Venezia 75. The Mountain

Una pattinatrice sul ghiaccio volteggia con una lentezza surreale. Unico suono le lame che scivolano sulla pista. Poi la voce del protagonista taglia il silenzio.

Questo il significativo inizio di The Mountain, ultimo film di Rick Alverson in concorso alla 75 Mostra del Cinema di Venezia.

Andy (Tye Sheridan) è un ragazzo introverso e taciturno, modellato dal padre, un pattinatore professionista ora diventato insegnante, che porta il ghiaccio anche fra le mura domestiche, e la madre assente, internata da anni in ospedale.

La vita di Andy scorre estremamente monotona fra silenzi alla pista di ghiaccio e silenzi a casa, fino a quanto, repentina (soprattutto nella messa in scena), sopraggiunge la morte del padre.

Più che una liberazione, per Andy, la cui maturazione sembra essersi bloccata e apparentemente incapace di connettersi con il mondo che lo circonda, questo improvviso cambio di sorte potrebbe rivelarsi una condanna.

È a questo punto che nella sua vita entra il Dott. Wallace Fiennes (Jeff Goldblum), Wally per le signore, che propone al ragazzo di diventare suo assistente per gli interventi che effettua negli ospedali di tutto il paese.

Lo spettatore, e insieme a lui Andy, apprende ben pesto che Wallace è un rinomato lobotomista, ha avuto anche in cura la stessa madre del ragazzo e i suoi trattamenti sono ancora richiesti in alcune strutture psichiatriche. Siamo però negli anni Cinquanta e le lobotomie sono ormai state screditate in favore di innovative terapie farmacologiche meno invasive. Aspetto questo che sembra non intaccare il Dott. Fiennes, che continua a praticare sicuro dell’efficacia dei suoi metodi.

Il suo alcolismo e il suo fare istrionico troppo spesso eccessivo rivelano tuttavia un uomo spezzato, un essere del passato incapace di evolvere insieme al progresso che lo circonda, un aspetto questo che si ripercuoterà inevitabilmente su Andy.

Il giovane assistente, invece, inizia una sua evoluzione, riuscendo sempre più ad aprirsi verso gli altri e acquisendo finalmente una dimensione sociale.

Un’evoluzione e un’involuzione dunque, che si sviluppano con forza quasi centrifuga portando i protagonisti verso l’inevitabile dramma finale. The Mountain è un film quanto meno singolare, ricco di paesaggi meravigliosi e soprattutto di silenzi. Il silenzio e la lentezza si appropriano di tutta la pellicola quasi con forza, dilatando ogni cosa, persona, avvenimento. Lo stesso silenzio e la stessa lentezza che Andy ritrova nei pazienti sottoposti al trattamento del Dott. Fiennes: il film stesso sembra quindi lobotomizzato, e lo spettatore osserva la realtà attraverso un sorta di filtro ovattato.

Neppure gli sprazzi di estrema vitalità di un impagabile Jeff Goldblum ravvivano questa letargia e, sebbene sia un chiaro intento, questa lentezza è un forte messaggio che finisce per allontanare lo spettatore dalla storia, pervasa, inoltre, da un simbolismo dichiarato ma difficilmente comprensibile.

Tutto questo si traduce in frustrazione e noia per un film che per valore tecnico e attoriale meriterebbe molto di più. Proprio gli attori sono di sicuro uno dei punti forti di questa pellicola. Jeff Goldblum irradia carisma e fascino e mette insieme un personaggio irresistibile anche e soprattutto per le sue molte zone d’ombra. Tye Sheridan si conferma come uno dei giovanissimi di Hollywood da tenere d’occhio, riuscendo a dare a Andy una grandissima profondità a partire proprio da quei silenzi e da quella lentezza che contraddistinguono tutto il film.

The Mountain si porta quindi a casa la sufficienza, ma non riesce purtroppo a convincere totalmente. Un gran peccato.

Michela Marocco

PRO CONTRO
Una grandissima prova attoriale che si muove su una fotografia estremamente curata e d’impatto. Estremamente lento e criptico.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 75. The Mountain, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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