La truffa del secolo, la recensione

Un film su cui c’è veramente poco da dire, quello con Benoit Magimel nei panni di un imprenditore che, sull’orlo della rovina, decide di mettere in piedi una truffa sul mercato dei titoli delle emissioni di CO2.  La truffa del secolo non riserva molte sorprese, così come il personaggio interpretato da Gerard Depardieu, nella pellicola padre della moglie del protagonista, che ben presto scivola nella monotonia. Imprenditore di successo e dalla grande influenza sulla propria figlia, è proprio su di lui che il regista sembra volersi concentrare e indirizzare uno dei filoni narrativi, ma la sua presenza è inevitabilmente oscurata dalla moltitudine di personaggi che compaiono mano a mano e che rubano la scena aggiungendo particolari personali che vanno ad accumularsi nella mente dello spettatore, ma che non hanno poi valenza pratica sui passaggi fondamentali della storia. A proposito dei personaggi e della loro caratterizzazione poi, c’è l’accenno a diverse estrazioni (ebraica, musulmana, ecc.), le quali però sembrano essere tirate in mezzo senza che venga loro attribuito un valore preciso.

E a proposito di valore, frase di apertura e chiusura del film è la seguente: “Il denaro è inutile quando devi morire”. Questa, che pare una citazione che lascia il tempo che trova, ha invece una sua valenza se messa in relazione alle due tematiche principali della pellicola: il valore, appunto, e la morte. Che valore può assumere infatti un mercato così semplice da frodare, ma che si riferisce al livello di consumo dell’anidride carbonica emessa nell’ambiente circostante? Vendere morte è veramente lecito nel nostro sistema capitalista? La risposta, secondo Marchal, è sì. Davanti ai soldi niente ha un valore, l’unica a poter annullarne la corruttibilità è la morte, ma non su questo Pianeta.

In relazione alla protesta, allo scontento di chi fa cinema ed è portato a confrontarsi con la realtà, c’è poi la scelta di inserire spezzoni di rap francese. L’utilizzo delle musiche ha un suo senso, anche profondo, ma viene utilizzato tecnicamente male. Le canzoni sembrano essere state riprese ad un Live dei gruppi, si ascoltano con difficoltà e le parole – già pronunciate velocemente – sono di difficile comprensione. Oltretutto non vi è nemmeno una continuità nel loro utilizzo: vengono prese, lasciano campo al Pop, e poi tornano avanti tutte verso la fine. Avrebbe avuto senso un cambio nel momento in cui fossero state usate solo in relazione alla vita degli operai il cui posto di lavoro viene messo in discussione, ma le cose sono una questione di scelte.

Dal punto di vista attoriale, c’è da fare i complimenti al protagonista, il quale con gli occhiali da sole assomiglia molto a Johnny Depp e ha parte del proprio destino in comune con l’attuale brutto momento che sta passando l’attore americano. Il resto del cast è convincente, anche se pure qui alcune scelte di definizione del carattere dei personaggi sono fortemente opinabili. Gerard Depardieu si limita a fare il suo, molto migliore la performance di Moussa Maskri, malvivente squilibrato che metterà in discussione la buona riuscita della truffa.

Per concludere, La truffa perfetta è un film difficile da consigliare perché esente da reali qualità che non abbia già un poliziesco americano qualsiasi. Da un Paese come la Francia, spesso attento al settore cinematografico, è sicuramente richiesta una qualità maggiore.

Roberto Zagarese

PRO CONTRO
  • Buoni attori.
  • Capovolgimenti prevedibili.
  • Musiche.
  • Contestualizzazione.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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La truffa del secolo, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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