Archivio tag: film horror
Censor, la recensione
La nostalgia sempre più crescente dei tempi passati e – diciamola tutta – la ormai latente mancanza di idee nuove e fresche, ha spinto il genere horror, sulla falsa riga di altri campi artistici, a rivisitare e far respirare alle future generazioni il suo decennio più florido e redditizio di sempre: i magnifici anni Ottanta. Un periodo ricco di icone immortali e di capolavori da tramandare alle nuove leve, che negli ultimi tempi sta vivendo una seconda vita grazie ad una miriade di film e serie tv la cui ossatura si poggia sul canovaccio narrativo tipico di tale epoca. Teen-ager contro mostri famelici e alieni, killer mascherati alla maniera di Halloween e Venerdì 13, il tutto incastonato in atmosfere dai toni mai eccessivamente brutali, a volte leggeri e scanzonati, a volte portati all’eccesso ma patinati.
Hush – Il terrore del silenzio, la recensione
Godersi la propria casa e vedere minacciata la propria vita da un killer mascherato che cerca di invadere e distruggere lo spazio domestico, teoricamente sicuro e inviolabile: cosa potrebbe esserci di più spaventoso? Una paura ancestrale, uno scenario tanto inquietante quanto impensabile nei nostri pensieri più reconditi, sul quale il cinema horror ha costruito un filone, il cosiddetto home invasion, in cui si sono cimentati tanti grandi autori del genere (Carpenter e Craven, solo per fare due celebri esempi) e che annovera una miriade di film che tanto hanno fruttato in termini di incasso e consensi del grande pubblico.
Non poteva restare insensibile alla chiamata di questo filone lo “yes man” Mike Flanagan, regista che negli ultimi anni si è imposto all’attenzione di critica e appassionati del genere grazie a titoli come Somnia, Oculus- Il riflesso del male, l’ottimo sequel di Ouija e di recente il kinghiano Doctor Sleep, il quale nel 2016 ha realizzato Hush – Il terrore del silenzio. Il lavoro del regista statunitense si presenta come un tentativo di dare nuovo smalto ad un genere ormai saturo, attraverso una trovata originale sfruttata, tuttavia, solo in parte e foriera di un thriller/horror che alterna momenti di buona tensione ad altri fin troppo laboriosi e poco elettrici.
The Grudge 3, la recensione
In seguito alla morte dei suoi familiari, Jake è rinchiuso in un ospedale psichiatrico monitorato dalla dottoressa Sullivan che lo crede coinvolto nel massacro avvenuto nell’appartamento di Chicago. Nel frattempo, nella stessa palazzina in cui si sono consumati i misteriosi fatti di sangue, i decessi continuano finché arriva Naoko da Tokyo che sembra conoscere il modo per porre fine alla maledizione che spinge il fantasma di Kayako e suo di figlio Toshio a mietere innumerevoli vittime.
The Grudge, la recensione
Se Nietzsche ci spiegava con L’eterno ritorno dell’uguale l’inevitabile ciclicità degli eventi che conduceva a una sostanziale immutabilità del senso delle cose, qualcuno a Hollywood deve aver preso dannatamente sul serio la sua teoria abbassando in maniera precipitosa l’intervallo di tempo tra un ciclo e il successivo. Perché se ormai la concezione di remake o reboot è prassi nel mondo del cinema, ancora di più se parliamo di cinema horror, le distanze tra un reboot e l’altro si accorciano sempre di più e così assistiamo a distanza di pochi anni anche a operazioni come The Grudge, forse spinto dal rinnovo generazionale del pubblico già pronto ad avere una nuova versione dell’incubo proveniente dal Giappone.
La Setta: l’horror internazionale di Michele Soavi in Blu-ray
Frutto dell’iniziativa di crowdfunding StartUp di CG Entertainment, si riaffaccia sul mercato home video italiano La Setta, terzo lungometraggio diretto dal talentuoso Michele Soavi, per la prima volta in Italia in alta definizione blu-ray disc.
Uno dei rari rappresentanti del cinema horror anni ’90 made in Italy, La Setta porta dentro di sè ancora la verve e la visionarietà del cinema di genere del decennio precedente a cui si unisce quell’ambizione produttiva che avrebbe portato il cinema horror nostrano a una presenza in sala sempre più rara e legata ai grandi nomi.
Countdown, la recensione
Memento mori, ovvero ricordati che devi morire, recitava un’antica locuzione latina utilizzata per lo più per ridimensionare l’entusiasmo dei generali vittoriosi in rientro da una guerra. Rielaborata in chiave comica da un noto sketch del grande Massimo Troisi, il memento mori è poi stato spesso al centro di fantasiosi concept per film horror di nuova generazione: leitmotiv dell’indimenticabile saga Final Destination – che vedeva al centro del racconto proprio la difficoltà, se non impossibilità, di sottrarsi alla morte – e punto di partenza (e arrivo) di The Ring, dove a scandire le lenta venuta della Triste Mietitrice è un conto alla rovescia di 7 giorni. Un countdown verso il momento della morte è anche l’idea primaria del film d’esordio di Justin Dec che si intitola, appunto, Countdown e arriva nei cinema italiani dal 21 novembre distribuito da Eagle Pictures.
Beast Movies – Parte 3. Variante fantastica: Wild Beasts, Rats e Killing Birds
Wild Beasts – Belve feroci (1984) di Franco Prosperi possiamo dire che sta al filone eco-vengeance un po’ come Cannibal Holocaust sta al filone cannibal-movie: esce infatti dai confini del “genere” per assumere contorni da film di denuncia, decisamente autoriale. Wild Beasts è sicuramente il più “impegnato”, nonché uno fra i migliori, nel genere “animali assassini”. E non è un caso, visto che il regista è Franco Prosperi, uno degli inventori – insieme a Jacopetti e Cavara – dei cosiddetti “mondo-movie”, tanto discussi e criticati ma comunque importanti nella storia del cinema italiano (e infatti sempre oggetto di studi). Nel nostro film, è come se Prosperi mettesse in scena sotto forma di fiction la rivolta di quella natura che lui stesso aveva ritratto in precedenza sotto forma di documentario.
La bambola assassina, la recensione
Nel turbine da revival anni ’80, che trova espressione al cinema così come in tv e nel mondo dei fumetti, non poteva esimersi una delle icone horror nate al cinema proprio sul finire di quella decade, Chucky, il temibile e sboccato serial killer imprigionato nel corpo plasticoso di un bambolotto e protagonista del franchise La bambola assassina.
Film prodotto nel 1988 e diretto da Tom Holland da un’idea di Don Mancini, La bambola assassina si impose immediatamente nell’immaginario degli horror-fan come uno dei più originali, spaventosi e carismatici boogeyman del cinema di paura. Affiancando altre icone del genere come Freddy Krueger, Jason Voorhees, Michael Myers e Leatherface, Chucky tornò più e più volte al cinema in una lunga saga che conta, ad oggi, sette film, tutti di qualità medio/alta con il picco raggiunto nel 1998 dal cultissimo La sposa di Chucky di Ronnie Yu, in cui la contaminazione con la commedia aveva ridefinito (e in buona parte resuscitato) il brand.
Polaroid, la recensione
Quando ci si imbatte in prodotti come Polaroid, lungometraggio d’esordio del norvegese Lars Klevberg, si rimane un po’ sconcertati dal vuoto totale che un genere meraviglioso come l’horror possa a volte generare.
Avete presente le ghost-stories incentrate su un oggetto tecnologico maledetto che hanno proliferato in tutto il mondo agli inizi del 2000? Erano un po’ la risposta al successo che ebbe The Ring e, da quel momento, la creatività degli autori si è sbizzarrita nel legare a presenze maligne oggetti di uso quotidiano, spesso di estrazione tecnologica, e i più gettonati sono stati telefoni e macchine fotografiche, prima che prendesse piede il trend internettiano di app e social network.
Polaroid, che è stato realizzato nel 2017 ma arriva nei cinema di tutto il mondo solo ora nel 2019, si ricollega proprio a quel mini-filone eleggendo a protagonista del terrore proprio la macchina fotografica a sviluppo istantaneo che gli da il titolo.
La Llorona – Le lacrime del Male, la recensione
Escludendo quanto fatto in maniera lungimirante dagli Universal Studios negli anni 30-40-50 con i cosiddetti Mostri Classici e i celebri cross-over tra le saghe di Alien e Predator e Nightmare e Venerdì 13, si fatica a trovare nel genere horror la presenza di universi condivisi alla stregua di quanto accade oggi nel filone cinefumettistico. Probabilmente buttando un occhio proprio a quanto stanno facendo con successo i Marvel Studios, è nato un piccolo universo anche tra le fila del cinema di paura in seguito all’enorme successo ricevuto da The Conjuring – L’evocazione di James Wan che ha dato origine a quello che gli addetti ai lavori conoscono oggi come Conjuringverse. Sei anni e sei film (ma con un settimo in arrivo in estate) che hanno come matrice comune i coniugi Warren e i loro casi di investigazione del soprannaturale capaci di generare prequel e spin-off della saga madre senza dover coinvolgere i Warren stessi in prima persona. Se in questi anni abbiamo assistito alla nascita della saga sulla bambola demoniaca Annabelle e del demone con abito da suora protagonista di The Nun, ora tocca a La Llorona – Le lacrime del Male, personaggio mai introdotto nella saga-madre di The Conjuring ma ad essa comunque collegato.