Fratelli Unici, la recensione

Pietro è un chirurgo affermato, conduce una bella vita ma ha dimenticato cosa sono gli affetti e soprattutto cosa voglia dire amare. Francesco è un perfetto irresponsabile, un uomo superficiale che non è mai stato innamorato poiché troppo preso nel recitare la parte del maschio alfa. Pietro e Francesco sono rispettivamente fratello maggiore e fratello minore. E si odiano. Un giorno Pietro ha un incidente automobilistico, finisce in coma e al risveglio non solo ha perso la memoria ma è regredito all’età mentale di quattro anni. Giulia, l’ex moglie di Pietro, sta per risposarsi e dunque non vuole proprio saperne di prendersi cura dell’ex marito. Francesco, dunque, si troverà costretto a portarsi in casa Pietro per accudirlo, rieducarlo e recuperare una volta per tutte il rapporto con l’odiato fratello maggiore.

Sconcerto, nulla di più.

Questo è ciò che balena negli occhi di quel povero spettatore che, per un motivo o per un altro, si ritrova in sala a vedere il terzo lungometraggio di Alessio Maria Federici, regista di film dimenticabili come Lezioni di cioccolata 2 o la commedia sentimentale con Enrico Brignano e Ambra Angiolini Stai lontana da me.

Non vuole essere lo sfogo dell’ennesimo brontolone che esterna lamentale sull’attuale condizione del cinema italiano, sempre più inaridito nelle idee e impigrito nella sperimentazione. Assolutamente no, perché è vero che troppo spesso i nostri schermi sono affollati da commedie politicamente corrette e tutte più o meno uguali, ma, al tempo stesso, è pur sempre vero che la commedia ha da sempre rappresentato il nostro vero ed autentico cavallo da battaglia. Fare commedia in Italia va più che bene, dunque, ma farla come ha fatto Federici con Fratelli Unici assolutamente no.

Fratelli unici immagine 1

Prodotto da Luca e Matilde Bernabei per Luxvide, con l’immancabile supporto di Rai Cinema, l’opera in questione si presenta come un ritratto stereotipato e del tutto irreale di quello che potrebbe essere il rapporto fra due fratelli, caratterialmente opposti e accomunati solo dal desiderio di voler essere figli unici. Partendo da questa infelice condizione di fratellanza, il film assume il carattere di un’opera corale, aprendo le storie di più personaggi con possibilità di intavolare più argomentazioni possibili: ciò che significa realmente amare, il valore del matrimonio annesso a quello per la famiglia, cosa significa essere padre ed avere la complicità di un figlio, differenze fra sessi. Tanti argomenti e tante riflessioni per un unico film che si presenta come la fiera del buonismo e dell’ipocrisia e che esplode in un finale paurosamente prevedibile, che nel celebrare i buoni sentimenti si abbandona a messaggi profondamente irritanti e paradossalmente negativi.

Disturba non poco la maniera scontata e inverosimile con cui vengono costruiti e sviluppati tutti i rapporti fra i vari personaggi, a partire proprio da quello di fratellanza che del film rappresenta l’essenza. Ma ciò che veramente fa irritare è la visione che il film vuole offrire della famiglia e della vita matrimoniale, cercando in tutti i modi di far simpatizzare lo spettatore con i peccaminosi protagonisti e di far odiare l’unico personaggio realmente “pulito” nella vicenda, ossia il nuovo compagno dell’ex moglie di Pietro, che ha l’unica “colpa” di rappresentare un tassello fuori posto all’interno di quella malsana visione idilliaca che il film vuole dare della famiglia.

fratelli unici immagine 2

Analizziamo più nello specifico la dinamica di questo rapporto perché i messaggi colmi di ipocrisia che il film vuole veicolare sono davvero degni di nota. Pietro (Raul Bova) e Giulia (Carolina Crescentini) hanno divorziato da ben tre anni. La colpa di tutto ciò? Semplice! Pietro e Giulia si sono sposati molto giovani perché lei è rimasta incinta. Pietro non ha mai amato Giulia, non l’ha mai fatta sentire né apprezzata e né importante. Come risultato, Pietro ottiene che Giulia instaura un rapporto clandestino e breve con il cognato Francesco (Luca Argentero) e questa cosa condurrà alla fine del matrimonio e alla fine del rapporto tra fratelli. Dopo tre anni Giulia ha trovato un nuovo uomo, Gustavo (Sergio Assisi), con cui ha deciso di risposarsi perché è un uomo buono, che la rispetta e che la tratta come una regina. Ecco, nonostante queste basi, gli sceneggiatori hanno voluto inquadrare come “cattivo” della vicenda Gustavo dipingendolo come un personaggio antipatico, calcolatore e mammone. In parole semplici una minaccia da debellare affinché Giulia e Pietro possano tornare insieme come una coppia felice (anche se non lo sono mai stati). È oscena la naturalezza con la quale il film, che vorrebbe essere una commedia brillante politicamente corretta, trasmetta dei valori così sballati e incongruenti pur di sostenere la visione della famigliola classica che deve rimanere unita qualunque cosa accada. In una visione del genere, non poteva che venirne sconfitta la figura della donna, che ci viene descritta sempre come una debole, come colei che sbaglia e che deve chiedere scusa, come l’illusa che crede alla favoletta che con un bacio anche il rospo può tramutarsi in un principe azzurro. Ne esce fuori un film profondamente sessista in cui la donna viene tratta come mero oggetto delle pulsioni pseudo-erotiche dell’uomo e nulla di più.

fratelli unici immagine 3

A peggiorare la situazione, come se non fosse già abbastanza grave, ci pensano i due attori protagonisti, che davvero non riescono a convincere nemmeno per un istante. Luca Argentero, che ha saputo dimostrare negli anni di essere un bravo attore, dovrebbe iniziare a sperimentare qualche altro ruolo perché di bellocci che basta un sorriso ne ha già interpretati abbastanza. Raul Bova, invece, nei panni del disabile smemorato con un quoziente intellettivo pari a quello di un bambino di quattro anni risulta solamente patetico e ridicolo.

In sostanza Fratelli Unici è, con buone probabilità, una fra le peggiori commedie italiane di quest’anno.

 Giuliano Giacomelli

Pro Contro
  • Nessuno
  • Una commedia buonista ricca di ipocrisia.
  • Nel tentativo di veicolare messaggi familiari in sintonia con quelli Barilla, divulga concetti negativi e nocivi.
  • Tutto è banale e prevedibile.
  • Il film appare sessista a discapito della figura femminile.
  • Raul Bova che interpreta il disabile è patetico e fuori ruolo.
  • Non si ride mai.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Fratelli Unici, la recensione, 4.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.