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Parthenope, la recensione del film di Paolo Sorrentino
Come per alcuni dei più importanti e discussi registi della storia del Cinema, nella filmografia di Paolo Sorrentino c’è un ingombrante spartiacque, un punto di non ritorno capace di influenzare tutta la carriera successiva dell’autore. Ovviamente parliamo de La Grande Bellezza, opera che è valsa all’autore un Oscar e che è entrata di diritto tra i film italiani più influenti del XXI secolo. È da quel momento che Sorrentino ha rinforzato il suo èpos e consolidato il suo stile, uno stile così forte e riconoscibile da attirare immancabilmente su di sé tante lodi quante più critiche.
Non sfugge alla regola Parthenope, decimo lungometraggio per il cinema del regista napoletano, quarto post-La Grande Bellezza. E molto più di Youth, Loro ed È stata la mano di Dio, Parthenope si specchia nel successo del 2013 mostrando un prepotente parallelismo stilistico e narrativo con La Grande Bellezza. Ma sarebbe ingiusto, nonché superficiale, bollare Parthenope come “La Grande Bellezza a Napoli”, perché ha una sua filosofia, una particolare sensibilità, una visione molto intima dei rapporti personali e delle esperienze vissute e, soprattutto, arriva chiaramente dopo un importante percorso autoriale, assorbendo umori e suggestioni anche dalle altre opere recenti dell’autore.
Parthenope di Paolo Sorrentino in concorso a Cannes: ecco tutti i dettagli sul film
Parthenope, il nuovo film del regista premio Oscar Paolo Sorrentino, sarà presentato in anteprima mondiale al 77° Festival di Cannes. La notizia è arrivata direttamente dall’ufficio stampa italiano del film all’indomani della presentazione del programma del Festival, aggiungendo molti dettagli sul film che – fino ad ora – era per lo più avvolto dal mistero.
Laggiù qualcuno mi ama, la recensione del documentario di Mario Martone su Massimo Troisi
Più di una volta mi sono interrogato su come Massimo Troisi avrebbe proseguito la sua carriera se il cuore malato non lo avesse portato via prematuramente 29 anni fa. Un mistero che rimarrà tale perché, in quarantuno anni, l’autore di San Giorgio a Cremano ha dimostrato di non essere mai banale o troppo uguale a se stesso, anzi stava attraversando un momento in cui aveva scoperto il piacere di essere diretto, di prestarsi a personaggi creati da altri. In occasione del suo 70° compleanno, stanno fioccando documentari che celebrano Troisi, uno dei più grandi autori comici (ma ritenerlo solo comico è assolutamente riduttivo) che l’Italia ha avuto. Infatti, dopo il poco riuscito Il mio amico Massimo di Alessandro Bencivenga e il fin troppo canonico Buon Compleanno Massimo! di Marco Spagnoli, arriva al cinema Laggiù qualcuno mi ama di Mario Martone, che tenta un racconto meno convenzionale e più autoriale del grande Massimo Troisi.
E’ stata la mano di Dio, la recensione
L’adorazione di Paolo Sorrentino per Maradona ormai è ben nota a tutti, dalle continue citazioni nei suoi film fino ai ringraziamenti nella notte degli Oscar, quando vinse la statuetta per il miglior film straniero grazie a La grande Bellezza. Un legame, quello tra Maradona e la città di Napoli, che va oltre il semplice tifo, e che si intreccia in profondità con la vita del giovane Sorrentino. Citando il regista infatti: “A me Maradona ha salvato la vita“.
È stata la mano di Dio, il nuovo film di Paolo Sorrentino presentato in concorso alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia, fin dal titolo non nasconde l’elogio del campione argentino, scomparso il 25 novembre del 2020, citando quello storico gol di mano che gli valse l’appellativo “la mano di Dio”. Il film però non è assolutamente una biografia di Maradona, ma un film che racconta la forza del legame tra la città di Napoli e lo stesso Sorrentino alla figura del più grande calciatore della storia.
I Recuperoni: The Young Pope e The New Pope, i capoccia tormentati della casta meretrix
La frase preferita dei detrattori de La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino è “non ha vinto l’Oscar il film, l’ha vinto la città di Roma”; volendo dare credito a questa ipotesi non ci sorprende come mai HBO, Canal+ e Sky abbiano deciso di puntare tutto sul fascino millenario dell’Urbe, commissionando una serie tv che abbia come protagonista il Papa, ultimo grande simbolo della Città Eterna, allo stesso regista che ne ha glorificato il lato profano e decadente.
Dopo aver gustato The Young Pope e The New Pope, trasmesse su Sky rispettivamente dal 18 novembre 2016 e dal 10 gennaio 2020 e ora disponibili su Now tv, ci si domanda se per primo sia stato scritto il soggetto delle serie o sia nata l’estetica sorrentiniana.
Loro 2, la recensione
La prima parte di Loro terminava tra lacrime e risate: l’immenso dispiacere di Mariano Apicella nel vedersi “rimpiazzato”, la commozione di Veronica Lario per un gesto romantico inaspettato e le risate degli spettatori per una scena che gioca col paradosso portando a perfetta quadratura il cerchio di una commedia sagace e con personaggi ben scritti. Dunque, cosa c’è aspettarsi da Loro 2?
La seconda parte del kolossal di Paolo Sorrentino dedicato alla figura di Silvio Berlusconi è la naturale prosecuzione della piega presa nell’ultima tranche di Loro 1. Prevedibile, dunque, che dopo la sorrentiniana carrellata sulla fauna che ronza attorno al “Presidente”, ci si concentri proprio su quest’ultimo e in particolare sulle sue ossessioni e la delicata situazione sentimentale che lo stava investendo negli anni in cui il film si ambienta.
Loro 1, la recensione
Lo sguardo insolitamente curioso di un agnellino apre l’ultimo film di Paolo Sorrentino, o meglio, la prima parte dell’ultimo film di Sorrentino, Loro 1, munito di apposita numerazione che è una chiarissima indicazione per lo spettatore chiamato a tornare al cinema tra 20 giorni, il 10 maggio, quando uscirà Loro 2.
Un agnellino, dicevamo, candido e vaporoso, che si avventura nel prato accuratamente rasato di una villa lussuosa fino a fermarsi sull’uscio vuoto, proprio di fronte al mega-schermo di un televisore che trasmette un gioco a quiz. Parte il rumore del condizionatore a foto cellule che si attiva appena qualcuno varca l’uscio. Ma l’agnellino rimane lì, immobile, come ipnotizzato dal programma in tv, mentre il condizionatore si attiva di continuo fino a scendere di grado, sempre di più, fino a toccare lo zero. L’animale trema, emette un verso di dolore e poi stramazza a terra, mentre sullo schermo della tv una formosa valletta bionda si dimena.
The Young Pope: Jude Law, Paolo Sorrentino e tutto il cast a Roma
Presentato alla 73^ Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, da cui vi abbiamo già fornito un’impressione critica (qui per leggere la recensione), The Young Pope sta per esordire su Sky Atlantic, infatti la serie scritta e diretta da Paolo Sorrentino arriverà sul canale Sky dedicato alla serialità televisiva il 21 ottobre con due episodi a settimana.
Venezia 73: The Young Pope
The Devil wears Pope.
Un sottotitolo tanto ironico quanto calzante per descrivere i primi due episodi di The Young Pope, la nuova serie targata Sky diretta da Paolo Sorrentino. Non perché Pio XIII sia letteralmente un’incarnazione malvagia, ma, esattamente come la Miranda Prisley di Meryl Streep, possiede i caratteri accentuati dell’intransigenza della spregiudicatezza, è facilmente irritabile e comicamente malvagio.
Venezia 72. L’attesa
“Dove sei?
Perché non mi rispondi?
Tua madre è strana…
Lei hai detto dell’estate scorsa?”
Primo film italiano in concorso, L’attesa, opera prima di Piero Messina, ex assistente di Sorrentino, piace ma non convince appieno. Tuttavia, ha certe trovate narrative che potrebbero piacere ad alcuni membri della Giuria.