Leonora Addio, la recensione

Conoscete la storia delle ceneri di Luigi Pirandello? Preparatevi a seguirne il rocambolesco viaggio, raccontato con delicatezza e una nota di ironia da Paolo Taviani in Leonora Addio.

Il film si apre in una stanza quasi asettica e poveramente arredata, in cui un Pirandello ormai morente riflette sui figli che sono venuti a trovarlo mentre è allettato. Poco dopo, il grande drammaturgo si spegne.

È il 10 dicembre 1936. Siamo nel periodo fascista e subito viene suggerito un funerale di Stato. Al contrario, vengono rispettate le volontà espresse nel testamento, in cui Pirandello chiede espressamente di essere cremato, nudo e senza cerimonie, e che le sue ceneri vengano sparse in Sicilia.

Le ceneri del celebre autore vengono riposte in un’anfora greca e tumulate nel cimitero del Verano per dieci anni. Una volta che l’Italia è uscita dalla guerra e sta scoprendo sé stessa, il prefetto di Agrigento si presenta a Roma per compiere finalmente la volontà di Pirandello e riportarne le ceneri nella propria Sicilia. Inizia così un viaggio rocambolesco, con note di assurdità, che ci permette di vedere un piccolo spaccato di Italia.

Tra superstizione e una giocata a tre sette sulla cassa di legno in cui è riposta l’anfora, finalmente si arriva ad Agrigento. Il lungo viaggio ci ha mostrato personaggi che sembrano usciti direttamente da un testo teatrale del defunto in questione. Dopo l’arrivo nella terra natìa e dopo aver riposto l’anfora nelle ceneri in una piccola bara da bambino (affinché possa venire benedetta) serviranno altri 15 anni prima che Pirandello possa finalmente riposare dove aveva sempre desiderato.

Il film di Paolo Taviani dura 90 minuti, e per i primi 60 è il piacevole racconto di un viaggio, con momenti di delicata comicità, italiana superstizione e riesce a provocare un sorriso nei confronti dello spettatore. Leonora Addio non è un film classico con una narrazione classica, ma si pone in bilico tra documentario, video-saggio e film canonico. Il film è anche una perfetta scusa per Taviani di raccontare il dopoguerra italiano, dilaniato ma pieno di speranza. Mentre le ceneri di Pirandello viaggiano, noi abbiamo la possibilità di assaporare quella spinta e desiderio di vita che identifica tutti i personaggi del film.

E dopo la tanto attesa sepoltura il film, fino ad ora in bianco e nero, si riempie dei colori della Sicilia e negli ultimi 30 minuti si focalizza sulla trasposizione cinematografica dell’ultimo racconto di Pirandello, Il chiodo. La storia, che venne ispirata da un vero fatto di cronaca, racconta di un giovane ragazzino italiano emigrato negli Stati Uniti che si macchia dell’omicidio di una piccola bambina americana. Quest’ultimo capitolo cerca di rianalizzare il dolore di chi parte e di chi lascia qualcosa dietro di sé, tenta di fare una riflessione sulla morte e sul ricordo, ma fa fatica a ben collegarsi con quanto avvenuto prima. Sia per stile che per scelte di narrazione, sembra di vedere qualcosa che è scivolato in fondo al film per sbaglio.

Nonostante questo, però, Leonora Addio risulta piacevole, interessante ed estremamente scorrevole, una bella visione della quale non ci si pente.

Leonora Addio è l’unico film italiano in concorso al Festival del Cinema di Berlino 2022, dove si è aggiudicato il premio FIPRESCI, in arrivo in sala giovedì 17 febbraio distribuito da 01 Distribution.

Agata Brazzorotto

PRO CONTRO
  • Utilizzo intelligente del materiale d’archivio.
  • Un incrocio tra film, documentario e videosaggio ben realizzato.
  • Note ironiche leggere e piacevoli, che riescono a dare una bella vitalità all’opera.
  • Il racconto breve de “Il chiodo” stona con il resto del film e risulta difficoltoso comprendere la scelta di includerlo.
  • Il bianco e nero non apporta molto alla vicenda, che sarebbe stata più interessante se raccontata interamente a colori.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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