Sono tornato, la recensione

Nel 2012 usciva in Germania un romanzo geniale scritto da Timur Vermes, Er ist wieder da, arrivato in Italia l’anno successivo col titolo Lui è tornato. L’assunto del romanzo portava Adolf Hitler nella Germania odierna, risvegliatosi misteriosamente proprio sopra il bunker dove si era tolto la vita nel ’45. Scambiato per un cabarettista/imitatore, Hitler viene corteggiato prima da un’emittente televisiva, poi dall’industria cinematografica, diventando un personaggio pubblico popolarissimo pronto a una nuova risalita al potere. Il gran successo del romanzo ha portato il regista di Wetlands David Wnendt a realizzarne una trasposizione cinematografica dallo stesso titolo molto ben riuscita che ha ottenuto altrettanto successo.

Come spesso è accaduto in questi ultimi anni, l’Italia si è affidata proprio a successi esteri per realizzarne versioni nazionalpopolari e Lui è tornato ne è un altro esempio, fornendo l’input per Sono tornato con cui Luca Miniero rielabora il concept del romanzo di Vermes per un remake tricolore della commedia satirica di Wnendt.

Al posto di Adolf Hitler c’è Benito Mussolini e invece dell’escalation di popolarità e potere attraverso i diversi media, ci si concentra giustamente sulla visibilità in tv.

Roma, oggi. Nei pressi della Porta Alchemica a Piazza Vittorio Emanuele, precipita dal nulla Benito Mussolini, ancora provvisto di corda attorno alle caviglie. Confuso e inizialmente inconsapevole di essere piombato nel 2018, Mussolini fa la conoscenza di Andrea Canaletti, aspirante documentarista che lavora saltuariamente per l’emittente televisiva MyTv. Canaletti pensa che Mussolini sia in realtà un sosia e intraprende un giro dell’Italia, munito di videocamera, insieme a lui per testimoniare le reazioni delle persone a un ritorno al fascismo, finché anche da MyTv notano Mussolini e la neodirettrice Katia Bellini ne intuisce il potenziale, affidandogli un programma di satira in prima serata.

Se Lui è tornato era una commedia surreale che affondava le unghie nel grottesco, Sono tonato vira prepotentemente verso una dimensione più realistica. Il concept è il medesimo, molte scene sono ricalcate alla perfezione sull’originale tedesco, ma il tono è differente e perfino la direzione intrapresa nell’ultimo atto è diversa. Sono tonato, molto semplicemente, ha il pregio di adattare un’idea di per se vincente al contesto politico e sociale italiano non limitandosi a rifare il film d’origine. Dunque, se nella Germania di oggi lo spettro del nazismo è presente ma si preferisce ridere di esso, nell’Italia del 2018 il fascismo è decisamente radicato e quanto raccontato nel film assume un sinistro aspetto possibilista. Proprio per sottolineare questo dato, gli autori del film, Luca Miniero e Nicola Guaglianone, giustamente adottano un tono da commedia amara che mai sfocia nella farsa, anzi si carica esponenzialmente di una caratura drammatica che il film tedesco aveva solo in minima parte.

Sono tornato riesce a far satira sull’Italia di oggi in maniera così lucida da risultare incredibilmente inquietante e i momenti in cui il sorriso abbonda si trasformano spesso e volentieri in una sensazione di disagio. Più cinico, spesso anche più cattivo del film originale, Sono tornato si fa forte di un’ottima scrittura che asciuga l’originale tedesco da alcune ridondanze (qui le scene da candid camera sono in minor numero), lo rende più compatto e aggiusta il tiro sulla figura del “ritornante”, rendendolo più credibilmente spaesato, proprio come lo sarebbe un individuo che viaggia nel tempo. Un buon lavoro da parte di Miniero e Guaglianone (quest’ultimo diventato ormai marchio di fabbrica per un cinema italiano alternativo di qualità!) e lo stesso Miniero (che vi ricordiamo artefice di un altro remake riuscito, Benvenuti al Sud) fornisce qui la sua migliore prova dietro la macchina da presa, mostrando un gusto registico per niente banale.

Se Massimo Popolizio offre un’interpretazione di Mussolini memorabile, capace di far suo il personaggio senza mai risultare ne una macchietta ne un’imitazione, a lasciare l’amaro in bocca è la scelta di Frank Matano nel ruolo del protagonista “positivo”, un ruolo che ha anche sfumature drammatiche purtroppo non nelle corde del simpatico comico casertano.

Apprezzato da Alessandra Mussolini, divenuto manifesto fascista (dal solo trailer!) per alcuni analfabeti funzionali da social network e già accusato di apologia al fascismo da qualche osservatore meno attento, Sono tornato è un film destinato a far discutere: il suo intento satirico è lapalissiano eppure qualcuno fatica a coglierne la caustica denuncia a un Paese profondamente sfiduciato, ignorante e privo di valori che cerca nel facile populismo televisivo un’ancora di salvezza. Sono tornato restituisce un’immagine agghiacciante dell’Italia – in questo è quasi un horror! – e coglie perfettamente gli umori di un’epoca.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Incredibilmente realistico nel cogliere gli umori di un’epoca e prospettarne un’evoluzione inquietante.
  • Massimo Popolizio è bravissimo.
  • Ben scritto e capace di raddrizzare il tiro in confronto all’originale tedesco.
  • Frank Matano ci sta simpatico ma con questo ruolo non c’entra proprio nulla!
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Sono tornato, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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