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Holy Spider, la recensione

Il cinema del Medio Oriente, negli ultimi anni, si sta contraddistinguendo in molti importanti Festival internazionali e nonostante la nota difficoltà che hanno molti autori nell’esprimere le proprie idee e la loro visione dell’arte, sempre più spesso ci troviamo dinnanzi opere dirompenti e coraggiose che ci raccontano come le cose possono e devono cambiare. A fautori della cultura che vengono accusati, condannati e reclusi ne corrispondono altri che riacquistano la libertà, poi ci sono coloro che cercano fortuna fuori dai confini nazionali, come l’iraniano Ali Abbasi che un film crudo, diretto e scabroso come Holy Spider davvero non avrebbe mai avuto modo di realizzarlo nella sua Terra d’origine.

Nato a Teheran ma naturalizzato danese, Abbasi si è già fatto conoscere nell’ambiente del cinema (di genere!) con il folle e bellissimo Border – Creature di confine, che nel 2018 ha vinto il premio Un Certain Regard al Festival di Cannes; ora il regista torna alla ribalta con un altro magnifico film (sempre di genere!), Holy Spider, che ha fatto guadagnare a Zahra Amir Ebrahimi il premio come miglior attrice al 75° Festival di Cannes.

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Border – Creature di confine e Blue My Mind: il fantasy europeo d’autore in home video

Tra le più recenti uscite home video di CG Entertainment segnaliamo due titoli che hanno saputo scuotere in modo alquanto singolare il nostro entusiasmo: Border – Creature di confine e Blue My Mind – Il segreto dei miei anni. Due film “piccoli” (se analizziamo il contesto produttivo), provenienti entrambi dall’Europa (svedese il primo, svizzero/tedesco il secondo) ed accomunati dalla medesima volontà di voler raccontare l’elemento “fantastico” ricorrendo però a narrazioni spaventosamente realistiche e drammatiche. Ad accomunare le due pellicole, inoltre, si riscontra lo stesso desiderio di affrontare problematiche universali e quotidiane (l’amore, la scoperta della propria identità, l’adolescenza) facendo però appello a specifiche figure mitologiche che risiedono nell’immaginario collettivo di ognuno di noi. In entrambi i casi il risultato è eccezionale così che i due titoli hanno la forza di inserirsi con prepotenza fra le migliori visioni giunte nei nostri cinema quest’anno. Esempi lampanti di come anche il cinema fantasy, quando fatto con intelligenza, può non essere ad appannaggio esclusivo delle grandi produzioni hollywoodiane.

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Border – Creature di confine, la recensione

C’è modo e modo di affrontare la tematica fantastica al cinema: i grandi blockbuster sicuramente prediligono un approccio spettacolare secondo il principio johnhammondiano “non si bada a spese”, dando così il più libero sfogo alla fantasia degli autori; ma i piccoli film, che un approccio di questo tipo non se lo possono proprio permettere, hanno invece la possibilità di scegliere una strada più realistica che, se ben sfruttata, può alimentare la fantasia in maniera anche più costruttiva. È un po’ quello che accade in Border – Creature di confine, riuscitissimo fantasy/horror sui generis che esplora la mitologia nordeuropea con il piglio del cinema realistico.

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