Venezia78. The Last Duel, la recensione

the last duel

Dopo l’esordio nel 1977 con I Duellanti, ecco che Ridley Scott presenta fuori concorso a Venezia The Last Duel, l’ultimo duello, un dramma medievale che tratta di onore, gloria e soprattutto della condizione femminile in una società profondamente patriarcale.

Il film riprende lo stile narrativo del classico di Akira Kurosawa Rashomon, mostrandoci gli stessi avvenimenti (realmente accaduti) da tre punti di vista diversi: quello di Sir Jean de Carrouges (Matt Damon), di Jaques Le Gris (Adam Driver) e infine di Lady Marguerite de Carrouges (Jodie Comer), moglie di Sir Jean.

Il film, ispirato a una storia vera, racconta infatti delle vicissitudini che portano gli amici Sir Jean de Carrouges e Jacques Le Gris a odiarsi reciprocamente, fino all’estrema decisione finale. Attraversando le varie verità di questi due personaggi e di Lady Marguerite de Carrouges, apprendiamo gli eventi, mentre le differenze nei racconti, tra autoindulgenze ed omissioni, mostrano i diversi modi di pensare e leggere la stessa storia.

Uno dei difetti più evidenti del film però è che questi tre racconti tutto sommato non è che siano poi così diversi tra loro, e già dal primo una volta intuita la struttura narrativa si può a larghe linee intuire quella successiva. Inoltre, una cosa decisamente problematica, è il suggerimento esplicito del regista che una delle tre verità sia “più vera” delle altre, infrangendo quindi il senso stesso di raccontare una storia in questo modo, ovvero quella di mostrare come la realtà sia diversa e sfaccettata e dipenda dal punto di vista da cui questa si guarda.

Una cosa interessante invece è il fatto che nel secondo racconto Le Gris sorprendentemente nega ciò di cui è accusato da Jean solo in parte: con la mentalità di un uomo del 1300 Jaques è genuinamente convinto che ciò che lui ha fatto non sia ciò di cui è accusato. The Last Duel, infatti, cerca di ricostruire la mentalità e le credenze del medioevo, tra i quattro umori da cui dipende la salute dell’uomo a bizzarre convinzioni sul sesso e il concepimento, che oggi potrebbero fare sorridere ma che si traducevano in un triste destino per le donne dell’epoca.

Il film, infatti, si concentra in particolare sulla condizione della donna nel 1300, trattata dai diversi personaggi come un oggetto sessuale, un ornamento, uno strumento per fare figli e garantire eredi o per conquistare nuovi territori e ricchezze grazie alle doti. Il personaggio di Lady Marguerite è quindi centrale nel film, e viene prima mostrata nei racconti degli altri personaggi per poi dare voce a lei per raccontare la società soffocante e patriarcale del 1300, una voce che troppo spesso è stata cancellata dalla storia.

Il duello del titolo invece riesce decisamente a emozionare e intrattenere lo spettatore, che a quel punto del racconto avrà una buona idea su chi dover tifare, facendo quindi sperare nella vittoria dell’uno piuttosto che dell’altro, nonostante nessuno dei due sia realmente un eroe.

Il film, per quanto abbia qualche spunto interessante riguardo la cultura dell’epoca, non riesce però a convincere del tutto e data la struttura prevedibile e la ripetitività di ciò che viene narrato, la durata di due ore e mezza appare poco giustificata vista la semplicità narrativa.

The Last Duel sarà nei cinema italiani dal 21 ottobre distribuito da 20th Century Studios.

Mario Monopoli

PRO CONTRO
  • Interessante il modo in cui i personaggi ragionano secondo i canoni dell’epoca e la ricreazione della cultura medievale.
  • Descrizione della condizione femminile in una società fortemente patriarcale.
  • Il suggerimento che una verità sia più vera delle altre.
  • Struttura narrativa forse non sfruttata a pieno e prevedibile già alla fine del primo racconto ma che continua per altre 2 ore.
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