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M – Il Figlio del Secolo, la recensione della miniserie su Benito Mussolini

“Il Fascismo, una creatura bellissima, fatta di sogni, di ideali, di coraggio, di cambiamento che conquisterà milioni e milioni di cuori. Sono sicuro anche i vostri. Seguitemi, anche voi mi amerete. Anche voi diventerete fascisti!”
È con queste parole che termina il bellissimo monologo d’apertura di Luca Marinelli, aka Benito Mussolini, un monologo votato al fomento e recitato direttamente allo spettatore, guardando in macchina, abbattendo dunque quell’immaginaria quarta parete (alla Frank Underwood maniera, ovvero il Kevin Spacey di House of Cards) e invitando pertanto chi guarda a comprendere le ragioni che hanno portato alla nascita del movimento fascista e a subirne il fascino. Si apre così M – Il Figlio del Secolo, l’ultima e attesissima serie di Sky Atlantic, tratta dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati e affidata interamente – 8 puntate da 60 minuti l’una – nelle mani dell’inglese Joe Wright (Espiazione, Anna Karenina, L’ora più buia, Cyrano).
Il Cattivo Poeta, la recensione

1936. Il bresciano Giovanni Comini è stato appena eletto federale. Giovanissimo e ancora inesperto, zelante nei confronti del Partito Fascista che in quel periodo si prepara a compiere una vera ascesa nella politica internazionale. Una mattina come tante, Comini riceve una chiamata importantissima. Dall’altra parte del telefono c’è Achille Starace, segretario del Partito Fascista e numero due del regime. Starace convoca a Roma il giovane federale per affidargli una missione di estrema delicatezza: Comini deve recarsi immediatamente a Gardone Riviera, sulla sponda del Lago di Garda, ed insediarsi all’interno del Vittoriale per sorvegliare da molto vicino Gabriele d’Annunzio, il poeta Vate.
Sono tornato, la recensione

Nel 2012 usciva in Germania un romanzo geniale scritto da Timur Vermes, Er ist wieder da, arrivato in Italia l’anno successivo col titolo Lui è tornato. L’assunto del romanzo portava Adolf Hitler nella Germania odierna, risvegliatosi misteriosamente proprio sopra il bunker dove si era tolto la vita nel ’45. Scambiato per un cabarettista/imitatore, Hitler viene corteggiato prima da un’emittente televisiva, poi dall’industria cinematografica, diventando un personaggio pubblico popolarissimo pronto a una nuova risalita al potere. Il gran successo del romanzo ha portato il regista di Wetlands David Wnendt a realizzarne una trasposizione cinematografica dallo stesso titolo molto ben riuscita che ha ottenuto altrettanto successo.
Come spesso è accaduto in questi ultimi anni, l’Italia si è affidata proprio a successi esteri per realizzarne versioni nazionalpopolari e Lui è tornato ne è un altro esempio, fornendo l’input per Sono tornato con cui Luca Miniero rielabora il concept del romanzo di Vermes per un remake tricolore della commedia satirica di Wnendt.