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About Endlessness – Sulla infinitezza, la recensione
Il piccione non è sceso dal ramo e non ha smesso di riflettere. Stavolta il suo pensiero si slancia oltre l’esistenza, cercando di cogliere qualcosa che superi la finitezza. Il piccione riflette sull’infinito.
Roy Andersson conquistò il Leone D’oro (a sorpresa e meritatissimamente) grazie al suo stile peculiare di camere fisse, colori slavati e malinconica ironia. Cinque anni dopo riprende il discorso in quello che già si sente definire come un B-side de Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza. Per certi versi l’accostamento è azzeccato: come molti lati B dei vinili o delle audiocassette di una volta, About Endlessness è più breve, ostico e introspettivo rispetto al lato A. Ma se guardiamo all’intera produzione del regista svedese, dovremmo definirlo almeno un lato D, dal momento che i precedenti Canzoni del secondo piano e You, the Living formavano un continuum ideale col piccione. Quindi forse è meglio limitarsi a considerare il film di per se stesso. D’altronde parla dell’infinito: il materiale non manca.
American Skin, la recensione
“It ain’t no secret, no secret my friend, you can get killed just for living in your American Skin.”
Bruce Springsteen cantava per la prima volta queste parole nel 2000, ispirato dalla morte dello studente liberiano Amadou Diallo, avvenuta l’anno precedente per mano della polizia. La canzone si intitola nella sua interezza American Skin (41 Shots), come i 41 colpi di pistola che i poliziotti esplosero contro Amadou, reo di aver infilato una mano in tasca per prendere probabilmente i suoi documenti.
Babyteeth – Tutti i colori di Milla, la recensione
Milla sta morendo. È malata di cancro e trascorre l’adolescenza tra una madre stordita dai tranquillanti, un padre psichiatra frustrato, lezioni di violino e chemioterapia. Fino a quando non si innamora di Moses, spacciatore ribelle che se ne frega di tutto, che, nonostante il parere contrario dei genitori, comincia a frequentare ritrovando l’entusiasmo per la vita.
Babyteeth è l’opera prima dell’attrice e regista Shannon Murphy presentata in Concorso alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia.
Gloria Mundi, la recensione
Gloria Mundi di Robert Guédiguian è un film che balbetta e zoppica eppure, non solo è stato presentato in concorso per il Leone D’Oro alla 76^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ma ha anche ricevuto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile, quella di Ariane Ascaride. Non ci è permesso di conoscere la motivazione di questa scelta ma dobbiamo prenderne atto.
La primissima inquadratura ci mostra la nascita di Gloria, una bella bambina attorno la quale ruota una famiglia complicata. Poco alla volta vengono chiariti i complessi legami parentali tra tutti i personaggi, almeno all’apparenza.
Venezia 76. Mosul, la recensione
Mosul di Matthew Michael Carnahan è nella sezione Fuori Concorso della Mostra del cinema di Venezia 2019.
Ispirato a fatti realmente accaduti, il film racconta le azioni della squadra SWAT di Ninive, che negli ultimi recentissimi anni ha combattuto strenuamente per liberare la città di Mosul (in Iraq) dalle spire letali delle truppe di Daesh ovvero l’ISIS.
La candidata ideale, la recensione
Haifaa Al-Mansour, prima regista donna dell’Arabia Saudita, è nota per la disinvoltura con cui affronta i tabù del suo paese di provenienza. The Perfect Candidate (La candidata ideale, per la distribuzione italiana), film in concorso alla 76° Mostra di Arte Cinematografica di Venezia, non fa eccezione.
Maryam (Mila Al-Zahrani) è una giovane dottoressa. Ogni giorno si scontra con la diffidenza degli uomini che la reputano incapace di rivestire un simile ruolo: preferiscono farsi curare da un semplice infermiere, basta che sia maschio.
Ema, la recensione
Un semaforo va a fuoco in una strada deserta. L’unica presenza è una donna con un lanciafiamme in mano che osserva il suo operato.
Questa è la prima immagine di Ema, nuovo lungometraggio di Pablo Larraín in Concorso alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia.
Ema è la protagonista del film: ballerina cilena di danza moderna dai capelli biondi ossigenati, sta divorziando dal marito Gastòn a causa dell’adozione fallimentare del piccolo Polo. Infatti il bambino, avendo dato prova di comportamenti problematici, quali appiccare incendi in casa, uccidere il gatto chiudendolo nel freezer o dar fuoco al volto della zia, viene rimesso in adozione.
Wasp Network, la recensione
Olivier Assayas torna in gara a Venezia con un film delicato: Wasp Network è il nome assunto dal sistema antiterroristico cubano sul finire della guerra fredda, giunto agli onori della cronaca nel 1998 all’arresto dei cosiddetti Cuban Five. Cinque agenti cubani (in realtà gli arresti furono una decina) operanti senza permesso su territorio statunitense. Eroi per qualcuno, terroristi per qualcun’altro. E per Assayas?
Il film non prende le mosse né da un eroe né da un terrorista, ma da un traditore. Il pilota René Gonzales (Édgar Ramírez) saluta moglie e figlia come tutte le mattine, sale sul suo aereo e vola in America. Non esattamente la mossa più apprezzata dal regime castrista. A motivare la sua fuga le ristrettezze dovute all’embargo statunitense. Olga Gonzales (Penélope Cruz) si troverà così a dover portare avanti la famiglia da sola, convivendo con lo stigma d’essere la moglie di un traditore.
Joker, la recensione
Tutto iniziò con César Romero, il primo attore a interpretare il Joker nella serie tv Batman della ABC. Poi si passò al grande schermo con le incredibili performance di Jack Nicholson, Heath Ledger e Jared Leto. Confronto difficile, da far intimorire qualsiasi attore.
Non Joaquin Phoenix.
In puro stato di grazia, l’attore interpreta il glorioso villain della DC Comics nella pellicola Joker, vincitrice del Leone d’Oro alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia.