The Cage – Nella gabbia, la recensione

La tradizione su cui si poggia l’ormai consistente mole di film sullo sport ci ha insegnato che c’è sempre una volontà di riscatto alla base di un dramma sportivo, con una rivincita capace di motivare i personaggi e muovere ogni evento. Non fa eccezione The Cage – Nella gabbia di Massimiliano Zanin, una carriera passata al fianco di Tinto Brass come sceneggiatore e assistente alla regia e qui al suo primo lungometraggio di finzione, dopo i fondamentali documentari Istintobrass e Inferno rosso – Joe D’Amato sulla via dell’eccesso.

Giulia è una ex promessa dell’MMA, ormai lontana dal ring da diversi anni dopo che un incidente durante un incontro le ha fatto perdere il bambino che aveva in grembo. Ora Giulia è fidanzata con Alessandro, conosciuto nella comunità di Padre Agostino dove ha passato la sua adolescenza, e con lui gestisce un piccolo zoo con importanti prospettive future. Ma nella ragazza vive sempre il desiderio di tornare a combattere e avere una rivincita contro Beauty Killer, la lottatrice a causa della quale la sua carriera ha avuto un brusco arresto. Sarà grazie all’allenatrice Serena che Giulia ritroverà la forza di tornare sul ring, ma sulla sua volontà grava proprio la relazione con Alessandro, che si sta facendo sempre più opprimente.

La sceneggiatura di Claudia De Angelis e lo stesso Massimiliano Zanin si inserisce in quella comfort zone del cinema sportivo internazionale che corrisponde al “riscatto del reietto”, ovvero identificare un protagonista considerato un perdente per una serie di circostanze che trova una nuova occasione per dimostrare quanto vale e lo fa combattendo (questa volta non solo metaforicamente) contro una serie di ostacoli. Stavolta la storia è declinata al femminile e lo sport è l’MMA, ovvero mixed martial arts, con una giovane protagonista schiava di una sconfitta fatale e di una relazione tossica.

Il mondo dell’MMA femminile è un po’ la grande novità nel film di Zanin perché è un ambiente (a memoria) mai esplorato dal cinema italiano, un contesto ben utilizzato perché è davvero al centro della narrazione e trova anche efficaci punti di contatto con la vicenda personale e psicologica della protagonista. Così come la tigre senza striature che abita nel suo zoo, Giulia è costretta a vivere dentro una gabbia, che non è banalmente quella che circonda il ring durante gli incontri di MMA, ma è una gabbia in cui la ragazza è stata costretta a vivere quotidianamente. Una gabbia mentale e fisica eretta una sbarra alla volta quando da bambina è stata abbandonata dal padre e ha perso la madre a causa di un’overdose, una gabbia di costrizioni alimentata dalla comunità di recupero in cui ha vissuto e dove ha conosciuto Alessandro. Lui è un debole, attanagliato dalle insicurezze, che maschera questa sua inadeguatezza ergendosi sopra chi è (apparentemente) più debole di lui. E Giulia, in questo momento della vita, lo è.

The Cage – Nella gabbia sviluppa, quindi, una doppia narrazione che è tanto la storia del riscatto sul ring per una vendetta a suon di calci e pugni, quanto una storia di evasione da quella gabbia rappresentata da una relazione senza amore, ne felicità.

Il film è molto classico nel trattare e nel condurre a compimento queste suggestioni: gioca in un campo sicuro, magari anche evitando qualsiasi approccio davvero originale, ma lo fa bene e risulta efficace. Inoltre lo sport è affrontato con realismo e la giusta spettacolarità e tutti i personaggi hanno un adeguato approfondimento.

Ma sopra ogni cosa, a rendere davvero The Cage – Nella gabbia un film riuscito, è il contributo di Aurora Giovinazzo, che è un’attrice magnifica, forse l’unica che abbiamo in Italia capace di supportare un ruolo così fisico con tale credibilità e realismo. Già nuotatrice in L’uomo sulla strada, l’attrice di Freaks Out ha le fisique du role per interpretare Giulia, ma soprattutto possiede quel talento e quell’intensità di sguardo necessari a rendere Giulia reale, vicina agli spettatori.

Al fianco di Aurora Giovinazzo c’è Valeria Solarino, nel ruolo della sua allenatrice, un personaggio sfumato ma estremamente accomodate e fondamentale per far crescere la protagonista, e Brando Pacitto (visto nella serie Netflix Baby) che riesce a restituire un personaggio davvero subdolo e odioso, capace di fare del male pur mostrando continuamente la sua vulnerabilità.

The Cage – Nella gabbia è un film riuscito nella sua asciuttezza, nella sua aderenza ai canoni del genere, intenzionato a lasciar da parte quell’italianità che a volte è croce, più che delizia, di certo cinema nostrano e sa offrire allo spettatore esattamente quello che promette.

Presentato all’edizione 2023 di Alice nella Città, The Cage – Nella gabbia arriva nei cinema il 22 febbraio 2024 distribuito da Rodeo Drive.

Roberto Giacomelli 

PRO CONTRO
  • Aurora Giovinazzo è una protagonista magnifica.
  • Il mondo dell’MMA è affrontato con gli stilemi narrativi classici del cinema sportivo.
  • Si adagia molto sugli stereotipi narrativi del genere.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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