano.
Camilla Lombardozzi
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