Batter Call Saul – Stagione 5: la spada di Damocle

Il 20 aprile si è conclusa la quinta stagione di Better Call Saul, la serie spin-off di Breaking Bad, ormai da tempo affermatasi come prodotto di grande qualità (ma non ci saremmo aspettati niente di meno da Vince Gilligan). Una serie che negli anni ha ricevuto svariati premi – tra cui due Critics Choise Television Awards – soprattutto per i suoi interpreti, la fotografia e la regia.

Come era prevedibile aspettarsi, Better Call Saul viene spesso paragonato al suo predecessore, sia per sentenziare che nulla potrà mai esserne all’altezza, e sia per azzardare che ci troviamo davanti a un prodotto perfino superiore. E per quanto sarebbe in effetti ingiusto metterli a confronto in questo modo, l’impulso viene spontaneo, essendo due prodotti dello stesso autore e facenti parte dello stesso universo narrativo. Senza togliere inoltre che i suoi due personaggi principali compiono una simile parabola discendente. Ma se in Breaking Bad assistiamo alla lenta autodistruzione di un ego frustrato, nel secondo prodotto di Gilligan la questione si articola su più piani.

In Better Call Saul abbiamo sotto mano quattro livelli di narrazione: il passato, ovvero la giovinezza di Jimmy/Saul, che si presenta a volte tramite flashback; il presente, con lo sviluppo della storia che vediamo dipanarsi, di come Jimmy sia diventato Saul; il Saul fantasma di Breaking Bad, mai rappresentato in questa serie, ma vivo nella nostra memoria e termine di paragone per lo sviluppo delle storie, una perenne spada di Damocle su personaggi che sappiamo non avere un avvenire; e il futuro, quel limbo in bianco e nero dove Saul sembra vivere quasi una “non vita”, annichilito costantemente dalla paura di essere scoperto. Per questo motivo, in vari modi, la storia di Saul è molto più complessa di quella di Walt, anche se probabilmente meno forte per impatto emotivo e adrenalinico.

Better Call Saul 5

In Breaking Bad assistiamo ad una parabola discendente causata da uno shock potente come è la scoperta di un cancro: la serie pone già dall’inizio le basi di una storia su condizioni al limite tra la vita e la morte, è come se la realizzazione che la fine potrebbe essere vicina liberi in Walt istinti che fino a quel momento aveva sentito necessario reprimere. Better Call Saul d’altra parte non ha questo ultimatum su cui giostrarsi, è allo stesso tempo molto più semplice, in quanto parla della vita di un uomo che lentamente, nel corso degli anni, prende una strada sempre più pericolosa, e al contempo più complessa, a causa di ogni piccolo evento che un poco alla volta va a incidere sulla sua psiche, e come questo grande labirinto alla fine si esprima in un’azione.

Sicuramente è molto più facile empatizzare con Saul che con Walt, proprio a causa di questo realismo, questo affidarsi semplicemente al racconto della vita di una persona qualunque (anche se sicuramente speciale a suo modo).

Ed è con questi termini che quest’anno siamo arrivati alla quinta stagione.

Better Call Saul 5

Avevamo lasciato Jimmy/Saul al momento della sua decisione di cambiar nome, il Saul Goodman fantasma di Breaking Bad aveva iniziato a mostrarsi. La trama della quinta stagione si divide fra le vicende di Saul (Bob Odenkirk) impegnato nella sua nuova carriera da “avvocato criminale”, Kim (Rhea Sheehorn) che subisce sempre e sempre di più l’influenza di Jimmy, Mike (Jonathan Banks) e Nacho (Michael Mando) occupati a vedersela con il cartello e con Gustavo Fring (Giancarlo Esposito).

Anche nelle altre stagioni la recitazione si era sempre tenuta ad un livello molto alto, ma in questa in particolare abbiamo visto davvero dei picchi artistici non da poco. Primo fra tutti Bob Odenkirk, allenato ormai a rappresentare gli sbalzi emotivi di Saul con grande controllo, ma in questa stagione una grande differenza l’ha fatta anche la recitazione di Rhea Sheehorn: straordinaria la capacità dell’attrice di trasmettere ciò che succede nella mente del personaggio attraverso piccoli cambi di espressione, sottili eppure chiarissimi.

Better Call Saul 5

Quello che ormai risulta chiaro da questa stagione è che il fantasma di Saul basa tanto del suo essere sul rapporto con il personaggio di Kim. E questa realizzazione ci terrorizza perché come tutti coloro che hanno visto Breaking Bad sanno, Kim non esiste nel futuro di Saul. Questo ci avrebbe fatto supporre che l’onesta Kim, quella che sembrava essere la bussola morale di Saul, avrebbe deciso ad un certo punto di abbandonare un caso perso, di non poterne più. Invece in questa stagione assistiamo al processo contrario: i due finiscono per essere sempre più legati, arrivando ad essere quasi un corpo solo, inscindibili. Vediamo Kim non solo non abbandonare Jimmy ma diventare sempre più simile a lui, a voler deliberatamente intrecciare le loro vite private e professionali, facendo a Jimmy un regalo pericoloso: gli dona una compagna come lui non ha mai avuto in tutta la vita, l’unica persona che forse l’abbia mai capito davvero, e allo stesso tempo entra con lui nel “gioco” pericoloso che ha deciso di intraprendere, mettendo a rischio quello stesso legame.

Better Call Saul 5

Narrativamente si viene a creare un quadro molto particolare: di solito come spettatori non sappiamo come si evolverà una storia, dobbiamo attendere per vedere le trame concludersi. Guardando Breaking Bad non sapevamo di stare assistendo ad una caduta nelle tenebre (anche se verso la fine i pronostici non avrebbero mai potuto essere rosei). Invece in Better Call Saul a grandi linee sappiamo come andrà a finire, e succede che quello che ci tiene sull’orlo della sedia in ansia non è non sapere cosa accadrà, ma quando e come, facendo caricare ogni scena di azione di una tensione tale che si potrebbe tagliare con il coltello.

La prossima stagione di Better Call Saul, la sesta, dovrebbe essere l’ultima: sapendo già che il finale sarà indimenticabile, vi consigliamo spassionatamente questa quinta o, se non lo avete ancora fatto, di recuperare l’intera serie, che trovate per intero su Netflix!

Silvia Biagini

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