Godzilla, la recensione

In una grotta nelle Filippine viene rinvenuto uno strano fossile che ha tutta l’aria di essere una crisalide, ed insieme ad esso anche inquietanti e gigantesche ossa che non sembrano appartenere a nessun animale preistorico conosciuto. La crisalide viene portata in Giappone per essere analizzata e studiata, ma qualche cosa dentro di essa sembra essere viva e pronta a venire fuori, ma il pericolo viene prontamente scampato dall’intervento del prof. Joseph Brody e di sua moglie e collega Sandra.

Quindici anni dopo la situazione sembra ripetersi. La crisalide, prontamente tenuta sotto controllo, ha assorbito molta energia e sembra pronta a schiudersi. Ordinando di eliminare l’essere che è al suo interno, il dottor Serizawa favorisce invece la sua nascita e, malgrado le strutture di sicurezza, un gigantesco essere insettiforme si libera e fugge via alla ricerca di fonti di nutrimento rappresentate da energia nucleare. Allo stesso tempo un’altra creatura, ben più grande e distruttiva, emerge dagli abissi nell’Oceano Pacifico, causando un distruttivo tsunami. Quest’ultima creatura è ben nota all’esercito: si tratta di Godzilla, essere più antico dei dinosauri che fu risvegliato dal disastro atomico di Hiroshima nel 1949 e ha già seminato il panico in Giappone negli anni ’50. Ora Godzilla è alla ricerca dell’altro mostro, che l’esercito ha soprannominato M.U.T.O., e sembra essere diretto verso San Francisco.

Con i suoi oltre 30 film, la saga di Godzilla è tra le più longeve della storia del cinema, andando ad ergersi come ineguagliabile simbolo non solo di un genere ben preciso come il monster movie, ma anche all’interno di una cinematografia specifica, quella nipponica. Il primo film dedicato al Re dei mostri è datato 1954, prodotto dalla Toho Co. e diretto dal mitico Ishiro Honda; l’ultimo risale al 2004, Gojira – Final Wars di Ryuhei Kitamura (mentre l’ultimo ad essere arrivato in Italia è Godzilla contro Mothra del 1992). Nel frattempo c’è stato anche un remake statunitense nel 1998 diretto da Roland Emmerich, che ha avuto l’infausta pensata di modificare radicalmente il look del lucertolone radioattivo e buona parte della sua mitologia/caratteristiche, con il risultato di attirarsi (giustamente) le antipatie dei fans e floppando al botteghino. Ora gli States ci riprovano, la patata bollente è nelle mani della Legendary Pictures, che lo scorso anno aveva già prodotto un altro monster movie, il magnifico Pacific Rim di Guillermo Del Toro, che era un omaggio proprio all’immaginario fantastico nipponico. Il pericoloso compito di firmare il reboot a stelle e strisce di tale colosso dell’immaginario fantastico è toccato all’inglese Gareth Edwards, che nel 2010 si era fatto notare proprio con un monster movie a basso budget, quel gioiellino sulla diversità interspecie che risponde al titolo di Monsters.

La sagoma di Godzilla tra il fumo e la polvere delle macerie che ha causato

La sagoma di Godzilla tra il fumo e la polvere delle macerie che ha causato

Insomma, il fan si muove con i piedi di piombo verso questa nuova versione americana del mito nipponico; malgrado un regista che ispira a pelle fiducia, una casa di produzione che ha già dimostrato di saper maneggiare con ingegno e disinvoltura il genere e la presenza nel cast dell’Heisenberg televisivo Bryan Cranston, lo scotto del precedente film americano su Godzilla è ancora fresco.

Ma possiamo tirare un sospiro di sollievo, perché il Godzilla di Gareth Edwards è un film sorprendente, un intelligente giocattolone rispettoso della tradizione eppure ricco di personalità: insomma, un capolavoro per il suo genere!

Godzilla del 1954 nasceva da precise esigenze culturali, una personalissima risposta al monster movie statunitense che in quegli anni aveva appena conosciuto il successo con il bellissimo Il risveglio del dinosauro (1953) di Eugène Lourié. Il Giappone aveva una ferita fresca dal sapore radioattivo della Bomba H che rase al suolo Hiroshima e Nagasaki pochi anni prima e questo forniva il giusto quid a una storia fantastica che ne esorcizzasse la paura ancora viva nei cuori dei giapponesi. Godzilla nasce da questo, nasce dalla paura atomica, è la personificazione della distruzione radioattiva, la catalizzazione del dolore di un popolo che si faceva forte dell’esperienza appena subita. Con il passare degli anni, Godzilla è diventato simbolo di quel paese, ne è diventata icona pop, e da elemento terrorizzante si è fatto prezioso alleato, una sorta di guardiano dell’isolotto orientale contro le minacce esterne, che puntualmente assumevano la forma di suoi fantasiosi simili.

Bryan Cranston e Aaron Taylor-Johnson padre e figlio in Godzilla

Bryan Cranston e Aaron Taylor-Johnson padre e figlio in Godzilla

Consapevole di ciò, Gareth Edwards dirige una sceneggiatura di Max Borenstein approcciandosi al materiale preesistente con un rispetto quasi sacro e fa del suo Godzilla non solo un reboot per le nuove generazioni, ma anche un vero sequel ai film della Toho (o, almeno, ai primi). I personaggi umani che si muovono in Godzilla conoscono già il mostro per quello che ha combinato nel 1954 e per questo non sono stupiti più di tanto della sua presenza, sanno del suo potenziale distruttivo, ma allo stesso tempo confidano nel suo potere salvifico. In questo, infatti, è determinante il punto di vista del personaggio interpretato da Ken Watanabe che paragona il lucertolone radioattivo a una divinità e sa che l’unico modo per sconfiggere i parassiti M.U.T.O. è lasciarli scontrare con Godzilla perché lui è un guardiano, sorto dagli abissi per ristabilire l’equilibrio sulla terra. Lo sguardo orientale, quasi zen, sulla vicenda si equilibra alla perfezione con la componente (fanta)scientifica più prettamente americana, che pone Godzilla come antico predatore attratto dalla radioattività, che trovò nell’atomica del ’49 (che l’aveva ridestato dal suo letargo), poi nei fondali oceanici perché più vicini al nucleo terrestre e infine nei parassiti che lo attirano con il loro richiamo d’accoppiamento.

Se la prima mezz’ora del film è esclusivamente di preparazione, nel momento in cui entrano in scena i mostri si finisce nell’intrattenimento da standing ovation. L’entrata in scena di Godzilla, che ci è inizialmente solo suggerito con ottimi espedienti registici che puntano sul mistero della sua figura, è semplicemente emozionante, da applauso. Il look della creatura è fedelissimo alla tradizione (anche se le dimensioni sono notevolmente aumentate) e, di conseguenza, ci appare come uno dei mostri più belli mai comparsi su uno schermo cinematografico. Anche i M.U.T.O. hanno un design accattivante ma meno originale (uno in particolare ci ricorda i mostro di Cloverfield) e quello che più affascina di loro è la motivazione primordiale che li spinge ad agire, che fornisce ad Edwards anche un momento per autocitarsi da Monsters in una scena che paradossalmente si può definire molto tenera.

Il ruggito di Godzilla

Il ruggito di Godzilla

Godzilla è anche fatto da personaggi umani, che per ovvi motivi passano in secondo piano. C’è l’Aaron Taylor-Johnson di Kick-Ass nel ruolo del protagonista, un giovane militare con famigliola al seguito che ci appare più realistico e capace di fornire empatia di gran parte dei suoi simili, c’è la bella mogliettina infermiera, interpretata dalla sempre brava Elizabeth Olsen, che forse è ben più marginale del previsto, e poi c’è Bryan Cranston, ormai star di un certo peso grazie alla serie capolavoro Breaking Bad, che qui dona la sua solita professionale partecipazione, lasciando senz’altro il segno più dei suoi comprimari.

Ma Godzilla si chiama così perché il vero protagonista è lui, il Re dei Mostri che distrugge palazzi, ammazza mostri, sputa fuoco radioattivo, cita King Kong e nel finalissimo riesce perfino a lasciare un magone nello spettatore, che irrimediabilmente tiferà per lui durante tutto il film.

3D aggiunto in postproduzione e seppur non indispensabile all’ottimale fruizione del film, risulta ben calibrato, mai invasivo e in almeno una scena – quella della discesa dei paracadutisti – decisamente accattivante.

Godzilla è un magnifico affresco del cinema fantastico, un omaggio al più importante monster movie della storia del cinema di cui, allo stesso tempo, ne rappresenta un nuovo ed efficace inizio.

Godzilla è vivo. Lunga vita a Godzilla!

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il look della creatura è stupendo e rispettoso dell’originale.
  • La storia è perfettamente contestualizzata nel presente tenendo però conto della preesistente presenza cinematografica di Godzilla.
  • Avvincente e spettacolare.
  • Questo si che è Godzilla!
  • Dopo 2 ore è già finito!
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Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Godzilla, la recensione, 9.0 out of 10 based on 1 rating

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