Cose Nostre – Malavita, la recensione

Giovanni Manzoni è un “onesto” criminale della mafia newyorkese che viene inserito in un programma di protezione testimoni dopo aver testimoniato contro alcuni suoi colleghi. Per questo motivo Giovanni diventa Fred Blake e lui e la sua famiglia vengono trasferiti sotto mentite spoglie in un tranquillo paesello nel cuore della Francia, dove l’agente Stansfield li tiene sott’occhio. Ma per la famiglia Blake è dura sottrarsi alle vecchie abitudini e così sia lo stesso Fred, che si spaccia per uno scrittore, che sua moglie Maggie e i suoi figli Belle e Warren, si adattano alla nuova realtà a modo loro, facendosi rispettare come sono abituati. Ma quando i vecchi compari mafiosi riescono fortuitamente ad individuare Fred, per la famiglia Blake ci sarà una sanguinosa resa dei conti alla maniera di Cosa Nostra.

Dopo una serie di film che possiamo considerare sbagliati alla base e soprattutto poco in sintonia con il suo modus narrandi, Luc Besson torna a dirigere un soggetto che appare immediatamente più nelle sue corde, ovvero un film di ispirazione fortemente americana in ogni sua componente (a parte l’ambientazione geografica) che mescola azione, violenza e umorismo. Per questo ritorno, che sembra una versione più raffinata di molte produzioni bessoniane dell’ultimo decennio, il regista di Lèon e Nikita sceglie di adattare il romanzo di Tonino Benacquista, Malavita e oltre al capitale finanziario della sua Europacorp qui ha il bene placido in produzione di un esperto in “crime movie”, ovvero Martin Scorsese.

Se il debito nei confronti di Scorsese viene abilmente pagato con la presenza del grande Robert De Niro nel ruolo del protagonista e soprattutto con  la sequenza che cita in maniera divertente e intelligente Quei bravi ragazzi, per il resto Besson si distacca in modo piuttosto netto da tutto il genere gangsteristico classico a cui siamo abituati. Cose nostre – Malavita ha un’anima da commedia nera che prevale su ogni altra cosa, con personaggi sopra le righe che dicono e fanno cose che è difficile prendere sul serio. Ma l’abilità di Besson sta soprattutto nel riuscire a non trasformare mai in farsa la vicenda dei Blake/Manzoni, rimanendo costantemente in quel territorio della commedia d’azione in stile RED che oggi va piuttosto bene al botteghino.

Robert De Niro si prepara a colpire in Cose Nostre - Malavita

Robert De Niro si prepara a colpire in Cose Nostre – Malavita

Se gli attori convincono un po’ tutti, a cominciare dalla sempre brava e affascinante Michelle Pfeiffer che qui interpreta la signora Blake e dalla giovane e bellissima Dianna Agron – vista in Io sono il numero 4 e nella serie Glee -, appare purtroppo male utilizzato e sottotono Tommy Lee Jones, chiamato a vestire i panni dell’agente Stansfield, il poliziotto che segue i Manzoni/Blake nella loro impresa di adeguamento alla nuova vita.

Tra gag riuscite o meno – non convincono del tutto le scene da teen movie con il figlio dei Blake che cerca di adattarsi alla giungla scolastica – e una buona fetta del film che ci mostra la difficoltà dei protagonisti ad adeguarsi in un contesto che chiaramente non appartiene al loro modo di vivere e relazionarsi, si arriva a uno scontro finale incline all’azione esagerata ed esagitata, violento e pirotecnico in cui si riconosce quel Besson un po’ adolescente che si fece tanto apprezzare con film del calibro de Il quinto elemento.

Insomma, pur non colpendo per particolari motivi che facciano appello all’originalità, alla maestria o alla qualità generale dell’opera, con Cose nostre – Malavita Besson confeziona un film di onesto intrattenimento, adattissimo per una serata di disimpegno all’insegna di vecchie star hollywoodiane e ritmi da commedia d’azione moderna.

Roberto Giacomelli

 

PRO CONTRO
  • Besson visibilmente a suo agio con il genere.
  • Cast di protagonisti azzeccato e in parte.
  • Divertente per tutta la sua durata.
  • Tommy Lee Jones male utilizzato.
  • Non tutte le gag che vogliono risultare “simpatiche” ci riescono.
  • In fin dei conti non lascia il segno e sembra non volerlo fare.
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