Romeo è Giulietta, la recensione

Federico Landi Porrini è un regista teatrale di fama internazionale. Un’artista dal carattere difficile, un uomo intrattabile, eppure la sua nomea artistica è ormai in declino da anni. In passato, infatti, Landi Porrini è stato un regista sperimentale, capace di rivoluzionare la messa in scena teatrale, ma adesso sembra aver esaurito le idee. La critica non lo ama più e i suoi ultimi spettacoli sono stati un disastro. Determinato a tornare sulla cresta dell’onda, il regista annuncia che con il suo ultimo spettacolo teatrale vuole confrontarsi con Shakespeare, portando in scena l’opera teatrale per antonomasia: Romeo e Giulietta. Promette che il suo sarà un riadattamento dell’opera autentico e originale al tempo stesso. Ma tutto quello che Landi Porrini comunica alla stampa, così come agli organizzatori del prestigioso Festival dei Due Mondi di Spoleto, è un bluff. Landi Porrini non ha la minima idea di come sarà la sua versione di Romeo e Giulietta e, peggio ancora, non riesce a chiudere i casting per individuare i volti dei suoi due protagonisti.

Proprio durante la selezione degli attori la strada di Landi Porrini incrocia quella di Vittoria, una giovanissima e talentuosa attrice che ormai non lavora da tempo a causa di uno scandalo artistico legato al suo passato. Vittoria partecipa ai casting per il ruolo di Giulietta, l’audizione va benissimo, eppure Landi Porrini la umilia davanti a tutti proprio a causa di quell’onta legata al passato della ragazza. Carica di odio nei confronti del regista teatrale, Vittoria ha un piano diabolico per ridicolizzare l’esigenza di Landi Porrini: si trucca da uomo, assume l’identità di Otto Novembre, e torna ai casting proponendosi per il ruolo di Romeo. Il provino è un successo e Vittoria, sotto mentite spoglie, ottiene la parte del protagonista.

Dopo aver inanellato diversi successi cinematografici uno dietro l’altro, come i primi due capitoli della saga antologica Manuale d’amore ma anche Italians o il più ambizioso L’ultima ruota del carro e senza dimenticare i più datati Che ne sarà di noi, Il mio west o Viola bacia tutti, lo sceneggiatore e regista pratese Giovanni Veronesi è andato incontro a quella che potremmo definire un’autentica battuta d’arresto creativa. I suoi ultimi film, infatti, sono stati tutt’altro che memorabili: poco ispirati, dagli obiettivi confusi, e incapaci di far davvero maturare la filmografia di un’artista che è al servizio della settima arte dalla metà degli anni Ottanta.

Se Una donna per amica e Non è un paese per giovani sguazzavano in un anonimato estremo, sicuramente peggio è andata con Moschettieri del Re e Tutti per 1 – 1 per tutti, atroce dittico semi-comico nato con la volontà di adattare all’italiana maniera il celebre capolavoro di Alexandre Dumas.

A quattro anni di distanza dalla sua ultima fatica per il grande schermo, anni in cui ha comunque lavorato come sceneggiatore al servizio di Carlo Verdone (Si vive una volta sola) e di Pilar Fogliati (Romantiche), Giovanni Veronesi torna a proporre al pubblico una commedia brillante dal forte respiro corale e perfettamente allineata alle sue corde.

Uscito in sala con Vision Distribution il giorno di San Valentino come emblematico regalo rivolto a tutti gli innamorati, Romeo è Giulietta si presenta come una moderna rivisitazione in chiave popolana di Tootsie, cult del 1982 con Dustin Hoffman, diretto da Sydney Pollack e che non ha certo bisogno di presentazioni.

Se in Tootsie, infatti, Hoffman interpretava un attore fallito a cui non resta altro che travestirsi da donna per ottenere un ruolo in una soap-opera di successo, in questa nuova fatica di Veronesi succede l’esatto contrario: è un’attrice che si vede costretta a camuffarsi da uomo per superare il casting più ambito di tutta la scena teatrale.

Un grande classico della commedia americana, dunque, mescolato con il più grande drammaturgo di tutti i tempi. Questo è quello che Giovanni Veronesi compie con il suo ultimo film, Romeo è Giulietta, che pur risultando derivativo su tutta la linea riesce ad intrattenere meglio rispetto a tutto ciò che il regista/sceneggiatore ci ha propinato nell’ultima decina d’anni.

Ma questo non fa del film necessariamente un prodotto vincente.

Vedendo il film, infatti, si ha come la sensazione che lo stesso Veronesi non abbia realmente compreso il potenziale alla base di questo suo racconto. Si, perché se è vero che il tutto si esaurisce ad una sorta di Tootsie all’amatriciana, è anche vero che fare oggi un discorso che gioca con le identità di genere poteva offrire molti più strati di lettura rispetto a quanto si poteva fare nel 1982 (anno di produzione del film di Pollack). In un film che parte da Shakespeare per mischiare le identità sessuali dei suoi interpreti, in cui la protagonista ambisce ad interpretare Giulietta ma finisce con l’essere Romeo, si poteva mettere in scena un discorso ben più complesso e stratificato di quello che invece fa Veronesi.

Il regista, infatti, non sembra minimamente interessato realizzare una commedia ricercata ed intelligente. Priva il film di qualsiasi lettura più complessa o matura, si limita a mettere in scena una commedia tanto dritta quanto innocua che non offre nulla di più oltre a qualche timido sorriso suscitato qua e là.

In un periodo storico in cui il cinema sembra voler dimostrare sempre troppo, paradossalmente Romeo è Giulietta vede il suo principale limite proprio nella semplicità. Quello che Veronesi porta sul grande schermo è un film estremamente semplice, quasi scolastico, del tutto privo di ambizioni. Tutti gli intrecci che il film mette in scena sono esili, le caratterizzazioni dei personaggi banali e ogni soluzione narrativa appare veloce e superficiale.

Ed è un peccato, un grande peccato, perché le basi per mettere in piedi una commedia arguta, intelligente e divertita nel discorso relativo alla meta-teatralità c’erano tutte.

A dare veramente forza al film, e dunque a rendere ancora più pesanti le potenzialità inespresse dell’opera, ci pensa il cast. Come spesso accade nei film di Giovanni Veronesi, infatti, anche in Romeo è Giulietta si finisce per intraprendere la strada della commedia corale. Anche se i protagonisti indiscussi della vicenda restano Sergio Castellitto, che interpreta l’odioso regista Landi Porrini, e Pilar Fogliati, nei panni sia di Vittoria che del misterioso Otto Novembre, il film sfoggia anche un bel cast di supporto, tra i quali primeggiano attori di talento come l’immenso Alessandro Haber o il sempre poco valorizzato Maurizio Lombardi. Oltre loro, anche la giovane Serena de Ferrari (uno dei volti della serie Mare Fuori), Geppi Cucciari, Margherita Buy e Domenico Diele che torna sulla scena cinematografica dopo il triste fatto di cronaca nera che lo ha visto coinvolto nel 2017.

In definitiva Romeo è Giulietta è una commedia che sicuramente sa intrattenere, persino capace di strappare qualche sorriso grazie alla simpatia dei suoi interpreti, ma purtroppo è anche il manifesto di un cinema pigro fatto da registi che ormai sembra non abbiano più alcun tipo di amore per questo mestiere. Un cinema che si accontenta di essere mediocre e che fa il minimo indispensabile per rendere fruibile un prodotto.

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
  • La simpatia e la grinta di Pilar Fogliati ma anche l’indiscutibile talento di Sergio Castellitto.

 

  • Una commedia incapace di vedere le proprie potenzialità e che viene schiacciata da una sceneggiatura banale e scolastica.
  • Giovanni Veronesi e il suo accontentarsi di essere un mestierante mediocre.
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