Loro 1, la recensione
Lo sguardo insolitamente curioso di un agnellino apre l’ultimo film di Paolo Sorrentino, o meglio, la prima parte dell’ultimo film di Sorrentino, Loro 1, munito di apposita numerazione che è una chiarissima indicazione per lo spettatore chiamato a tornare al cinema tra 20 giorni, il 10 maggio, quando uscirà Loro 2.
Un agnellino, dicevamo, candido e vaporoso, che si avventura nel prato accuratamente rasato di una villa lussuosa fino a fermarsi sull’uscio vuoto, proprio di fronte al mega-schermo di un televisore che trasmette un gioco a quiz. Parte il rumore del condizionatore a foto cellule che si attiva appena qualcuno varca l’uscio. Ma l’agnellino rimane lì, immobile, come ipnotizzato dal programma in tv, mentre il condizionatore si attiva di continuo fino a scendere di grado, sempre di più, fino a toccare lo zero. L’animale trema, emette un verso di dolore e poi stramazza a terra, mentre sullo schermo della tv una formosa valletta bionda si dimena.
Questo è il folgorante inizio di Loro 1. Uno straniante, quasi lynchiano prologo che ci introduce un universo, quello del lusso e della televisione commerciale, visto dallo sguardo della creatura simbolo per eccellenza dell’innocenza e della purezza… che ovviamente muore. Una metaforica e allo stesso tempo chiarissima dichiarazione d’intenti che descrive alla perfezione il mondo in cui Sorrentino ci sta per scaraventare, un mondo fatto di lusso, feste, potere, belle donne, soldi e tanta, ma tantissima, merda.
Dopo il geniale intro, facciamo subito la conoscenza di “Loro”, ovvero la gente che conta o che vorrebbe contare. Sergio Morra, interpretato da un Riccardo Scamarcio bra-vis-si-mo, è un imprenditore pugliese alla ricerca di un appalto milionario su alcuni terreni; ha anche un giro di ragazze disposte a tutto per fare fortuna e una compagna cocainomane che ha una relazione ricattatoria con un ex-ministro che sta preparando uno scisma dal suo partito per proporsi come nuovo leader del Centro-Destra. Poi c’è Kira – Kasia Smutniak, anche lei incredibilmente ispirata – che gestisce un giro di escort su Roma, una vera istituzione tra le alte sfere del potere, e tutta una serie di personaggi che affollano una fauna di meschini, squallidi e viscidi arrivisti del jet set. Questi sono Loro, o gli aspiranti tali, poi c’è Lui.
Sentiamo parlare di Lui per oltre un’ora, deus ex machina di ogni vita che abbiamo pedinato per buona parte di questo primo capitolo. Tutto ruota attorno a Lui. Tutti ruotano attorno a Lui. Misteriosa figura che di misterioso ha ben poco, dal momento che sappiamo chi è, lo vediamo quasi quotidianamente o comunque ne sentiamo parlare, protagonista indiscusso di almeno un ventennio della Storia d’Italia, della sfera politica, culturale, soprattutto popolare.
E Sorrentino ci introduce Lui esplicandone immediatamente persona, personalità e approccio alla materia. Loro (1) non è un film su Silvio Berlusconi, il titolo parla chiaro (altrimenti si sarebbe chiamato Lui), è un film sulla gente che lo circonda, sui parassiti che succhiano l’abbondante latte che fuoriesce da anni dal suo capezzolo e che nel tempo ha cambiato colore e sapore. La pioggia di immondizia che a un certo punto travolge Sergio Morra e le ragazze “di vita” è la materializzazione di quella “merda” che popola il jet-set italiano, il latte ormai acido di cui si nutrono quei parassiti che ronzano attorno alla villa in Sardegna di Berlusconi, al suo yacht, ai palazzi del potere romani e milanesi. E quando facciamo la conoscenza di Lui è tutto votato all’ironia, alla caricatura, alla barzelletta. Perché, appunto, Lui, anche nei momenti privati, ha l’immagine un po’ guascona che le (sue) televisioni hanno sempre restituito agli italiani.
Sorrentino non realizza un biopic (lo dice anche la didascalia in testa), ma non fa neanche satira, realizza semplicemente una bellissima ed elegantissima commedia (amara) su un uomo che tutta Italia e tutto il mondo conoscono, ma ne filtra la personalità attraverso quell’immagine che lo stesso protagonista ha sempre voluto restituire di se.
Il taglio di Loro è sicuramente quello giusto per trattare un argomento che sarebbe potuto risultare sbagliato da qualsiasi punto lo si sarebbe affrontato. La scelta è raccontare la realtà quasi con il linguaggio della favola. Tanto di cappello, davvero, a Sorrentino che Loro l’ha, oltre che diretto, anche scritto, insieme a Umberto Contarello.
Mostrandosi come il giusto compromesso tra Il Divo e La Grande Bellezza, Loro 1 è un’opera estetica ed estetizzante che mostra un’attenzione particolare alla scrittura e alla scrittura dei personaggi, nello specifico. Un film corale che vive di singoli momenti e allo stesso tempo un racconto unitario focalizzato attorno a un unico personaggio. Loro sperimenta ed è compiaciuto del suo sperimentare, pur cogliendo delle tematiche e delle immagini ormai d’uopo nella poetica sorrentiniana post La Grande Bellezza. C’è la morte che apre la storia, c’è l’animale esotico decontestualizzato, ci sono lunghe, lunghissime scene di festa, c’è il lusso nelle sue declinazioni classiste; ma c’è anche tanta ironia, c’è un ritmo narrativo che forse non ci saremmo aspettati, e c’è un utilizzo insistito del sesso che stigmatizza la volgarità facendone un elemento diegetico, di linguaggio e di stile.
Il cast ricchissimo, fatto spesso di cammei (almeno sono percepiti tali in questa prima parte), è un punto fondamentale della bontà di questo film. Sorrentino sa dirigere i suoi attori come pochi altri in Italia, chiunque diventa improvvisamente bravissimo nelle sue mani e in Loro di bravissimi ce ne sono in abbondanza. Oltre ai già citati Scamarcio e Smutniak, doveroso citare Frabrizio Bentivoglio e il suo Santino Recchia, oppure la folgorante Euridice Axen, che interpreta Tamara la compagna di Sergio Morra, e ancora Elena Sofia Ricci, che è una Veronica Lario tormentata e distaccata. L’interpretazione di Toni Servillo è tutta da gustare, affidata tantissimo alla mimica facciale e alla modulazione della voce per essere un Berlusconi macchiettistico. Perché Servillo deve impersonare il Berlusconi che il popolo conosce dalla tv, spesso macchiettistico, appunto.
Aspettiamo con ansia Loro 2 per avere un quadro completo su questa fluviale commedia di costume, ma se il buongiorno si vede dal mattino, Loro ha già un posticino d’onore nel cuore pulsante della cinematografia italiana moderna.
Roberto Giacomelli
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