Ritorno al Marigold Hotel, la recensione

Il 30 aprile ha debuttato nelle nostre sale Ritorno al Marigold Hotel, sequel del fortunato film del 2012 che vede nuovamente John Madden in cabina di regia. La commedia ruota attorno alle disavventure degli ospiti e del proprietario della struttura che dà il titolo al film: una sorta di casa di riposo, nel cuore dell’India, per attempati e facoltosi Occidentali. Il giovane gestore Sonny (Dev Patel) è riuscito a trasformare il Marigold Hotel in un’attività redditizia e di successo, tanto da progettarne l’espansione. Inoltre, sta per convolare a nozze con l’amata Sunaina (Tina Desai). Accanto a lui, tornano i personaggi che hanno fatto la fortuna del primo capitolo, nonché la crème de la crème del panorama cinematografico inglese e non solo.

L’energica Muriel Donnelly (Maggie Smith) aiuta Sonny con il suo piano d’espansione. Evelyn (Judi Dench) e Douglas (Bill Nighy) non riescono a dichiararsi i propri sentimenti. La romantica Madge (Celia Imrie) è indecisa tra due pretendenti mentre Norman (Ronald Pickup), al contrario, ha deciso di impegnarsi in una relazione stabile. Infine, l’ingresso inaspettato al Marigold dell’affascinante romanziere Guy Chambers (Richard Gere) è destinato a rendere la situazione ancora più confusa e caotica…

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La pellicola sposa una dinamica corale e prevalentemente incentrata sulle varie sfumature del rapporto di coppia, declinate attraverso il confronto generazionale. Tuttavia, le linee narrative stentano a coinvolgere e appassionare, risultando per lo più banali o dagli esiti prevedibili. I conflitti, ad esempio, tra Sonny e Sunaina rispetto ai preparativi per il matrimonio o le aporie comunicative tra Douglas e Evelyn difficilmente apportano qualcosa di nuovo o originale rispetto alle migliaia di dinamiche romantiche che il cinema ci racconta tutti i giorni da sempre. L’unica a spiccare e a regalare qualche gustoso momento tanto di riflessione che di comicità è una monumentale Maggie Smith, graffiante protagonista di questo sequel e unico personaggio dotato di un effettivo spessore. Forse, proprio perché l’unico a non essere impelagato in dinamiche relazionali.

I suoi battibecchi con Judi Dench su chi delle due sia più decrepita e i commenti pungenti che non risparmiano niente e nessuno rappresentano le migliori battute del film e gli unici momenti in grado di strappare momentaneamente dal torpore generale che avvolge il prodotto nel suo insieme. Ancora Muriel, e i suoi occhi colmi di emozioni vissute, è custode della riflessione sulla caducità tempo, tematica portante ma sviluppata, come già nel precedente film, con una certa fiacchezza emotiva.
Piuttosto riuscita anche la scelta di Richard Gere come affascinante new entry con un segreto da nascondere. Lo straordinario magnetismo dell’attore riesce a rendere accattivante e ironico un ruolo di per sé non brillante né da ricordare, ma che s’inserisce con garbo nel coeso nucleo di volti noti.

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Alle lungaggini della scrittura e a un impianto tematico sostanzialmente non dissimile dal lungometraggio predecessore corrisponde una coloratissima messa in scena, che ci mostra l’India nei suoi usi e costumi più vivaci. Imponenti monumenti, abiti scintillanti e scatenate coreografie scandiscono e arricchiscono la visione, regalando una parziale immersione in una cultura ‘altra’ e tutta da scoprire. Almeno visivamente, dunque, la pellicola si difende bene ma, a onor del vero, questo non basta a risollevare le sorti di un sequel di cui, dispiace dirlo, proprio non si sentiva la necessità.

Se, da una parte, è sempre un piacere vedere un tale numero di talenti impegnati ‘sotto lo stesso tetto’, si ha, dall’altra, la costante impressione di vederli recitare col freno a mano tirato (Bill Nighy su tutti), in una storia sottotono e priva di stimoli. Un vero peccato che l’occasione di replicare e, se non superare, quanto meno non disattendere le aspettative del pubblico è clamorosamente sfumata. Ritorno al Marigold Hotel, infatti, non si colloca affatto sulla scia del grande successo riscosso da Marigold Hotel e, decisamente, non invecchierà bene come i suoi protagonisti. Il film è distribuito da 20th Century Fox.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Maggie Smith e Richard Gere.
  • Visivamente accattivante.
  • Vicende fiacche e tendenzialmente noiose; tutto sa di già visto.
  • Impianto tematico mutuato dal film predecessore ma privato di un effettivo spessore emotivo.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Ritorno al Marigold Hotel, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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