Archivio tag: toni servillo
Caracas e Eravamo bambini: due noir italiani disponibili in Home Video
Ormai lo abbiamo capito: il cinema italiano ama le storie di criminali. Se poi queste sono calate in un contesto popolare del sud Italia, che potremmo definire antropologico, ecco che il tutto diventa ancora più appetibile. Fino a qualche anno fa il nostro cinema abbondava, per la maggiore, di commedie scacciapensieri o di drammoni sulla borghesia nostrana, ma da un po’ di tempo a questa parte sembra che il dramma a tinte noir sia diventato uno dei maggiori cavalli da battaglia del nostro cinema. Ed ecco che tra le più recenti uscite home video a marchio Vision Distribution e CG Entertainment, infatti, troviamo due film che rientrano a pieno titolo proprio in questa categoria: storie drammatiche ambientate nel sud Italia e pronte a tingersi di noir a mano a mano che la storia avanza verso l’epilogo. Quindi vi parliamo di Caracas, terza regia cinematografica per l’attore di Gomorra Marco D’Amore e interpretata dallo stesso e da Toni Servillo, e di Eravamo bambini, una storia di vendetta ambientata in Calabria e che vede coinvolti nel cast Massimo Popolizio e Lorenzo Richelmy.
Adagio: disponibile in blu-ray il crime metropolitano di Stefano Sollima con Pierfrancesco Favino, Toni Servillo e Adriano Giannini
C’era una volta Roma e la sua criminalità, una criminalità idealizzata, perfino mitizzata, con quella nota romantica che trasforma in antieroi quegli assassini, rapinatori, spacciatori e strozzini su cui la cronaca nera ha fatto la sua fortuna. Quella Roma, oggi, non c’è più, la criminalità si è trasformata, ha cambiato faccia, e quel confine netto tra legale e illegale, giusto e sbagliato, si è sfumato al punto tale che a delinquere nella legalità sono le istituzioni che dovrebbero proteggere il cittadino. In questo spazio grigio dove il Bene e il Male si confondono abilmente nasce Adagio, l’ultimo crime metropolitano di Stefano Sollima che va idealmente a chiudere un discorso nato nel 2008 con la serie in due stagioni Romanzo Criminale e proseguita nel 2015 con Suburra. In quest’ultima opera oscura firmata da Sollima, un cast di prim’ordine tra cui spiccano Pierfrancesco Favino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea e Adriano Giannini.
Adagio, la recensione
C’era una volta Roma e la sua criminalità, una criminalità idealizzata, perfino mitizzata, con quella nota romantica che trasforma in antieroi quegli assassini, rapinatori, spacciatori e strozzini su cui la cronaca nera ha fatto la sua fortuna. Quella Roma, oggi, non c’è più, la criminalità si è trasformata, ha cambiato faccia, e quel confine netto tra legale e illegale, giusto e sbagliato, si è sfumato al punto tale che a delinquere nella legalità sono le istituzioni che dovrebbero proteggere il cittadino. In questo contesto, in cui una politica viziosa e amorale corrompe l’innocenza e i tutori della legge non si fanno scrupoli a ricattare e uccidere, la criminalità di un tempo è solo un ricordo, un ricordo che si carica ulteriormente di mito, di fascino, quasi a sorpassare la fama intrisa di terrore su cui ha costruito la sua immagine. In questo spazio grigio dove il Bene e il Male si confondono abilmente nasce Adagio, il nuovo crime di Stefano Sollima che va idealmente a chiudere un discorso nato nel 2008 con la serie in due stagioni Romanzo Criminale, che raccontava la Banda della Magliana attraverso i personaggi creati da Giancarlo De Cataldo, e proseguita nel 2015 con Suburra.
Venezia80. Adagio, la recensione del film di Stefano Sollima
L’estate romana tra sole e umidità è sempre molto calda e negli ultimi anni sembra che lo stia diventando ancora di più. Un caldo soffocante che pare aver ispirato qualcosa nel cinema italiano, prima con la dramedy Siccità di Paolo Virzì (presentato a Venezia nel 2022) e adesso con il thriller Adagio di Stefano Sollima, regista delle prime stagioni della serie Gomorra e del film Soldado, sequel del riuscitissimo Sicario di Denis Villeneuve. Se in Siccità Roma era priva di acqua, in Adagio la periferia della Capitale è continuamente accerchiata da fumo e fiamme di incendi che si avvicinano lentamente alla città. Sullo sfondo, si muovono i protagonisti di questo thriller, ovvero giovani ingenui, carabinieri corrotti e vecchi killer stanchi.
Il ritorno di Casanova: l’ultima fatica di Gabriele Salvatores con Toni Servillo disponibile in blu-ray
C’è dell’incredibile in quello che è successo alla Settima Arte una volta superata la triste piaga del covid. Molti stimati autori, sia nazionali che internazionali, pare abbiano avuto contemporaneamente la stessa necessità di riflettere sul Cinema e di conseguenza sulla loro vita. Un cinema da intendere al tempo stesso come massima espressione dell’arte, come linguaggio narrativo ma anche come semplice luogo fisico in cui può avvenire qualcosa di magico. Una necessità artistica di riflettere inevitabilmente su sé stessi, sul loro mondo, su un cinema che nel suo essere squisitamente totalizzante riesce ad essere molto di più che un semplice mestiere. Ha aperto le danze Paolo Sorrentino con È stata la mano di Dio, poi è arrivato Alejandro G. Iñárritu con il bellissimo e non-capito Bardo, la cronaca falsa di alcune verità, poi è stata la volta di Steven Spielberg con The Fabelmans, e subito dopo di Damien Chazelle con lo strabordante Babylon e persino Sam Mendes con l’altrettanto sottovalutato (anzi, proprio ignorato) Empire of Light. Al termine di questa coda troviamo anche il simpatico Gabriele Salvatores che, dopo una serie di film messi poco a fuoco, utilizza una scoppiettante coppia d’attori come Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio per portare in scena una riflessione nostalgica e amara sull’età che avanza applicata al mondo del Cinema. Il ritorno di Casanova è da pochi giorni disponibile in home video, sia in alta definizione blu-ray che in DVD, grazie ai canali distributivi di Eagle Pictures.
Il ritorno di Casanova, la recensione
Leo Bernardi è uno stimato e pluripremiato regista italiano che, superarti ormai i sessant’anni da un po’, si ritrova ad abbracciare una crisi esistenziale e professionale che lo sta mettendo alle corde. Ha da poco finito di girare il suo ultimo film, un adattamento cinematografico de Il ritorno di Casanova dello scrittore austriaco Arthur Schnitzler, ma adesso qualche cosa di intimo e molto personale sembra porsi fra lui e la fine del montaggio. Leo non vuole chiudere il suo film, tergiversa in ogni modo alla ricerca costante di una paventata perfezione, e ciò lo porta inevitabilmente in rotta di collisione con il suo caro amico e mentore Gianni, il montatore di tutti i suoi film, e con Alberto, il suo produttore storico che già sta vendendo la premiere de Il ritorno di Casanova al Festival di Venezia. Ma che cos’è che frena Leo Bernardi nel chiudere il suo film? Semplicemente la paura di non essere più infallibile come un tempo. La paura nei confronti d’aver fatto peggio di Lorenzo Marino, un giovane regista osannato dalla critica e anche lui in procinto di presentare il suo nuovo film a Venezia e la paura nei confronti di Silvia, una giovanissima contadina di cui si è innamorato e che adesso vive con lui sotto forma di ricordo.
Il primo giorno della mia vita, la recensione
C’è sempre una possibilità per poter andare avanti nella vita, ma non tutti lo sanno. Bisogna essere in grado di non lasciarsi sopraffare dagli eventi e di non cedere davanti alle difficoltà. I quattro protagonisti (due donne, un uomo e un bambino) de Il primo giorno della mia vita, il quattordicesimo lungometraggio di Paolo Genovese, che esce nelle sale cinematografiche il 26 gennaio, sono degli outsiders, persone che hanno toccato il fondo e hanno deciso di farla finita, scegliendo la strada del suicidio.
La stranezza, la recensione
Il teatro raccontato dal cinema sembra essere diventato uno sfizioso trend di alcune recenti produzioni italiane che uniscono uno sguardo d’autore al linguaggio della commedia. Se da una parte abbiamo nuovi adattamenti di classici del teatro popolare, come le opere di Eduardo De Filippo rifatte da Mario Martone (Il Sindaco del Rione Sanità) e Edoardo De Angelis (Natale in Casa Cupiello, Sabato domenica e lunedì, Non ti pago), dall’altra abbiamo le vite dei grandi autori di teatro raccontate in maniera più o meno agiografica, come accaduto, rimanendo in territorio partenopeo, in Qui rido io di Mario Martone sulla vita di Eduardo Scarpetta e I fratelli De Filippo di Sergio Rubini. A quest’ultima categoria, ma con uno percorso ancora differente, si aggiunge La stranezza, il film di Roberto Andò dedicato alla figura di Luigi Pirandello in un preciso momento della sua carriera.
Esterno notte, la recensione
Il 16 marzo 1978 veniva rapito a Via Mario Fani a Roma il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro. Un’operazione che fu eseguita da alcuni militanti delle Brigate Rosse, che uccisero cinque uomini della scorta (Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi, Oreste Leonardi, Giulio Rivera e Domenico Ricci). Una prigionia durata 55 giorni e conclusasi con l’uccisione di Moro, infatti, il corpo senza vita dell’uomo fu trovato all’interno del bagagliaio di una Renault 4 rossa il 9 maggio in Via Caetani. È da quel tragico avvenimento che ha scosso l’Italia che Marco Bellocchio sceglie, nuovamente, a distanza di quasi vent’anni da Buongiorno notte, di dirigere Esterno notte, presentato a Cannes Première, alla presenza del regista e di una parte del cast artistico.
Ariaferma, il film carcerario con Toni Servillo e Silvio Orlando disponibile in blu-ray
Il 2021 è stato un anno importante per il cinema italiano, non c’è dubbio. Un anno che ha visto il ritorno di stimati autori che sono riusciti a far discutere con le loro opere, alcune davvero molto attese. Tra queste c’era sicuramente E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino, applaudito in tutto il mondo tanto da accedere persino nella cinquina finale degli Oscar 2022 per il miglior film straniero, oppure il secondo attesissimo lavoro di Gabriele Mainetti che con Freaks Out ha firmato il primo vero blockbuster italiano dell’era moderna. Non dimentichiamoci poi del cinecomic Diabolik dei Manetti Bros e del biopic su Eduardo Scarpetta firmato da Mario Martone, Qui rido io. Tra questi titoli, tutti molto attesi, c’è stata tuttavia un’innegabile rivelazione: Ariaferma di Leonardo Di Costanzo, interessante film carcerario interpretato da Silvio Orlando e Toni Servillo. Un film uscito un po’ in sordina, arrivato in sala lo scorso ottobre con Vision Distribution, e capace di imporsi a sorpresa in tutte le cinquine più importanti dei prossimi David di Donatello (che si terranno la sera del 3 maggio) tra cui quelle per il miglior film, la miglior regia e la miglior sceneggiatura. Un totale di ben undici nomination. Se lo avete perso in sala, potete recuperare il film di Leonardo Di Costanzo in blu-ray grazie al supporto messo sul mercato da Vision Distribution e CG Entertainment.