Utama – Le Terre dimenticate e Nido di vipere: il nuovo cinema d’autore in DVD, tra Boliva e Corea del Sud

Il listino home video di CG Entertainment, nelle passate settimane, si è arricchito con due titoli usciti in sala lo scorso autunno sotto il prestigioso marchio Officine UBU – Un sogno lungo un film. Come ormai sappiamo, negli anni, i titoli rilasciati da Officine UBU sono diventati un po’ sinonimo di qualità trattandosi di un’etichetta particolarmente sensibile agli sguardi d’autore provenienti da tutto il mondo. Oggi vi parliamo del bellissimo Utama – Le terre dimenticate, anomalo dramma antropologico dagli echi western realizzato in Bolivia, e di Nido di vipere, un thriller pulp proveniente dalla florida Corea del Sud. Entrambi i titoli sono arrivati sul mercato home video sotto il marchio CG Entertainment e solo su supporto DVD.

Siamo nell’Altopiano boliviano, una zona arida e ormai inospitale che si estende tra le catene montuose delle Ande occidentali e quella delle Ande orientali. Qui vivono Virginio e Sisa, due anziani quechua che hanno vissuto praticamente tutta la vita insieme. Hanno vissuto quella terra in un momento in cui la Natura era ancora ospitale, c’erano i pascoli e fiumi carichi d’acqua. Ma adesso il futuro è presente. Non piove da troppi mesi e quella terra è diventata davvero ostile al genere umano. Il terreno è arido, il verde non c’è più e il fiume più vicino è a chilometri di distanza. Il clima di giorno è caldissimo, quasi asfissiante, e le notti sono troppo fredde. Eppure, Virginio e Sisa continuano a tenere salde le loro abitudini e non si piegano al cambiamento climatico. Ma i due sono ormai troppo vecchi e deboli per condurre quella vita. Un giorno come tanti, la coppia di quechua viene raggiunta da Clever, il nipote che vive in città. Il ragazzo è giunto con il chiaro obiettivo di convincere i nonni a trasferirsi in città con lui. Ma Virginio, anziano orgoglioso e attaccato alle proprie radici, benché ormai malato non vuole proprio saperne di abbandonare quella che è sempre stata la sua vita.

Diretto dal giovane regista boliviano Alejandro Loayza Grisi, qui alla sua opera prima, Utama – Le terre dimenticate è stato il film che ha saputo conquistare la giuria del Sundance Film Festival 2022 dove si è aggiudicato il Gran Premio della giuria del Cinema Mondiale.

Diciamolo senza perderci in eccessivi giri di parole: Utama – Le terre dimenticate è un film che ha dell’incredibile!

Cinema del reale e cinema di finzione. Due emisferi che da sempre si stuzzicano, si provocano, si fanno la guerra ma che in Utama – Le terre dimenticate diventando complici perfetti, le due facce della stessa medaglia, e danno vita ad una comunione artistica che ha del magico e del poetico. Con Utama – Le terre dimenticate, infatti, Alejandro Loayza Grisi riesce nell’impresa ormai impossibile di ricondurre il cinema verso quella che potremmo definire la sua forma più pura.

Utama è profondamente un film di testa, poiché nulla è lasciato al caso in quanto ogni fotogramma del film rivela una maniacalità artistica che ha dell’assurdo. Ma al tempo stesso è anche un film che riesce a dare voce a ciò che il cuore (dell’autore, ma anche della popolazione quechua) sembra voler urlare con estrema convinzione. Un’ode alla Natura e, al tempo stesso, un grido d’allarme verso i cambiamenti climatici.

Scenari aridi magnificamente fotografati, luoghi reali che sembrano prelevati direttamente da Tatooine di Star Wars, campi lunghi e lunghissimi utilizzati per restituire al cinema una drammaturgia che mancava da troppo tempo, composizioni delle inquadrature a dir poco impeccabili. Utama – Le terre dimenticate è sicuramente un film che ci parla di criticità climatiche e di un popolo che le sta subendo sulla propria pelle, ma è anche un film che sembra aver assorbito a 360° la lezione di cinema di Sergio Leone.

Come si può facilmente immaginare, vista e considerata la potenza visiva delle immagini che scaturisce da una fotografia sublime e da scenari naturali pazzeschi, è davvero un peccato sacrilego negare a Utama – Le terre dimenticate il supporto in alta definizione blu-ray. Il DVD messo sul mercato da CG Entertainment, benché di buona fattura, risulta tristemente castrante nei confronti delle immagini create da Alejandro Loayza Grisi.

Tecnicamente parlando, dunque, il supporto fa quello che può e rifugia in un quadro video abbastanza soddisfacente unito ad un reparto audio di qualità che prevede un doppio ascolto Dolby Digital 5.1 e 2.0, sia per la traccia originale che per quella doppiata in italiano. Ovviamente, vista la natura antropologica del racconto e vista la presenza di volti squisitamente reali, al fine di abbracciare una maggiore credibilità si consiglia la visione de film in versione originale.

Contenuti extra decisamente magri: trailer del film, una photogallery e un backstage della durata di 5 minuti. Si poteva decisamente fare di più.

Voltiamo pagina e dalla Bolivia passiamo alla Corea del Sud per conoscere il secondo sguardo d’autore a marchio Officine UBU di questo lotto. Dal dramma antropologico finalizzato a lanciare un grido d’allarme sui mutamenti cimatici, passiamo ad uno scanzonato ma gustoso thriller pulp capace di reinventare i tanti cliché del genere crime.

Tutto inizia con una borsa Louis-Vuitton piena di denaro abbandonata nell’armadietto degli spogliatoi di una sauna di Pyeongtaek e ritrovata, a fine turno, dall’uomo che si occupa della manutenzione della struttura. Attenzione però, questo non è esattamente l’inizio della storia che invece prosegue in maniera episodica incastrando piani temporali differenti, ognuno affidato a un diverso personaggio in qualche modo collegato a quell’evento.

nido di vipere

Quante volte abbiamo visto un film che gira attorno a una valigetta piena di fortune e che fa incrociare le vicende di diversi malviventi? Tante, troppe, direte voi. In fin dei conti Quentin Tarantino ci ha vinto un Oscar e Guy Ritchie ci ha costruito una carriera, prima che le majors lo fagocitassero fino all’annullamento. Eppure, qualcuno riesce ancora a tirar fuori qualcosa di molto buono da un soggetto che, sulla carta, potrebbe apparire un tabernacolo di cliché pulp/crime. È quello che accade nel sudcoreano Nido di vipere (Beasts Clawing at Straws), tratto da un romanzo del giallista giapponese Sone Keisuke e presentato in premiere italiana al Far East Film Festival nel 2020.

Strutturato in una decina di capitoli, ognuno caratterizzato da un titolo e da un misterioso tratto grafico di cui scopriremo il senso solo alla fine, Nido di vipere porta in scena storie di ordinaria criminalità e di straordinaria miseria (economica o morale) che si incastrano come in un puzzle grottesco e violento.

nido di vipere

Passiamo da un funzionario doganale corrotto e dedito alle truffe a una ragazza che lavora come prostituta ed è vittima di un marito violento, ma c’è anche un ometto in crisi famigliare ed economica, un immigrato clandestino cinese, un usuraio accompagnato da un energumeno muto e una maitresse senza scrupoli. Storie che non presentano particolari tratti di originalità ma che costruiscono un insieme avvincente e assolutamente ben costruito capace anche si riservare diverse sorprese.

Colpisce in positivo il lavoro del coreano Kim Yong-hoon, qui al suo esordio, che scrive e dirige il film mostrando sia un particolare talento nel costruire gli intrecci nel modo più cinematografico possibile, sia nel gestire un racconto complesso e scomposto rendendolo semplice e ordinato. Non manca un ritmo particolarmente incalzante e un’attenzione particolare al cast, su cui spiccano il divo Jung Woo-sung, che interpreta lo sfortunato funzionario doganale, e soprattutto Jeon Do-yeon, col tatuaggio di uno squalo sulla coscia, che interpreta una donna tanto affascinate quanto crudele, una singolare femme fatale vero elemento cult dell’intero film.

nido di vipere

Anche Nido di vipere approda sul mercato home video grazie ai canali distributivi di CG Entertainment e, purtroppo, anche in questo caso il prodotto viene privato del supporto ad alta definizione. Ancora una volta è prevista solo l’edizione DVD.

Non c’è molto da dire, di conseguenza, perché per quanto il supporto CG possa essere di valore e curato si avrà sempre tra le mani un supporto fisico standard impossibilitato – per natura – a spingersi oltre certi limiti tecnici.

Il quadro video, dunque, restituisce un’immagine sufficientemente nitida e abbastanza attenta al dettaglio visivo ma ancora una volta è il reparto sonoro a convincere maggiormente grazie ad un ascolto più che soddisfacente sia nella versione originale (la traccia coreana è comunque e di gran lunga preferibile) che in quella doppiata in italiano. In entrambi i casi ci viene offerto un ascolto Dolby Digital 5.1 e 2.0.

Anche in questo caso risultano magri i contenuti speciali. Tra questi, infatti, solamente il trailer e la photogallery.

Giuliano Giacomelli

UTAMA – LE TERRE DIMENTICATE di Alejandro Loayza Grisi

Label: CG Entertainment e Officine UBU

Formato: DVD

Video: 16/9 – 2,39:1

Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 e 2.0; Originale Dolby Digital 5.1 e 2.0

Sottotitoli: Italiano

Extra: Trailer, Backstage, Photogallery

Puoi acquistare il DVD di Utama – Le terre dimenticate cliccando su questo link.

NIDO DI VIPERE di Kim Yong-hoon

Label: CG Entertainment e Officine UBU

Formato: DVD

Video: 16/9 – 2,39:1

Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 e 2.0; Corenao Dolby Digital 5.1 e 2.0

Sottotitoli: Italiano

Extra: Trailer, Photogallery

Puoi acquistare il DVD di Nido di vipere cliccando su questo link.

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