Tartarughe Ninja – Caos Mutante, la recensione
Il cinema coccola le Tartarughe Ninja da oltre trent’anni: prima c’è stata la trilogia live-action inaugurata nel 1990 dal bel film di Steve Barron, poi il lungometraggio d’animazione CGI TMNT diretto da Kevin Munroe nel 2007, poi il reboot live action del 2014 prodotto da Michael Bay e durato due avventure. Tante incarnazioni del celebre franchise tele/fumettistico che, soprattutto negli anni 2000, hanno guardato più al successo della scanzonata serie d’animazione Tartarughe Ninja alla riscossa del 1987 che all’originale a fumetti creato nel 1984 da Kevin Eastman e Peter Laird. Ora che le Tartarughe Ninja tornano al cinema grazie alla passione dei produttori e sceneggiatori Seth Rogen ed Evan Goldberg, entra in ballo nuovamente un compromesso e Tartarughe Ninja – Caos Mutante si presenta allegro e colorato come le serie d’animazione Nickelodeon, dall’umorismo scatologico tipico della premiata ditta Rogen & Goldberg, ma anche con un tratto grafico grottesco che richiama palesemente i disegni di Kevin Eastman.
La misteriosa multinazionale TCRI ha scoperto che un loro dipendente, lo scienziato Baxter Stockman, sta conducendo in segreto degli esperimenti su un liquido mutageno con l’intento di creare delle creature mutanti. Le guardie di sicurezza della TCRI irrompono nel laboratorio di Stockman ma ne consegue un’esplosione e tutto il liquido va perduto nelle fogne di New York. Quindici anni dopo, scopriamo che quel liquido mutageno ha dato vita a Splinter, un ratto intelligente dalle dimensioni umane, e quattro tartarughe senzienti ora in età adolescenziale: Leonardo, Donatello, Raffaello e Michelangelo. Le quattro tartarughe adolescenti, addestrate dal loro papà adottivo Splinter all’arte del ninjutsu, sognano di poter uscire dalle fogne dove vivono e integrarsi tra gli umani, frequentando un liceo e facendosi una vita sociale. Splinter li ha però avvertiti del pericolo che rappresentano gli esseri umani, crudeli e ostili; ma quando le quattro tartarughe incontrano la loro coetanea April O’Neal, che sogna di diventare una giornalista, capiscono che esistono anche “brave persone”. Così tra April e i quattro si instaura un patto: le tartarughe aiuteranno la ragazza a fare uno scoop su Superfly, il criminale mutante che sta terrorizzando la Grande Mela e lei farà un servizio sulle tartarughe descrivendole come degli eroi, gli eroi di cui la città ha bisogno!
Quel che emerge a primo acchito da Tartarughe Ninja – Caos Mutante è la conoscenza nerd del materiale d’origine che non si ferma alla sola serie animata degli anni ’80, a cui guarda buona parte della produzione legata a questo franchise, ma si estende a tutto l’universo creato da Eastman e Laird.
Se la prima cosa che salata all’occhio è il tratto grafico “sgradevole” e grottesco tipico del fumettista americano che ha creato le Tartarughe Ninja, è molto gratificante per un fan di questo franchise trovare tutta una serie di personaggi mai utilizzati in altri lungometraggi e che hanno fatto la fortuna della Playmates nella creazione delle action figures. In Tartarughe Ninja – Caos Mutante troviamo il coccodrillo Leatherhead, il moscone Superfly, il ranocchio Genghis Frog, Mondo Geko, il pipistrello Wingnut, la manta Ray Fillet e lo scarafaggio Scum Bug, oltre che il facocero Bebop e il rinoceronte Rocksteady. Il cast più ricco fino ad ora comparso in un lungometraggio cinematografico delle TMNT che si compone anche di un villain inedito e misterioso Cynthia Utrom e dell’immancabile April O’Neal.
Quest’ultimo personaggio ha subito una sostanziale riscrittura giustificata giusto dal suo essere ancora una liceale, quindi non ancora la April di Channel 6 estroversa e coraggiosa. Qui, infatti, April, oltre a ritrovare la sua etnia non caucasica come nei primissimi fumetti (dove era latinoamericana, creata da Kevin Eastman sulle sembianze della sua fidanzata di allora), è un’adolescente insicura, per nulla attraente, bullizzata e ovviamente senza amici che trova nelle tartarughe mutanti dei bizzarri compagni oltre che l’occasione per un importante riscatto.
Ma la riscrittura più sostanziale – immotivata, a parere di chi scrive – l’ha ricevuta Splinter, il ratto gigante papà adottivo delle tartarughe. Nel fumetto, prima di mutare, Splinter era il ratto domestico del maestro di arti marziali Hamato Yoshi ed esperto nel combattimento perché emulo del suo padrone; una parziale riscrittura era già stata effettuata nel cartone animato del 1987 in cui Splinter era il risultato della fusione mutante tra Hamato Yoshi e il suo ratto. In entrambi i casi c’era una giustificazione al ruolo di sensei di Splinter, cosa che non accade in Tartarughe Ninja – Caos Mutante, dove Splinter è un semplice ratto di fogna mutato che apprende le arti marziali (e poi le insegna alle sue tartarughe) guardando film d’azione in tv. Un espediente davvero evanescente che non trova un senso neanche al fatto di chiamare Jackie Chan a doppiare Splinter nella versione americana. Perché questo cambiamento che lascia la guardia scoperta al character building? Non è affatto chiaro.
Nel complesso, però, Tartarughe Ninja – Caos Mutante trova molta fedeltà allo spirito originario del franchise mantenendo immutato l’animo grottesco e dissacrante del fumetto e cui si aggiunge l’ironia e l’azione della serie animata, un’ironia che a tratti strizza l’occhio agli adulti ma nel complesso è fruibile a un pubblico anche di bambini, mostrandosi come un prodotto anche molto trasversale.
Alla regia di Tartarughe Ninja – Caos Mutante troviamo Jeff Rowe, sceneggiatore della serie di Matt Groening Disincanto e co-regista del film candidato agli Oscar I Mitchell contro le macchine.
Ci troviamo in un momento storico in cui il cinema d’animazione ha avuto la luce verde per sperimentare, così vengono messe da parte le “grafiche” dinseyzzate e il character design sempre uguale a se stesso per seguire orizzonti di originalità e personalità a volte davvero estreme. Spider-Man: Un nuovo universo ha aperto la strada a questo nuovo modo di intendere l’animazione cinematografica, accentuata nel sequel, e già I Mitchell contro le macchine mostravano un’importante passo verso questa personalizzazione. Con Tartarughe Ninja – Caos Mutante si va ancora più in là e visivamente parlando il film di Jeff Rowe è una cosa mai vista prima: la poetica del “brutto” è portata a livelli altissimi (i personaggi sono tutti visivamente sgradevoli) e il 2D si fonde con il 3D con un risultato eccezionale, coloratissimo, grezzo e allo stesso tempo frutto di un lavoro sopraffino.
Colpisce anche il lavoro fatto sulla colonna sonora che ha dei forti richiami anni ’90, soprattutto all’ambiente musicale underground.
Insomma, Tartarughe Ninja – Caos Mutante funziona. Si tratta di una vera e propria origin story per le quattro tartarughe che dà il meglio di sé quando si focalizza sui protagonisti e sul loro senso di inadeguatezza nel mondo che li accoglie, esprimendo in maniera anche realistica come può sentirsi un adolescente. Lo script di Seth Rogen, Evan Goldberg, Jeff Rowe, Dan Hernandez e Benji Samit cede un po’ più il passo alla confusione e al sovraffollamento (di personaggi ed eventi) nella seconda metà, con un ultimo atto perfino in kaiju-style, ma il risultato complessivo è altamente soddisfacente.
Non uscite subito dalla sala perché c’è una scena mid credits molto importante e il sequel è già stato confermato da Nickelodeon Film e Paramount Pictures.
Roberto Giacomelli
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