Malignant, la recensione

Non è azzardato considerare James Wan uno dei più concreti eredi del movimento New Horror hollywoodiano che si è sviluppato nell’underground cinematografico post-sessantottino. Fermo restando che nel cinema del giovane regista di origini malesi non c’è (e non ci vuole essere) quel fervore politico e quegli intenti sociali che muovevano le opere dei primi Romero, Cronenberg, Craven e Hooper, nel suo operato si nota comunque una diretta influenza da stili, argomenti e topòi in generale che hanno caratterizzato la rinascita del cinema horror americano. Perché James Wan è stato uno spettatore affamato di immagini, uno studente diligente, un vero fan ed è grazie al “passato” di cui si è nutrito che ora è tra gli autori di punta di questo genere, capace non solo di inanellare un successo economico dietro l’altro, ma anche di vantare un nutrito numero di pellicole oggi considerate tra i classici contemporanei del cinema horror.

Ed è proprio grazie a questo perdurare di successi che Wan può permettersi si passare con estrema nonchalance da un blockbuster come Aquaman a un horror low-budget estremo e creativo come Malignant prima di tornare nuovamente al cinecomic con Aquaman and the Lost Kingdom.

Madison ha una relazione con un uomo violento, Derek, e per lei ben due gravidanze si sono trasformate in aborti spontanei. Ora Madison è incinta per la terza volta e si vede incolpata dal suo compagno di non prestare la giusta attenzione al bambino che porta in grembo. Durante la notte, Derek viene assassinato da un misterioso individuo e Madison viene aggredita, con la conseguente ennesima interruzione di gravidanza. Il detective Shaw comincia a indagare sul caso, ma gli elementi che Madison gli ha fornito sono poco chiari e contraddittori. Quando la donna comincia ad assistere, magicamente trasportata sul luogo dei delitti, ai cruenti omicidi commessi dallo stesso individuo che ha ucciso Derek, i suoi ricordi cominciano ad affiorare: l’assassino sembra essere Gabriel, l’amico immaginario che Madison aveva da bambina.

Se i trailer di Malignant vi hanno fatto pensare al classico “territorio sicuro” a cui il cinema di Wan ci ha abituato negli ultimi anni, ovvero possessioni demoniache e creature dall’oltretomba, siete caduti nell’inganno perché Malignant è una cosa completamente diversa ma, allo stesso tempo, complicatissima da descrivere (tanto in un trailer quanto in una recensione) senza rivelare troppo.

Malignant è un thriller soprannaturale ma è anche un body horror, è un giallo e riesce perfino a toccare le corde del cinema action.

Malignant è un film estremamente creativo che racchiude in 111 minuti l’amore del suo autore per il cinema di genere, soprattutto quello degli anni ’70, ’80 e ‘90. Infatti, l’ultima fatica di Wan trasmette continui stimoli allo spettatore alfabetizzato al cinema horror, richiami a volte palesi a volte nascosti, ma capaci comunque di dar vita a un frankenstein originalissimo. Vi capiterà, infatti, di cogliere suggestioni o elementi da Premonizioni, il thriller con Jeff Goldblum del 1995, e In Dreams (1999) di Neil Jordan, da Comunione con delitti (1976) e Compleanno di sangue (1981), da Brood – La covata malefica (1979) di David Cronenberg e Basket Case (1982) di Frank Henenlotter, ma anche da due classici di Wes Craven come Nightmare – Dal profondo della notte (1984) e Sotto Shock (1989). Ma c’è anche una fotografia (di Michael Burgess) che sembra rifare il verso a certo cinema horror italiano anni ’70 e una colonna sonora (di Joseph Bishara) che in alcuni punti riecheggia chiaramente le note di Venerdì 13. Non mancano perfino le auto-citazioni con un killer abbigliato alla Jigsaw prima maniera, l’abitazione della protagonista che ha una planimetria molto simile a quella della casa dei Lambert in Insidious e il poliziotto che di cognome fa Shaw, come Mary Shaw la terrificante burattinaia di Dead Silence.

Un film denso, quindi, che riesce a cambiare registro almeno tre volte lungo la sua durata portando lo spettatore in determinate direzioni per stupirlo poi con trovate molto ancorate al linguaggio horror ma presentate in modo tale da risultare un qualcosa di realmente nuovo. Il film, infatti, soprattutto nel suo terzo atto, prende una piega così eccessiva (sia visivamente che narrativamente) da vantare uno degli epiloghi più sorprendenti e folli incrociati al cinema negli ultimi anni, anche con imprevedibili zampate di splatter.

Wan, che anche autore del soggetto insieme a Ingrid Bisu (la sceneggiatura invece è firmata da Akela Cooper di Hell Fest), conduce il film con la classe che ormai lo contraddistingue prestando una grande attenzione ai movimenti di macchina che possano risultare creativi (la panoramica dall’alto delle stanze della casa di Madison), a favore dell’inquietudine (la prima apparizione di Gabriel) o armonici nel descrivere l’azione (la lunga sequenza nella stazione di polizia e l’inseguimento). Ma un ruolo fondamentale lo giocano anche gli effetti speciali, per lo più realizzati dal vivo, che danno modo al regista di giocare con particolari raccapriccianti spingendosi perfino nei territori del creature-feature.

I personaggi non sono così fortemente caratterizzati, se escludiamo la protagonista interpretata da un’intensa Annabelle Wallis (La Mummia, Annabelle), e si nota che sono per lo più accessori di una storia ben congegnata che gli autori avevano una gran voglia di raccontare.

Per percepire fino in fondo l’amore per il cinema horror che risiede dentro Malignant probabilmente bisogna condividere con Wan lo stesso amore; a tratti il film è assurdo e a uno sguardo “esterno” può apparire “solo” assurdo, in realtà è anche un tributo immenso a uno dei generi più completi e complessi che la settimana arte può vantare. Fermo restando, comunque, che Malignant è anche uno spettacolo originale, divertentissimo e spaventoso che siamo sicuri rimarrà per molto tempo nel cuore degli appassionati.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Cambia registro di continuo e con i suoi plot twist appare incredibilmente creativo e originale.
  • C’è dentro tutto l’amore del regista per il genere horror e si percepisce molto.
  • Ok, abbiamo un nuovo boogeyman, si chiama Gabriel ed è pronto a tornare.
  • I personaggi di contorno, anche con minutaggio importante (il poliziotto e la sorella di Madison) hanno comunque una caratterizzazione tanto basic.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)
Malignant, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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