Annabelle 2 – Creation, la recensione

Che James Wan sia uno dei registi più influenti e talentuosi del panorama horror contemporaneo è ormai un dato di fatto e perle come Insidious (e sequel) e The Conjuring (e sequel) non hanno fatto altro che confermare le capacità registiche e narrative già dimostrate in tempi paradossalmente ormai lontani con Saw – L’enigmista e Dead Silence. Con i suddetti Insidious e The Conjuring, Wan ha semplicemente svecchiato una formula rodatissima dello spavento cinematografico, creare tensione grazie alla suggestione e all’utilizzo sapiente della musica: sembrerà banale, ma questo modo di spaventare al cinema si era perso da molti anni e il giovane regista americano non ha fatto altro che applicare le regole del buon cinema gotico di un tempo e ai ritmi e ai temi della contemporaneità. Ne è uscito fuori un revisionismo dell’horror che ha fatto tendenza, si è creato uno stile alla Wan che sempre più film hanno imitato, spesso con risultati abbastanza discutibili. Tentativo differente, invece, è quello messo in atto dalla Warner Bros e New Line Cinema che dal successo del 2013 The Conjuring – L’evocazione stanno costruendo un vero e proprio universo espanso… come ormai va di moda.

Il sentore di successo è nato immediatamente all’indomani degli ottimi incassi (e delle recensioni entusiastiche) di The Conjuring, quando Peter Safran e lo stesso Wan con la sua Creepy Puppet Production (nomen omen) hanno pensato di produrre uno spin-off di The Conjuring che vivesse indipendentemente dalla realizzazione di The Conjuring 2 – Il caso Enfield. Lo spin-off, immediatamente messo in cantiere e affidato al direttore della fotografia del primo film John R. Leonetti, è dedicato a Annabelle, la terrificante bambola utilizzata nel prologo dello stesso The Conjuring e protagonista di una delle scene più spaventose di quel film. Annabelle, distribuito nei cinema nell’estate 2014, fu un ulteriore successo, anche se la qualità altalenante ne ha posto le dovute distanze dall’opera di Wan, ma tanto è bastato per convincere la Warner e la New Line da mettere in cantiere un sequel che però apre le porte a un vero universo condiviso del brand The Conjuring.

Annabelle 2: Creation è un prequel al precedente film e racconta la creazione dell’inquietante bambola che da titolo al film e il primo terrificante caso che l’ha vista protagonista come demoniaca minaccia.

Siamo a metà degli anni ’50 in una tranquilla località nel sud degli Stati Uniti. Il taciturno costruttore di bambole Samuel Mullins, che ha perso la sua bambina in un incidente stradale 12 anni prima, ha messo a disposizione la sua enorme casa per ospitare le ragazze di un orfanotrofio guidate da Suor Charlotte. Tra le orfane si distingue Janice, a cui la polio ha portato via la mobilità di una gamba. L’atmosfera in casa Mullins è sinistra e la presenza della misteriosa e malata moglie Esther, che comunica solo attraverso un campanello, incrementa l’aria sinistra della magione. Un giorno Janice entra nella stanza della defunta figlia dei Mullins, in cui era stato proibito l’accesso, e qui scopre Annabelle una bambola appartenuta alla bambina. Da quel momento cominciano a verificarsi strani fenomeni in casa Mullins e la stessa Janice sembra essere diventata oggetto dell’interesse di una creatura demoniaca che vive negli angoli più bui della magione.

Tenendo ben saldo il concept del brand Annabelle, per il quale la bambola è un inquietante veicolo per il Male (un demone nero piuttosto spaventoso personificato dall’autore delle musiche Joseph Bishara) e non un essere dotato di vita propria come, per esempio Chucky della saga La bambola assassina, Annabelle 2 si discosta molto dallo stile minimal quasi da tv movie del precedente film per trasformarsi un vero e proprio blockbuster dell’orrore in pieno stile The Conjuring. Il regista David F. Sandberg, che lo scorso anno ha diretto il pregevole Lights Out – Terrore nel buio, “imita” in piena regola lo stile di James Wan creando numerose situazioni spaventose molto elaborate articolate sulla creazione della giusta atmosfera. Le scene si caricano di tensione a tal punto che la preparazione all’orrore diventa una vera “esperienza” e la varietà di trovate spaventose riesce a soddisfare tutti i palati, anche quelli dei più coraggiosi che, per forza di cose, almeno una volta verranno colti alla sprovvista.

Sceneggiato da Gary Dauberman, già autore del primo film, Annabelle 2 non ha nulla di realmente nuovo e non fa altro che rielaborare situazioni topiche del cinema horror (c’è perfino uno spaventapasseri vivente!), ma lo fa con tale maestria, senso del terrore e del ritmo da risultare un comprendio di spaventi del tutto riuscito. E in ciò gioca moltissimo la trovata di puntare sul buio come tabernacolo di tutte le paure, proprio come è accaduto nei più riusciti film di James Wan: l’ossessione su ciò che vive nell’oscurità diventa vero leitmotiv di Annabelle 2 perché quello che si nasconde negli angoli bui delle stanze è l’orrore più indicibile e raccapricciante.

Funziona piuttosto bene anche il comparto attoriale, con Anthony LaPaglia e Miranda Otto, rispettivamente nei ruoli di Samuel ed Esther Mullins, a guidare un cast di giovanissime tra le quali si contraddistingue soprattutto la protagonista Talitha Bateman, già vista in Una vita da gatto e La quinta onda, capace di reggere molto bene le diverse sfumature del suo personaggio.

Si diceva dell’universo condiviso di The Conjuring. Se nel primo Annabelle si fa riferimento ai coniugi Warren senza mostrali, in Annabelle 2 c’è invece un riferimento molto più esplicito alla malvagia suora che infesta la casa di The Conjuring 2 e che sarà protagonista di un ulteriore spin-off, The Nun, atteso per il 2018.

Insomma, grazie a una manciata di film, Annabelle si è imposta come nuova icona del cinema horror, grazie a quel suo sguardo vacuo e quel sorriso che ispira tanta latente malvagità e in Annabelle 2 la bambola del titolo fa davvero tanta paura!

Non uscite dal cinema fino alla fine dei titoli di coda, c’è una sorpresa molto gustosa!

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ricco di riuscitissimi momenti di spavento.
  • Un cast ben assortito e capace.
  • Supera tranquillamente il predecessore sia per qualità generale che per costruzione della tensione.
  • In fin dei conti non aggiunge nulla di nuovo al filone delle ghost story demoniache.
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Valutazione: 8.5/10 (su un totale di 2 voti)
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