Terrifier, la recensione

Lo slasher-movie, croce e delizia del genere horror.

Sottoposto a ferree regole, ironicamente e intelligentemente esplicate e parodiate nel capolavoro di Wes Craven Scream, lo slasher negli anni ha trovato una veloce affermazione autoriale (si pensi ai contributi al genere da parte di Tobe Hooper, John Carpenter e Wes Craven) e un altrettanto repentino decadimento – dato dall’eccessivo sfruttamento, in primis – che ne ha sostanzialmente sdoganato i dettami e la famigliarità a un pubblico di tutte le età, diventando in breve tempo un genere/simbolo molto riconoscibile dell’horror. Allo stesso tempo, però, lo slasher si è sottoposto a una innegabile banalizzazione, un oggettivo prosciugamento di qualità a cui solo operazioni singolari come il su citato Scream o Quella casa nel bosco di Drew Goddard sono riuscite a donare nuova linfa. Poi però ci sono opere come Terrifier che rimescolano le carte in tavola riportando questo filone direttamente alla sua origine senza dimenticare, però, il pregresso, ponendosi quindi come astuti omaggi che hanno però la sufficiente personalità per camminare sulle proprie gambe.

Scritto, diretto e prodotto dal giovane Damien Leone, Terrifier nasce da un cortometraggio che lo stesso Leone ha scritto e diretto nel 2008, intitolato The 9th Circle, che presentava l’inquietante figura di Art il clown assassino. Il successo del cortometraggio ha portato il regista a riutilizzare questo mefistofelico personaggio in un secondo cortometraggio nel 2011, intitolato proprio Terrifier, ed entrambi i corti sono poi stati inclusi nell’antologia horror del 2013 All Hallow’s Eve.

TERRIFIER

Art il Clown è un personaggio immediatamente iconico perché riesce a riassumere con una certa efficacia determinati tratti (fisici e caratteriali) di altri personaggi celebri dello slasher, ma nel mix risulta perfino originale. Un clown, dunque la mente dello spettatore viaggia immediatamente verso Pennywise o il (vero) serial killer Gacy, ma le movenze da mimo e la mancanza di parola ne fanno una versione perversa di Charlot quindi un unicum nella sua “categoria”. Allo stesso tempo Damien Leone ne sottolinea la portata ironica e dissacrante tipica del Freddy Krueger più pop e l’invulnerabilità che caratterizza “mostri sacri” come Michael Myers e Jason Voorhees, rimanendo quindi nell’ambito dello slasher più iconicamente puro e citazionista. Per queste sottigliezze si nota che il regista e sceneggiatore conosce molto bene la materia e applica il suo sapere anche nell’affrontare l’opera utilizzando esattamente tutti gli elementi tipici dello slasher: omicidi cruenti, preferibilmente all’arma bianca, body count elevato, omicidi creativi, vittime favorite in età adolescenziale, una spruzzatina-ina-ina di sesso (di nudo, in questo caso). E il piatto è servito.

TERRIFIER

Nel caso di Terrifier, poi, Damien Leone gioca in sottrazione e narrativamente parlando ci troviamo di fronte a un film volutamente basic, di una semplicità assoluta. L’azione si svolge in tempo reale e seguiamo la notte da incubo (che poi sarebbe la notte di Halloween) di due ragazze appena “evase” da una festa in maschera, che nel tragitto che le conduce a casa incontrano un tizio inquietante mascherato da clown. Il caso vuole che quel tizio sia Art il Clown, pericoloso stalker omicida che ha intenzione di “divertirsi” con le due ragazze e così, uccidendo qualsiasi cosa respiri gli si pari davanti, comincia a seguirle e le intrappola in un edificio fatiscente che diventerà la location di una notte di splatter estremo. Infatti, oltre allo sviluppo estremamente semplice della storia, che diventa un pretesto per mettere in scena una cruenta mattanza, Terrifier si contraddistingue per una dose di violenza ben sopra la media alla quale siamo abituati dal cinema di genere. Una serie di omicidi estremi realizzati con effetti speciali vecchio stile realistici ed efficaci, raggiungendo picchi di splatter (come la ragazza tagliata in due con una sega a partire dalla vagina) assolutamente disturbanti che fanno di Terrifier un film sicuramente non adatto a tutti i palati.

TERRIFIER

Realizzato grazie al crowdfunding su indiegogo nel 2016, notato in diversi festival e acquistato dal portale Dread Central per una distribuzione capillare in home video e vod nel 2018, Terrifier si è in breve tempo accaparrato la nomea di cult tanto che Damien Leone è già al lavoro su un sequel. L’efficacia di questo film sta, innanzitutto, nella sua semplicità e nella voglia di osare, cosa possibile grazie alla sua natura di opera indipendente. Un piccolo film che omaggia lo slasher-movie anni ’80, tanto nel linguaggio quanto nel look (anche se la fotografia con filtro stile Nashville di Instagram non è il massimo), pur mostrando una personalità molto forte. Fosse uscito quarant’anni fa, oggi sicuramente sarebbe un classico.

Terrifier è disponibile in Italia in edizione home video DVD e Blu-ray distribuito dall’etichetta indipendente CineMuseum.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Semplice e, anche per questo, efficace.
  • Art il Clown è un bel boogeyman.
  • La violenza estrema è un grande punto a suo favore.
  • Solo per amanti puri e duri dell’horror.
  • La fotografia stile filtro instagram è bruttina.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Terrifier, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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