Kingsman – Secret Service, la recensione

Che il cinema d’azione spionistico sia andato incontro, negli ultimi anni, a una vera e propria rivoluzione è sotto gli occhi di tutti, basti guardare gli ultimi film della saga “spy” per eccellenza 007, rebootata con Casinò Royale nel 2006 e adeguata ai gusti dello spettatore moderno. Linea, del resto, intrapresa già da produzioni precedenti come Mission: Impossible e la saga di Jason Bourne e che non è stata esente di parodie (o quasi) con i due Johnny English e Agente Smart: Casino Totale. In questo pantheon di agenti speciali e missioni segretissime, si va a inserire in maniera collaterale Kingsman – Secret Service, l’ultima fatica di quel geniaccio di Matthew Vaughn, tratta da una miniserie a fumetti di Mark Millar e Dave Gibbons e debitrice a tutto questo immaginario spionistico che ha alimentato tanto cinema e letteratura del 900.

The Secret Service (fumetto) nasce proprio da una discussione su James Bond intrapresa, ai tempi del film di Kick-Ass, dal fumettista Mark Millar e dal regista Matthew Vaughn. I due, che in quanto a nerditudine hanno l’anima compromessa, si chiedevano perché nei venti e passa film su James Bond nessuno avesse mai deciso di raccontare la gioventù dell’agente 007 e la sua formazione da spia. Detto, fatto. Millar ci ha scritto un fumetto e ha chiamato Dave Gibbons di Watchmen a disegnarlo.

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The Secret Service è uscito a volumi nel 2012, andando ad alimentare quello che in gergo fumettistico ormai è definito millerverse, e da lì alla trasposizione cinematografica il passo è stato immediato. Ovviamente tutto è nato “in famiglia” e “in famiglia” è proseguito e se Millar è rimasto come supervisore artistico, a dirigere è arrivato proprio Matthew Vaughn, che l’ha anche scritto insieme alla fidata e prorompete Jane Goldman, che collabora con lui dai tempi di Stardust.

Le differenze tra fumetto e film non sono poche, molte mirate (giustamente) a celebrare in maniera ancora più incisiva l’universo cinematografico degli agenti segreti. E se alcune diversità sono meno rilevanti ai fini narrativi, come il nome dei personaggi e il grado di parentela, una differenza sostanziale sta nel villain di turno, che in The Secret Service era un giovane scienziato, James Arnold, intenzionato a distruggere l’umanità salvando solo i suoi “miti” nerd, ovvero alcuni attori di film di fantascienza (tra cui Mark Hamill, che però compare anche nel film), cosa sostanzialmente modificata nella versione di Vaughn, dove succede ben altro e le motivazioni del villain sono profondamente differenti. Tra l’altro lo stesso cattivo, qui ribattezzato Richard Valentine, è un magnante della tecnologia, afroamericano (è l’onnipresente Samuel L. Jackson a interpretarlo), con la zeppola e il buffo abbigliamento da rapper. Anche il suo braccio destro è drasticamente cambiato: da maschio di colore, ex agente segreto con gambe bioniche, si trasforma in donna con affilatissime protesi alla Oscar Pistorius.

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Differenze a parte, il succo di Kingsman è lo stesso di The Secret Service, votato fondamentalmente a celebrare e riflettere sulla figura dell’agente segreto dell’immaginario pop, trattando il tutto con la giusta ironia e un senso dello spettacolo intelligente e fiero di rivolgersi a un pubblico specializzato.

Matthew Vaughn, in tal caso, ha fatto un film esemplare portando del suo nel progetto, ma rimanendo concettualmente fedele al materiale d’origine. E così Kingsman – Secret Service è il film che non t’aspetti, un concentrato di divertimento che conferma il talento di Vaughn e la bontà del cinecomix alternativo, quello che non è solo Marvel o DC, un po’ come era accaduto, appunto, con il primo Kick-Ass.

Kingsman si affida, così, alla scrittura e ai personaggi, portandoci ad affezionarci a loro e a immergerci in una storia ricca di risvolti e colpi di scena che, seppur non sempre imprevedibili, trovano il giusto collocamento e aiutano sempre e comunque a far quadrare il cerchio. Poi c’è l’ironia, che a tratti è sottile e mirata al citazionismo (qui rigorosamente cinematografico!), altre volte di grana più grossa (e la scena finale ha fatto infuriare le femministe), ma sempre ammiccantemente mirata a far sorridere, così come contribuisce l’utilizzo esagerato della violenza. Una violenza grafica iperbolica, che diventa splatter e riempie lo schermo di arti mozzati e morti assurde che portano alla classica liberatoria risata. A tal senso si guardi la lunga scena di combattimento in chiesa: violenza estrema e allo stesso tempo visivamente potentissima, capace di mostrarci una grande capacità regista nella coreografia dei combattimenti.

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Poi c’è il cast a convincere perché se Colin Firth nel ruolo dell’agente segreto “mentore” Harry Hart ha le fisique du role perfetto, è il giovane agente segreto “cadetto” Taron Egerton a sorprendere per aderenza al ruolo e bravura. In ruoli di contorno anche Michael Caine, doverosamente citato nel look dei Kingsmen visto l’agente Harry Palmer di Ipcress nel sul curriculum, Mark Strong e Mark Hamill. Samuel L. Jackson aggiunge Valentine al suo “bestiario” di cattivi e caratteri bizzarri, costruendo un personaggio sopra le righe come il tono del film richiede.

Kingsman – Secret Service è il cinefumetto alternativo che ogni spettatore intrinsecamente nerd desiderava: è colto, intelligente, diverte, emoziona e dà una scarica di adrenalina che prosegue anche una volta usciti dal cinema.

È questo il cinema che ci piace.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un adattamento intelligente anche nelle modifiche apportate al fumetto.
  • Un cast scelto con cura.
  • Le scene d’azione sono coreografate benissimo.
  • Alcuni effetti visivi sanno di “finto”.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Kingsman - Secret Service, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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