A.P. Bio: lezioni di vendetta

Tra i palinsesti dei canali Mediaset Premium e Infinity si nasconde una perla rara di raffinata comicità: la prima e la seconda stagione della serie NBC A.P.Bio, ideata da Mike O’Brien (Saturday Night Live) e interpretata dal talentuoso Glenn Howerton (That ’80 Show, E.R.- Medici in prima linea, Fargo).

Dando un primo sguardo all’episodio pilota sembrerebbe che la Musa delle serie tv abbia realizzato i sogni degli studenti svogliati che  sognavano la versione malvagia di L’Attimo fuggente – soprattutto la scena dello strappo dei libri: Jack Griffin (Glenn Howerton) era un giovane e promettente professore di filosofia ad Harvard ma per motivi imprecisati  perde la sua cattedra e torna a vivere in Ohio, nella confettosissima casa della sua defunta madre; per superare il proprio crollo emotivo decide di prendere il posto suo rivale Miles Leonard (Tom Leonard) – colpevole, a suo dire, di essere uno “spacciatore” di filosofia positivista da due soldi – alla  Stanford University.

Nel mentre, come può accadere solo in America, Jack trova un posto come professore  di biologia in un liceo locale che ha un corpo docente stravagante e un dirigente patologicamente insicuro (Patton Oswald); la mente diabolica del nostro antieroe decide quindi di sfruttare la posizione raggiunta schiavizzando i propri allievi – Marcus il pignolo rappresentante di classe (Nick Peine), Sarika la secchiona (Aparna Brielle), Devin l’anarchico (Jacob McCarthy), Colin lo strambo (Tucker Albertazzi), Anthony lo stizzoso (Eddie Leavy) e Victor l’imbranato (Jacob Houston) –  per cercare di distruggere la reputazione della sua nemesi filosofica.

A.P. BIO

Ogni puntata presenta una storyline generale, in cui il protagonista architetta surreali piani per surclassare Miles o ottenere attenzioni da ex fidanzate, e delle sottotrame che riguardano le strambe disavventure delle colleghe e del preside; la prima stagione finisce con una sorta di punto di svolta in cui comincia una maturazione psicologica per tutti i personaggi.

Nel complesso generale sono i ragazzi del corso di biologia a fare da grilli parlanti a degli adulti imbranati o folli: il nostro Jack non è né un professor Keating né un’anima dannata che trova redenzione nell’insegnamento, almeno non ancora; potremmo accostare la sua figura a quella dell’Elizabeth Halsey, ovvero la Cameron Diaz del Bad Teacher di Jake Kashan e all’iconico dottor Cox (John Christopher McGinley) di Scrubs definendolo come un “geniale” lavativo che inconsapevolmente riesce a combinare qualcosa di buono.

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L’elegante comicità della serie, come per Modern Family, consiste nell’apparente realismo della regia: le risate sono affidate interamente alla stravaganza dei personaggi – il protagonista sarà pure fuori dagli schemi ma è anche il prodotto diretto di un’ambiente accademico selettivissimo – e alla mimica degli attori, tanto che non si capisce se sia nato prima il ruolo del preside o Patton Oswald.

La fotografia luminosa definisce al meglio i volti e le espressioni dei protagonisti mentre gli spazi ampli delle aule scolastiche evidenziano la rigidità degli studenti rispetto ai movimenti nevrotici del professor Griffin (basti notare le scene introduttive di ogni puntata in cui il prof entra fulmineo nella classe e disegna i suoi loschi piani sulla lavagna), senza dimenticare la angustiante casa in cui lui stesso vive, con la tappezzeria color pastello e le tendine ricamate.

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Con una lettura più “metafisica” di A.P.Bio si potrebbe notare quanto il protagonista nella sua lucida follia sia la personificazione del genio incompreso e messo da parte da una società ricca che vuole solo sentirsi dire quanto il successo si accessibile ma anche portavoce di un’intera generazione di giovani qualificatissimi che sono costretti a tornare a mani vuote al paese natio e con un desiderio di rivalsa che viene “catartizzato” dagli attacchi di rabbia del protagonista.

La regressione psicologica del protagonista non viene tuttavia vittimizzata e lui, dopo varie disavventure, riesce a uscire dal suo bozzolo di autocommiserazione e aiutare anche gli altri, i suoi allievi, ad accogliere e coccolare i propri istinti, idealizzando malefici piani di vendetta.

Ilaria Condemi de Felice

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