Archivio tag: film splatter
Project Wolf Hunting, la recensione
Negli ultimi anni la scena horror orientale sta vivendo una fase di enorme cambiamento, quasi una mini-rivoluzione si potrebbe dire, che ha come obiettivo quello di modificare la percezione dei prodotti made in Asia da parte del pubblico occidentale. Se fino a qualche tempo fa, infatti, i film del terrore orientali venivano etichettati secondo il canovaccio che prevedeva storie di fantasmi rancorosi le cui gesta avevano luogo all’interno di ambientazioni claustrofobiche, raccontate attraverso storie dai ritmi compassati non in linea con i gusti del pubblico dell’altra parte del mondo, adesso stiamo assistendo ad una netta inversione di tendenza. Un cambiamento deciso e netto i cui effetti sono un proliferare di titoli in cui i toni riflessivi e simbolici di cui sopra hanno ceduto il passo a film, per la maggior parte zombie movie, la cui prerogativa è una presenza smisurata di azione, sangue in quantità e ritmi vertiginosi volti a tenere lo spettatore incollato alla sedia.
TSplusF21. Let the Wrong One In, la recensione
Il caro vecchio vampiro, forse il mostro dell’immaginario popolare a non essere mai passato realmente di moda, costante protagonista al cinema, in tv, su romanzi e fumetti. La grande popolarità ha fatto del succhiasangue per antonomasia anche l’oggetto più gettonato di scherni, barzellette e opere d’ironia, soprattutto al cinema, fin dai tempi di Gianni e Pinotto che incontravano Dracula, o il vampiro omosessuale raccontato da Polanski nel capolavoro Per favore non mordermi sul collo, fino al Dracula morto e contento di Mel Brooks e il grottesco mockumentary di Taika Waititi What We Do in the Shadows. Vampiri comici si, ma sempre con una innegabile dignità. La stessa dignità che caratterizza il nuovo horror di Conor McMahon, Let the Wrong One In, che proprio di vampiri parla ma estremizzandone il lato più cialtrone e parossistico.
Terrifier, la recensione
Lo slasher-movie, croce e delizia del genere horror.
Sottoposto a ferree regole, ironicamente e intelligentemente esplicate e parodiate nel capolavoro di Wes Craven Scream, lo slasher negli anni ha trovato una veloce affermazione autoriale (si pensi ai contributi al genere da parte di Tobe Hooper, John Carpenter e Wes Craven) e un altrettanto repentino decadimento – dato dall’eccessivo sfruttamento, in primis – che ne ha sostanzialmente sdoganato i dettami e la famigliarità a un pubblico di tutte le età, diventando in breve tempo un genere/simbolo molto riconoscibile dell’horror. Allo stesso tempo, però, lo slasher si è sottoposto a una innegabile banalizzazione, un oggettivo prosciugamento di qualità a cui solo operazioni singolari come il su citato Scream o Quella casa nel bosco di Drew Goddard sono riuscite a donare nuova linfa. Poi però ci sono opere come Terrifier che rimescolano le carte in tavola riportando questo filone direttamente alla sua origine senza dimenticare, però, il pregresso, ponendosi quindi come astuti omaggi che hanno però la sufficiente personalità per camminare sulle proprie gambe.