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Dal mito della Frontiera alla decostruzione del genere: la storia del Western in 10 film
Se c’è un genere che più di altri si sia legato in maniera simbolica al Cinema, quel genere è il Western, quasi a diventare autoctono e connaturato al Cinema stesso.
Non passano infatti molti anni dell’invenzione dei fratelli Lumière prima che un uomo con cappello e revolver venga impresso per sempre su pellicola. Il cinema western nasce sulla scorta di una tradizione precedente: il grande bagaglio di storie e leggende sulla conquista delle terre selvagge dell’Ovest che la cultura americana raccoglie e mette in forma dalla letteratura agli spettacoli del Wild West Show di Buffalo Build, dalle ballate folk sugli eroi di frontiera ai quadri di Frederic Remington.
The Last Son, la recensione
In questi anni il genere western sta subendo un mutamento, non dissimile da quanto accaduto nei primi anni ’70. Questo succede solitamente quando il pubblico cambia e con lui l’industria di Hollywood: l’epoca classica del western, quella di John Ford e John Wayne, per intenderci, tramontò quando Sergio Leone riscrisse le coordinate del western, dopo di che – esauritosi il filone all’italiana – le produzioni americane tornarono alla riscossa con una contaminazione tra classico e post-moderno, partorendo storie violente e nichiliste, spudoratamente figlie dell’exploitation, che guardavano proprio alla lezione italiana. In maniera non dissimile, dopo una timida rinascita negli anni ’90 e primi del 2000 con western neo-classici paradossalmente figli della rivoluzione degli anni ’60 (Balla coi lupi, Gli spietati, Terra di confine, etc.), arriva Quentin Tarantino con il suo bagaglio exploitativo che porta nuovamente attenzione sul genere nella sua variante più violenta e da b-movie. Per questo motivo oggi il western è completamente schizofrenico, sembra ripudiare i canoni classici cibandosene e risputandoli con una nuova veste fatta di sangue e polvere. Titoli come Bone Tomahawk, La proposta, The Salvation, Brimstone ci dicono proprio questo e The Last Son di Tim Sutton lo conferma.