Suburra, la recensione

Nell’antica Roma, la Suburra era il quartiere malfamato sito alle pendici del Palatino. Un ghetto dove c’erano bordelli e taverne, unico punto d’incontro tra uomini di potere e bassa criminalità. Oggi quel luogo esiste ancora ma non è più confinato in un solo quartiere, è un luogo dell’anima esteso in tutta la Capitale.

Roma, città del potere. Una grande speculazione edilizia, il Water-front, sta per prendere piede e trasformerà il litorale romano in una nuova Las Vegas. Per attuare questo movimento servirà l’appoggio di Filippo Malgradi, politico invischiato fino al collo con la malavita, di Numero 8, capo della più importante famiglia criminale di Ostia, e di Samurai, il più freddo e temuto rappresentate della criminalità romana e ultimo componente della Banda della Magliana. Tutto sembra perfetto ma qualcosa di inaspettato si prepara ad inceppare il meccanismo facendo scoppiare un inarrestabile effetto domino.

Il miracolo è finalmente avvenuto.

Negli ultimi anni i segnali erano stati tanti. Un evento inevitabile, forse, fatto sta che ce lo aspettavamo tutti che prima o poi sarebbe stato proprio Stefano Sollima a capitanare un enorme progetto cinematografico di genere riuscendo, nell’arduo compito, di fare quello che nessuno è riuscito a fare in almeno trentacinque anni di cinema italiano: un film di genere compatto, serrato, internazionale, in una sola parola “perfetto”.

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Dopo aver rivoluzionato la televisione con le due stagioni di Romanzo Criminale ma ancor di più con Gomorra – La serie, facendo capire agli italiani come va fatta serialità televisiva, e dopo Acab – All Cops Are Bastards, esordio sul grande schermo non del tutto riuscito volto a raccontare un lato nascosto della Polizia italiana antisommossa, Stefano Sollima torna alla regia di un lungometraggio con un film assolutamente nelle sue corde; impeccabile, un’opera cinematografica completa e complessa che segna la definitiva maturità artistica di un regista che davvero conosce il genere, lo ama e, soprattutto, lo sa raccontare.

Sintesi perfetta tra cinema d’autore e cinema commerciale, Sollima scardina totalmente quei preconcetti autoriali che schiavizzano il nostro cinema da ormai troppi anni e porta in scena una crime-story metropolitana autentica, ambientata a Roma ma costantemente internazionale nelle dinamiche e nei linguaggi. I personaggi corrotti e marci nell’anima danno il via a dinamiche criminali ben inscenate in un film che non ha nulla da invidiare ai grandi gangster movie che dominano l’immaginario collettivo e che concretizza, a conti fatti, tutte quelle potenzialità inespresse che stavano alla base de Il Padrino – Parte III.

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Tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, Suburra rappresenta ideologicamente un duplice nodo cruciale nella filmografia del regista. Da una parte, infatti, si chiude a perfezione quel cerchio sulla criminalità romana iniziato con la serie di Romanzo Criminale e dall’altra parte invece, grazie soprattutto ad una medesima messa in scena, viene portato ad uno step successivo il discorso sulla criminalità dei nostri tempi avviato con Gomorra – La serie.

Dopo la sconcertante tempesta giudiziaria che ha colpito Roma, con gli scandali di Mafia Capitale fino alle dimissioni del sindaco Marino di qualche giorno fa, Suburra appare più attuale che mai ma ciò che va sottolineato è che il film di Sollima non vuole essere per nessuna ragione una denuncia sociale o politica, così come non intende avanzare ricostruzioni storiche o riferimenti a fatti di cronaca più o meno recente. Suburra è un’opera d’intrattenimento, un film che descrive minuziosamente un mondo realistico con dinamiche reali, ma che al tempo stesso prende le distanze da retoriche, demagogia o moralismo di qualunque tipo. Nessun messaggio sociale, dunque, solamente uno splendido film d’intrattenimento che indaga sui vizi, la corruzione e la depravazione di personaggi molto differenti fra loro, tutti relegati in un contesto negativo e provenienti da mondi solo apparentemente distanti ma in realtà molto vicini: la politica, il clero, la bassa criminalità. Tre mondi in rotta di collisione l’uno con l’altro e che porteranno all’avvento di una metaforica fine del mondo (il film si ambienta nei sette giorni che precedono l’Apocalisse) in cui, contemporaneamente, sono destinati a crollare il potere dello Stato e il potere della Chiesa.

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Stefano Sollima si muove in direzione di una regia solida, meno concitata in confronto al passato e sicuramente più matura, ricca di inquadrature ampie e panoramiche pronte a ricordarci la locazione del racconto, una Roma per lo più notturna, sommersa e costantemente affogata da una pioggia ininterrotta che conferisce al film un’estraniante dimensione d’angoscia, realmente apocalittica. Nonostante ciò, non mancano certe sequenze cariche d’azione al cardiopalma, come la lunga sparatoria nel centro commerciale, tutte magnificamente dirette e con un giusto gusto per il ritmo.

Strano ma vero, non accade spesso al cinema italiano, bisogna riconoscere i dovuti meriti alla sceneggiatura (scritta da Sandro Petraglia e Stefano Rulli insieme ai due autori del libro) che riesce a sintetizzare il romanzo in poco più di due ore di film dando spazio solo ai personaggi e gli eventi più rilevanti e senza generare quel fastidioso senso di fretta o confusione nella narrazione. La storia è stringata, ridotta ad un numero giusto di personaggi, lineare ed efficace.

Come spesso accade nei prodotti a marchio Sollima, il cast è assolutamente superlativo ed oltre ai convincenti Pierfrancesco Favino ed Elio Germano, troviamo un bravissimo Claudio Amendola, Alessandro Borghi nei panni di un criminale tanto idealista quanto fuori di testa ma, va sottolineato, la figura del leone questa volta spetta al bravissimo Adamo Dionisi, volto poco noto al grande pubblico, che interpreta il capoclan di una pericolosa famiglia di zingari e che riesce a trasmettere un reale senso di ansia e paura.

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Si spera vivamente che Suburra non rimanga un caso isolato nell’attuale panorama cinematografico italiano. Ci aspettiamo di vedere altri film di genere (veramente di genere!) realizzati con investimenti produttivi così alti, film dal sapore internazionale e capaci di avere un mercato anche oltre le Alpi e oltre l’Oceano, film che possano riportare alta quella tradizione di genere che ha caratterizzato il nostro cinema del passato. Noi, intanto, aspettiamo l’uscita anche di una serie legata a Suburra, che sarà il primo prodotto seriale prodotto da Netfilx Italia.

Giuliano Giacomelli

Pro Contro
  • Finalmente arriva sui grandi schermi un autentico film di genere totalmente italiano e realizzato con organici produttivi non di fortuna.
  • Sceneggiatura compatta, lineare, efficace.
  • Stefano Sollima firma un film perfetto, una crime-story dura e cupa diretta con maestria.
  • Il cast è superlativo con menzione particolare per Claudio Amendola e Adamo Dionisi.
  • Roma notturna e costantemente sotto la pioggia regala uno scenario altamente apocalittico.
  • Nessuno
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