Fall, la recensione

Le vie del survival thriller sono davvero infinite! Ogni luogo può diventare inospitale e pericoloso, anche quelli da sogno come un resort in Thailandia (The Impossibile), le spiagge per turisti in Brasile (Turistas) e Messico (Paradise Beach), anche luoghi teoricamente sicuri come una seggiovia (Frozen) o la propria auto (Wrecked). Figuriamoci se gli sventurati (spesso incoscienti) protagonisti si preparano a trascorrere il peggiore dei loro incubi in luoghi disagevoli per antonomasia. È quello che accade alle due protagoniste di Fall, il survival thriller scritto e diretto da Scott Mann che si ambienta quasi interamente sulla cima di una torre radio nel mezzo del deserto, a 600 metri di altezza!

Appassionata di sport estremi, la giovane Becky rimane traumatizzata in seguito alla tragica morte di suo marito Dan durante una semplice sessione di free climbing. Per aiutarla a superare il trauma, la migliore amica di Becky, Hunter, che vanta un grande numero di followers sui social, decide di coinvolgerla nella scalata di una torre radio nel bel mezzo del deserto. Con i suoi 600 metri di altezza, si tratta di una delle costruzioni scalabili più alte al mondo e Hunter vuole documentare l’impresa per il suo profilo instagram. Ma raggiunta la cima della torre accade l’impensabile: la scala che trasporta alla cima si sgancia e cade giù, lasciando le due ragazze intrappolate sulla più alta estremità della struttura. Pochissimi metri di spazio, scarsità d’acqua, il caldo torrido del deserto, gli avvoltoi e assenza di campo per cellulari. Trovare un modo per mettersi in salvo sarà arduo.

Con Fall ci troviamo, probabilmente, dinnanzi a uno dei film più estremi del filone survival thriller: il modo in cui il regista Scott Mann racconta l’impresa delle due protagoniste e come la mette in scena ha un che di unico per il senso di vertigine che riesce ad incutere nello spettatore (possiamo facilmente immaginare che qualche anno fa Fall sarebbe stato girato in real 3D con una resa spettacolare). I punti di riferimento di Mann sono chiaramente classici del genere come Cliffhanger e Vertical Limit, palesemente omaggiati nel prevedibilissimo incipit, ma Fall prende poi una strada differente andando a posizionarsi in quel nutrito filone che pone i (pochi) personaggi in un’unità di tempo e di spazio che mette a dura prova la loro resistenza fisica e psicologica.

Come spesso accade quando ci si trova dinnanzi a questi prodotti, il coinvolgimento spettatoriale è molto alto e ci si riesce ad immergere nella storia grazie a un bel senso del ritmo e continue trovate che tengono costantemente sopra la linea l’attenzione e l’intrattenimento. A tal proposito, però, è impossibile non notare che a tratti si chiede un’eccessiva sospensione dell’incredulità allo spettatore, tra momenti acrobatici e di resistenza fisica fuori dal comune ma anche per trovate improbabili come la soluzione proposta per ricaricare la batteria del drone, che fa tanto MacGyver-wannabe.

Se dal punto di vista della regia Scott Mann, che viene dai b-movie d’azione come Bus 657 e Final Score, se la cava alla grande con riprese vertiginose e momenti adrenalinici perfettamente condotti, dal lato della scrittura, che ha condiviso con il co-sceneggiatore Jonathan Frank, qualcosa scricchiola. Non ci riferiamo solo alle suddette scelte improbabili che comunque possono far parte del gioco, ma della delineazione abbastanza piatta degli unici due personaggi in scena, ai dialoghi spesso banali messi loro in bocca e ai prevedibili colpi di scena che muovono il loro arco narrativo. A proposito di colpi di scena, però, ce n’è almeno uno che arriva inaspettato e colpisce nel segno, riassettando la situazione senza stravolgerla più di tanto.

Tra Grace Caroline Currey (Annabelle 2, Shazam!) e Virginia Gardner (Halloween) è quest’ultima a colpire maggiormente nel ruolo di Hunter per espressività e versatilità nella costruzione del personaggio, ma ad entrambe va riconosciuta una grande prova fisica, considerando che hanno fatto da sole i loro stunt. In un piccolo ma determinante ruolo – è il padre di Becky, con cui la ragazza ha un rapporto conflittuale – c’è Jeffrey Dean Morgan, che aveva già lavorato con il regista a Bus 657.

Qualche dubbio sugli effetti visivi dal momento che le scene girate su green screen sono evidentissime, a differenza degli effetti dal vivo che rendono l’esperienza davvero notevole. La torre di Fall, infatti, esiste davvero e si trova in Arizona, dove sono state girate le scene che la vedono protagonista dall’esterno. Si tratta della quarta più alta struttura degli Stati Uniti; ma per girare il grosso dell’azione che vede le protagoniste intrappolate sull’estremità, sono stati ricostruiti gli ultimi 30 metri della torre.

Seppur con qualche sbavatura da b-movie, Fall assicura un’esperienza adrenalinica e divertente offrendo allo spettatore esattamente quello che promette. Nel suo filone è praticamente già un cult.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Riesce a generare davvero una sensazione di ansia e vertigine.
  • Nel suo genere è praticamente un must-see.
  • Ha un gran ritmo ed è pieno di trovate sempre diverse.
  • La scrittura dei personaggi è abbastanza banale.
  • In alcuni momenti è richiesta una grande sospensione dell’incredulità allo spettatore.
  • Il primo pro può essere anche un contro se siete spettatori che soffrono di vertigini.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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