Spiral – L’eredità di Saw, la recensione

Correva l’anno 2004 quando un giovane regista di nome James Wan esordiva alla regia di un lungometraggio a basso budget scrivendo un importante capitolo del panorama horror contemporaneo. Quel ragazzo sarebbe diventato uno dei più influenti professionisti di Hollywood, soprattutto nel settore del cinema dell’orrore, e quel film, intitolato Saw, avrebbe dato il via a un nuovo filone di successo e un numero impressionante di sequel ufficiali. La saga oggi è arrivata al nono capitolo, Spiral – L’eredità di Saw, che sulla carta è una sorta di reboot dopo il fiasco al botteghino del precedente film, Saw: Legacy, del 2017.  

Considerando che John Kramer, il Jigsaw originale, al cinema è morto alla fine del terzo film, nel 2006, e la saga è andata avanti tra flashback, eredi e azioni pianificate per altri cinque film sfiorando in alcuni casi anche il ridicolo, giustamente con Spiral si è deciso di dare un taglio netto col passato. Pur muovendosi nel medesimo contesto, il nuovo film ci racconta una storia tutta nuova con personaggi inediti e una trama che pur ricalcando l’impostazione narrativa dei precedenti segue comunque un’altra strada.

Il detective Zeke Banks, odiato dai suoi colleghi perché in passato ha denunciato le azioni illegali di un altro poliziotto dello stesso distretto, si trova a indagare sul misterioso omicidio di un uomo, ritrovato smembrato nel tunnel della metropolitana. La situazione si complica quando Banks riceve un pacchetto con una chiave USB e su scritto “play me”: nel filmato c’è una spirale che indica un preciso punto della città dove è nascosto un altro indizio e a introdurre il filmato l’inconfondibile voce camuffata e la maschera da maiale utilizzata anni prima dallo psicopatico Jigsaw. Il gioco è iniziato e per il detective Banks sarà una corsa contro il tempo per anticipare le mosse del nuovo Jigsaw e non finire nella sua perversa trappola.

Fortemente voluto da Chris Rock, che oltre ha ritagliarsi il ruolo di protagonista ha scritto anche il soggetto e prodotto il film, Spiral – From the Book of Saw, come recita il titolo originale, si sviluppa da una costola di Saw per dar vita a qualcosa di nuovo, almeno sulla carta. E qui c’è il pregio e anche il limite di questo film che si fa forte della regia di Darren Lynn Bousman, che della saga aveva già diretto i capitoli 2, 3 e 4.

Giustamente, Spiral torna alle atmosfere del primo bellissimo film lasciando preponderante l’aspetto thriller pur non lesinando nella macelleria splatter che ha reso famosa la saga negli anni. Quindi una trama poliziesca, colpi di scena e torture inventive e crudelissime. Fin qui tutto bene.

Il problema è che nel 2021 riproporre la medesima formula di un film di grande successo di neanche 20 anni fa, per di più riutilizzata nell’arco dei successivi tredici anni, crea un effetto déjà-vu pericoloso. Spiral, nonostante affronti delle tematiche nuove come la corruzione e l’abuso di potere nel corpo della polizia americana, che negli ultimi anni si sono mostrate di grande attualità, non fa altro che riproporre la formula collaudata dei precedenti Saw senza alcuna sostanziale innovazione e lo fa con quell’aura da reboot che rende più visibile quel senso di già visto senza aggiungere elementi alla storia nota. Insomma, da una parte diciamo menomale, ma dall’altra non riusciamo proprio a notare davvero coraggio e volontà di portare questa saga a un reale livello successivo.

Chris Rock, purtroppo, offre una pessima performance: noi lo conosciamo come attore comico, per le sue stand-up, e non si riesce proprio a prendere sul serio nei momenti più drammatici. Non rema a favore della serietà del film, che comunque è oggettiva, la presenza in un piccolo ruolo di Samuel L. Jackson che si abbandona al suo classico personaggio sbruffone e sopra le righe che inserisce un “motherfucker” tra una frase e l’altra. Quindi il cast non è tra i più adatti a un thriller/horror che ha fatto del dolore e della tortura il suo marchio di fabbrica.

Però, se parliamo di torture, a quel punto non possiamo che lodare il lavoro svolto dagli sceneggiatori, dagli scenografi, attrezzisti ed effettisti e da Bousman per la conduzione di uno spettacolo macabro di grandissima efficacia che racchiude alcune delle trappole più perverse e dolorose che si siano viste nella saga, a cominciare dalla scena introduttiva in metropolitana fino alla dolorosissima trappola per dita che troviamo a metà film.

Con un’atmosfera da thriller anni ’90 che si addice molto al tipo di storia raccontata in questo capitolo della saga e un utilizzo del gore che farà felici tutti fan di Saw, Spiral – L’eredità di Saw si può senz’altro considerare promosso nell’ottica dell’attuale panorama thriller/horror ma non è comunque un tentativo pienamente riuscito di resuscitare la saga. Sicuramente diversi passi avanti al precedente Saw: Legacy, che snaturava proprio l’ideologia della saga rendendola adatta ai più giovani, ma questo nono film rimane comunque nelle posizioni di apprezzamento più basse della saga proprio perché, paradossalmente, manca l’elemento novità che possa giustificare un’operazione di quasi-reboot come questa.

Spiral – L’eredità di Saw arriva nei cinema italiani dal 16 giugno 2021 distribuito da 01 Distribution, con oltre un anno di ritardo a causa del rinvio causato dalla pandemia da covid-19.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Trappole/torture tra le migliori dell’intera saga di Saw.
  • Esplora un settore della società americana che ben si lega con le tematiche della saga.
  • Chris Rock non è proprio adatto a questo tipo di film.
  • Sembra voler svecchiare la saga seguendo una strada diversa ma, in fin dei conti, è il medesimo Saw che abbiamo già visto 8 volte.
  • Il colpo di scena finale, stavolta, è molto prevedibile.
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