Archivio tag: mostra del cinema di venezia 2021
Mona Lisa and the Blood Moon, la recensione
Una giovane ragazza, Mona Lisa Lee (Jeon Jong-seo), fugge da un manicomio dove è stata rinchiusa in isolamento per anni manifestando degli strani poteri con i quali sembra poter controllare gli altri. La ragazza vagherà in fuga dal luogo da cui è rinchiusa da anni, incontrando nel tragitto vari personaggi eccentrici e bizzarri. Tra coloro che incroceranno la sua strada abbiamo: il Dj/Spacciatore Fuzz (Ed Skrein), che inizialmente sembra interessato ad approfittare della spaesata ragazza ma che forse nasconde un lato più tenero; la stripper Bonnie Bell (Kate Hudson) che la vede come un modo per ottenere soldi facili sfruttando i suoi poteri; il figlio di Bonnie (Evan Witthen), inizialmente diffidente nei confronti della ragazza ma che pian piano arriverà a conoscerla meglio; un poliziotto, interpretato da Craig Robinson (Darryl di The Office) che la inseguirà cercando di riportarla nella struttura da cui è fuggita, nonostante l’invito a dimenticare ciò che sa del biscotto della fortuna preso durante una notte di luna piena.
Old Henry, in blu-ray il western con Tim Blake Nelson
Il genere western, fra tutti, è forse quello che nella storia del cinema è riuscito ad oscillare più di tutti da un estremo all’altro. Sia che parliamo del cinema hollywoodiano, sia di quello italiano. In America si sa, indiani e cowboy hanno vissuto il loro periodo d’oro tra la seconda metà degli anni Trenta fino alla prima metà degli anni Sessanta (con John Ford e Howard Hawks pronti a scrivere le regole del genere); mentre in Italia, quel periodo d’oro, lo abbiamo vissuto tra gli anni Sessanta e Settanta grazie al fenomeno degli spaghetti-western che hanno eletto a loro beniamino l’inimitabile Sergio Leone.
Il genere western ha generato un immaginario, ha contribuito alla creazione di miti e leggende, ha dettato le regole per una giusta messa in scena cinematografica (non solo all’interno del genere stesso) eppure oggi è un genere morto. Un genere che sembra aver perso ogni forma d’appeal. Un genere che in alcuni casi è stato rispolverato con fare autoreferenziale, tanto nerd quando nostalgico (si pensi al cinema di Tarantino o a quello dei Fratelli Coen), ma che il più delle volte è confinato a piccole produzioni per lo più destinate al solo circuito home video. Qualche settimana fa vi abbiamo parlato del bel The Last Son di Tim Sutton, atipico western con Sam Worthington arrivato da noi direttamente in home video grazie a Blue Swan Entertainment; adesso la stessa Blue Swan, affidandosi ai sempre validi canali distributivi di Eagle Pictures, rilancia con un nuovo western altrettanto atipico e distribuisce in blu-ray Old Henry, film esistenzialista con Tim Blake Nelson, attore feticcio proprio dei fratelli Coen.
Sundown, la recensione
Quello del critico è uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo. Se poi il film da giudicare è Sundown di Michel Franco allora quel compito raggiunge difficoltà estreme. Perchè il regista messicano che aveva stupito e incantato Venezia con Nuevo Orden (vincitore del Gran Premio della giuria nel 2020) torna a far parlare di sé con un film che non lascia spazio a mezze misure. Usiamo un banale luogo comune e affermiamo che un tale film o lo si ama o lo si odia.
Noi non abbiamo nessun dubbio e scegliamo la busta numero due. Perchè Sundown è sconvolgente ed estremo.
La figlia oscura, la recensione
Cara Maggie Gyllenhaal, sei un’attrice adorabile e ti abbiamo apprezzato in molti film. Perché hai scelto un testo così impegnativo per la tua prima opera da regista? The Lost Daughter (La figlia oscura) è un romanzo di Elena Ferrante e non si presta facilmente ad una trasposizione cinematografica che gli sappia rendere il giusto merito. Probabilmente ti ha coinvolto perchè anche tu hai due figlie, come Leda del romanzo, e ti sei facilmente identificata con i suoi problemi ma non hai intuito la complessità della visualizzazione sul grande schermo di tali turbamenti.
Full Time – Al cento per cento, la recensione
Immaginate un thriller frenetico che non si ferma un attimo, in cui i personaggi corrono fin dall’inizio del film da un punto all’altro, colonna sonora elettronica tesa e piena di ritmo che aggiunge concitazione a tutto ciò che succede. Ora immaginate alla storia raccontata con questa atmosfera: potrebbe essere quella di una spia in fuga o di un assassino in cerca della sua preda, di un intrigo internazionale o di una corsa contro il tempo per salvare il mondo.
À Plein Temps, film vincitore di due premi nella sezione Orizzonti alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia che da noi esce come Full Time – Al cento per cento, racconta invece la vita di tutti i giorni di una madre single che abita in periferia e lavora a Parigi e la sua quotidiana corsa contro il tempo per riuscire a fare tutto. Accompagnare i figli dalla vicina, prendere il treno, andare a lavoro, lavorare, tornare a casa e tenere a bada i figli piccoli.
America Latina, la recensione
I fratelli trentenni Fabio e Damiano D’Innocenzo continuano a decostruire le periferie laziali alla ricerca del torbido che si annida nelle famiglie italiane, nel marcio che cresce nell’animo umano senza distinzione di classe, età, sesso e credo politico. Dopo il fulminante esordio noir de La terra dell’abbastanza (2018), ambientato nel quartiere periferico di Roma East Ponte di Nona, il pluripremiato Favolacce (2020), che faceva sua la periferia romana dei quartieri residenziali, si passa all’Agro Pontino di America Latina, opera numero tre che si avvicina sicuramente più alle atmosfere del loro precedente film per svilupparsi, però, in territori diametralmente opposti.
Illusioni perdute, la recensione
L’adattamento del classico della letteratura scritto da Honoré de Balzac racconta la storia di un poeta di campagna, innamorato della letteratura e animato da alti ideali, che si scontra con la realtà parigina e borghese dell’epoca, uscendone profondamente cambiato e disilluso.
Al centro di Illusions Perdues – Illusioni perdute si trova infatti l’ascesa e la caduta di Lucien (Benjamin Voisin), de Rubembrè da parte di madre e Chardon da parte di padre, a metà tra popolo e nobiltà, con questi ultimi che non lo riconoscono come tale date le origini popolane del padre. Nella Francia della restaurazione e del ritorno alla normalità dopo l’esperienza della Rivoluzione Francese, il giovane poeta di campagna viene supportato da Louise, nobile mecenate del luogo, che lo mette sotto la sua ala protettiva, per poi intraprendere una relazione con lui.
E’ stata la mano di Dio, la recensione
L’adorazione di Paolo Sorrentino per Maradona ormai è ben nota a tutti, dalle continue citazioni nei suoi film fino ai ringraziamenti nella notte degli Oscar, quando vinse la statuetta per il miglior film straniero grazie a La grande Bellezza. Un legame, quello tra Maradona e la città di Napoli, che va oltre il semplice tifo, e che si intreccia in profondità con la vita del giovane Sorrentino. Citando il regista infatti: “A me Maradona ha salvato la vita“.
È stata la mano di Dio, il nuovo film di Paolo Sorrentino presentato in concorso alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia, fin dal titolo non nasconde l’elogio del campione argentino, scomparso il 25 novembre del 2020, citando quello storico gol di mano che gli valse l’appellativo “la mano di Dio”. Il film però non è assolutamente una biografia di Maradona, ma un film che racconta la forza del legame tra la città di Napoli e lo stesso Sorrentino alla figura del più grande calciatore della storia.
Ultima notte a Soho, la recensione
La giovane Eloise sta finalmente per coronare il suo sogno: andare a Londra a studiare in una prestigiosa scuola di moda per diventare una stilista. La ragazza segue tutte le raccomandazioni dell’amata nonna, rendendosi presto conto che la vita da matricola universitaria è ben più complicata di quello che si sarebbe potuta aspettare. Eloise decide, così, di lasciare l’alloggio per studenti e prende in affitto una stanza da sola in una vecchia abitazione nel quartiere di Soho. Da questo momento, ogni notte, Eloise compie magicamente un viaggio temporale e si ritrova nella Londra anni ’60 impersonando Sandy, una bellissima aspirante cantante. Inizialmente questo strano evento fornisce alla ragazza la carica e l’ispirazione per i suoi studi, ma ben presto scopre che Sandy è al centro di un’avventura d’orrore davvero terrificante!