Archivio tag: storia vera

Orphan: First Kill, la recensione

Era il 2009 quando il giovane regista spagnolo Jaume Collet- Serra, ispirandosi alla vera storia della criminale Barbora Skrlova, portò sul grande schermo una delle storie horror più inquietanti degli anni duemila e più amate dagli appassionati del genere. Stiamo parlando del film Orphan, la cui protagonista, la piccola Esther, non è altro che una criminale che, sfruttando la disfunzione ormonale che le conferisce l’aspetto di una bambina nonostante i suoi trent’ anni, convince intere famiglie a farsi adottare per poi seminare al loro interno dolore e morte.

Il film fu un successo mondiale talmente enorme da rappresentare un trampolino di lancio sia per Collet – Serra (in questo periodo sulla cresta dell’onda grazie al blockbuster Black Adam), sia per la giovanissima Isabelle Fuhrman la quale, al di là della più che buona carriera fatta in seguito, è riuscita in un’impresa non da poco: entrare nell’immaginario iconografico del genere horror.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Candy: Morte in Texas. Il trailer italiano della miniserie crime con Jessica Biel

Disney+ ha annunciato che la serie crime/drama tratta da una storia vera Candy: Morte in Texas, interpretata da Jessica Biel che ne è anche produttore esecutivo, sarà disponibile in Italia sulla piattaforma streaming dal 12 ottobre con tutti e cinque gli episodi.

Candy Montgomery è una casalinga e madre del 1980: ha un buon marito, due figli, una bella casa, e persino un’attenta pianificazione ed esecuzione delle trasgressioni. Ma quando la pressione del conformismo si fa strada dentro di lei, le sue azioni chiedono a gran voce un po’ di libertà. Con risultati fatali.

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Welcome to the Blumhouse. Madres, la recensione

Siamo ormai giunti al termine del nostro tour all’interno di Welcome to the Blumhouse, la serie antologica di lungometraggi (slegati tra loro) realizzati dalla casa di produzione di Jason Blum in collaborazione con gli Amazon Studios che ne hanno poi curato la distribuzione sulla loro piattaforma Prime Video.

Chiudiamo il nostro approfondimento con Madres, ultimo degli otto episodi (distribuiti in due blocchi da quattro distanziati di un anno) che compongono quella che con certezza possiamo definire la prima edizione del progetto, ma che al momento non sappiamo se resterà l’unica o avrà un seguito. È chiaro che prima di pronunciarsi in questo senso, Blum e soci attendano il riscontro in fatto di visualizzazioni, vero e proprio parametro vitale prima ancora di un giudizio critico. Anche perché, a dirla tutta in termini critici, il bilancio complessivo non è esattamente lusinghiero.

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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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18 regali, la recensione

Elisa e Alessio sono una giovane coppia non ancora sposata che vive giorno dopo giorno con l’idea di costruire delle solide basi su cui erigere una famiglia. Ma il desiderio più grande, tanto per lei quanto per lui, è quello di diventare genitori. Un desiderio che, dopo tanti tentativi, finalmente si sta avverando. Un giorno, durante una semplice visita ginecologica, Elisa scopre di avere un tumore al seno e all’improvviso si trova costretta davanti un bivio: iniziare la cura con l’inevitabile perdita della gravidanza o, al contrario, portare a termine la gravidanza e abbracciare la certezza di non superare quel “male”?

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Valutazione: 8.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Rapina a Stoccolma, la recensione

Nell’estate del 1973, nella Sveriges Kreditbank di Stoccolma si verificò un caso eclatante: Jan-Erik Olsson entrò armato in banca, non era interessato ai soldi ma alla liberazione dell’amico Clark Olofsson, detenuto in un carcere locale. Jan-Erik, raggiunto da Clark, prese in ostaggio quattro persone per ben sei giorni, poiché il governo svedese impediva al rapinatore di lasciare la banca con gli ostaggi. Una notizia che fece il giro del mondo per il paradossale impasse in cui si era arenata e sulla quale fece chiarezza, un anno dopo,  un articolo del New Yorker scritto da Daniel Lang e intitolato The Bank Drama, da cui emerse un dato che ha dell’incredibile: gli ostaggi, in particolare Patty Hearst, entrarono talmente in empatia con i rapitori da collaborare con loro volontariamente per il raggiungimento dello scopo, che a quel punto era diventato un affare comune contro l’ottusità del sistema di governo e della polizia. Questo particolare episodio ha dato vita a quel fenomeno che oggi conosciamo come Sindrome di Stoccolma, una situazione in cui gli ostaggi finiscono per legarsi ai loro sequestratori mettendosi anche contro le autorità.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Climax, la recensione

Quando ci si approccia al cinema di Gaspar Noé bisogna essere preparati perché Irréversible (2002), Enter the Void (2010), Love (2015) non sono film come tutti gli altri ma sono vere e proprie esperienze cinematografiche che si affidano alla sensorialità più atavica per essere vissute… e apprezzate.

Climax, l’ultima opera del regista argentino naturalizzato francese, è in perfetta sintonia con la poetica di Noé, abbracciandone pregi e difetti e, per questo motivo, è un film che va fruito con la debita preparazione all’operato dell’autore.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Cocaine – La vera storia di White Boy Rick

La voglia di esplorare, al cinema e in tv, con puntualità chirurgica il decennio degli anni ’80 non mostra segnali di arresto e ancora una volta Hollywood guarda all’epoca dei capelli cotonati per raccontare una storia vera che affonda le mani nel crime più nero. Arriva nei cinema distribuito da Warner Bros. Entertaiment Italia Cocaine – La vera storia di White Boy Rick, period drama criminale che estende il racconto nel triennio 1984-1987.

L’adolescente Rick aiuta il padre nel recupero e il commercio illegale di armi da fuoco in una Detroit grigia e allagata dalla criminalità. Per guadagnarsi il rispetto delle gag, Rick vende personalmente armi a spacciatori di colore che lo soprannominano White Boy Rick e lo accolgono come un fratello. Per evitare l’arresto a suo padre, Rick si lascia però corrompere dalla polizia che intende utilizzarlo come informatore per mettere le mani sullo spaccio di cocaina che sembra avere radici fino al gabinetto del sindaco.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Copia originale, la recensione

Copia Originale (Can you ever forgive me?) è un film diretto da Marielle Heller, presentato in anteprima, per l’Italia, al Torino Film Festival del 2018 e ora pronto per l’uscita nelle sale. Il periodo non può che essere il più propizio visto che tra una manciata di giorni verranno assegnati i premi Oscar.

Copia Originale ha raccolto tre candidature: Miglior attrice protagonista, Miglior attore non protagonista e Miglior sceneggiatura non originale. Giusto per chiarire: il semplice fatto di avere ottenuto le fatidiche “nominations” non sempre è sufficiente, di per sé, per fare di un film un capolavoro, ma in questo caso… è proprio così!

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Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Il Corriere – The Mule, la recensione

Una volta si diceva che la vecchiaia rende le persone più sagge, ma stando a quanto ci mostra il cinema degli ultimi tempi questa regola sembra ormai un vetusto optional, un epitaffio al cambio generazionale avvenuto in tempi non sospetti. Dopo aver assistito, infatti, alle scorribande criminali di un rapinatore di banche in cerca di redenzione con Old Man & the Gun, che ha segnato l’addio alle scene di Robert Redford, un’altra immensa gloria della Hollywood neoclassica esplora territori di criminalità senile, Clint Eastwood che con Il corriere – The Mule ci dà un altro bellissimo film che ricorderemo sicuramente negli anni.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Benvenuti a Marwen, la recensione

Se guardiamo alla carriera di Robert Zemeckis nel post 2000, notiamo un ardimento nella sperimentazione narrativa e tecnica che parlano chiaro sul suo ruolo all’interno del panorama cinematografico mondiale. Concettualmente vicino a Spielberg, di cui è stato ed è un fidato collega/collaboratore, Zemeckis ama le sfide, si mette continuamente alla prova nella sperimentazione di linguaggi, sempre aperto ad applicare alle storie che decide di raccontare le strade a cui la tecnologia ci apre. Perfino in film sulla carta insospettabili come Allied – Un’ombra nascosta, la tecnologia ha un ruolo decisivo che segue il percorso del perfezionamento e sostituzione dell’attore in carne ed ossa con un avatar fatto di 0 e 1, come già sperimentato nella trilogia in mo-cap (Polar Express, La leggenda di Beowulf, A Christmas Carol). Con Benvenuti a Marwen, il suo nuovo lungometraggio, Zemeckis prosegue proprio in questa personale direzione, continuando a riflettere sulle possibilità della tecnologia in campo di performance attoriale, dando vita a quello che fino a qualche tempo fa era peculiarità della sola fantasia.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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