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L’altra metà della Storia, la recensione

Non si corre il rischio di inciampare nell’aggettivo sbagliato, a definire L’Altra Metà della Storia un film dannatamente inglese. Nel bene e nel male, punti di forza e inciampi. Per tono, umore, spirito, localizzazione, contesto produttivo. Una coltre di malinconia soffusa, appena accennata, rigorosamente trattenuta. Con decoro e tanto contegno, adagiata delicatamente su ogni cosa come la polvere sopra i mobili. Posata su Londra, la pioggia, il vento, tanto vento, la guida a destra, la Brexit e quei pub, di folklore icone assolute e intramontabili.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Self/Less, la recensione

Dio è morto”, enunciava Friedrich Nietzsche, cantava Guccini e puntualizzava, ironicamente, Woody Allen. Ed è proprio partendo dalla decadenza dell’occidente e dalla presunzione umana che si muove Self/Less del regista indiano Tarsem Singh che torna alla fantascienza dopo la parentesi fiabesca di Biancaneve.

Tarsem si è sempre contraddistinto per un tocco iper-grafico, spesso surreale, ben riconoscibile fin dai suoi lavori in campo musicale (il videoclip di Losing My Religion per i R.E.M.) e commerciale (lo spot Levi’s anche premiato a Cannes), fino all’esordio cinematografico avvenuto con il thriller fantascientifico con Jennifer Lopez The Cell e proseguito con maggiore personalità nel fanta-avventuroso The Fall. Perfino i lavori più mainstream come Immortals e il su citato Biancaneve hanno potenti stralci della sua mano, che però va completamente perduta in Self/Less. Questo non vuol dire automaticamente che siamo di fronte a un lavoro scadente, anzi, Self/Less è un solidissimo sci-fi d’azione che sa intrattenere. Ma se siete fan del regista indiano, siete avvertiti.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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The Imitation Game, la recensione

Quando il cinema decide di raccontare vite straordinarie ha bisogno di attori straordinari a reggere il gioco, altrimenti quel personaggio sullo schermo può anche fare le cose più incredibili che lo spettatore possa immaginare senza però creare il minimo trasporto emotivo. Il buon cinema conosce bene questa lezione ed è per questo che difficilmente vedremo Channing Tatum nel ruolo di Albert Einstein, ma accogliamo con scrosciante applauso Benedict Cumberbatch in quello di Alan Turing.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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