Cam Girl, la recensione

Quello delle “cam girls” è un fenomeno diffuso da tempo in tutto il mondo e negli ultimi anni sta prendendo piede in maniera esponenziale anche in Italia. Di cosa si tratta? Ragazze, per lo più giovani e carine, (ma si sta espandendo anche il mercato dei cam boys) si spogliano davanti a una webcam e spesso vanno oltre, masturbandosi o avendo rapporti, per dei clienti che guardano dall’altra parte dello schermo e pagano una quota a tempo. In Italia, pur essendo una pratica illegale accomunata allo sfruttamento della prostituzione, questo mercato frutta un giro d’affari che si aggira attorno ai 2 miliardi di euro annui, con un parco clienti che raggiunge i 140 mila al mese. Un fenomeno in crescita che si aggiunge a molti altri a sfondo sessuale che scaturiscono quotidianamente dalle pagine di cronaca dei giornali. Ed è proprio da un articolo/inchiesta dell’Espresso che la regista e sceneggiatrice, nonché ex-Miss Italia Mirca Viola prende spunto per la sua opera seconda, Cam Girl.

Alice (Antonia Liskova) lavora nel settore del maketing, ma un improvviso licenziamento la getta sul lastrico. L’impossibilità nel trovare un altro lavoro la spinge ad aprire un sito di cam girls dove recluta le sue amiche – già avvezze al mestiere – Rossella (Alessia Piovan) e Martina (Ilaria Capponi), a cui si unisce la giovane barista Gilda (Sveva Alviti). Ben presto Alice si ritrova nel mezzo di un giro d’affari che non riesce a gestire e le storie personali delle sue dipendenti spesso sfociano in situazioni che le allontanano dalla professione intrapresa.

Con un’idea di base sufficientemente forte per destare la curiosità delle grandi masse, Mirca Viola si immerge in una tematica che avrebbe da offrire molto, cinematograficamente parlando, ma che non viene sfruttata e gestita nel modo migliore.

Sveva Alviti, alias Gilda, alle prese con uno dei suoi clienti

Sveva Alviti, alias Gilda, alle prese con uno dei suoi clienti

Cam Girl parte decisamente bene, mostrandoci la volontà e la determinazione di un gruppo di ragazze nell’intraprendere un’attività che ogni spettatore potrebbe giudicare deplorevole. Ma il bello di questo film è l’assoluta mancanza di un punto di vista moralistico, inquadrandoci le gesta delle intrepide protagoniste alle prese con una professione illegale descritta come qualsiasi altra. Tutto muove dal fare necessità virtù, la disoccupazione giovanile, l’italianissima arte di arrangiarsi: Alice, Rossella e compagne mettono su in poco e con (relativamente) poco dispendio economico un sito di videochat erotiche. Le seguiamo fare acquisti in un sexy shop, impartire e acquisire consigli su come attirare clienti, le vediamo spogliarsi davanti al computer… il tutto con una disinvoltura che fa quasi sorridere. Lì dove qualsiasi altro film avrebbe bacchettato confezionando pistolotti retorici su quanto possa essere moralmente sbagliato fare quello che fanno queste ragazze, Cam Girl se ne infischia e va diritto al sodo, mostrando invece la facilità di guadagno che sta dietro a questo business. Bene, finalmente qualcuno che sa osare (in Italia, poi!), direte voi… sbagliato, perché ad un certo punto Cam Girl finisce nello stesso identico e noioso imbuto che tende a impartire un insegnamento. La situazione precipita per ognuno e allora la regista ci suggerisce quanto possa essere riprovevole, sbagliato e perfino pericoloso fare la cam girl.

Così facendo, Cam Girl si mostra un film indeciso su che strada prendere e che target raggiungere apparendo, da una parte, come una puntata “tipo” di una fiction tv mirata ad analizzare e denunciare un argomento di cronaca, ma dall’altra risultando poco adatto a una prima serata televisiva visto il modo di affrontare inizialmente la tematica e i nudi mostrati (è pur sempre un VM 14).

Non convince la sceneggiatura, firmata a sei mani dalla stessa Mirca Viola, da sua figlia Angelica Gallo e da Andrea Tagliacozzo, che non riesce a gestire a dovere la coralità della storia, con la conseguenza che molti personaggi vengono poco approfonditi o addirittura scompaiono dalla vicenda improvvisamente (il padre di Martina, per esempio).

Le cam girls al lavoro

Le cam girls al lavoro

Lodevole il lavoro sul cast, soprattutto delle protagoniste femminili, tra le quali spicca per avvenenza e bravura la modella Sveva Alviti nel ruolo della “matricola” Gilda, personaggio su cui anche la regista sembra puntare maggiormente e che, di fatto, risulta il più interessante e meglio sviluppato, anche perché l’attrice le conferisce naturalezza e partecipazione.

Cam Girl è senz’altro un film ben confezionato e realizzato con una perizia che lo accomuna a produzioni ben più ricche e ambiziose, valorizzato anche da una adeguata colonna sonora a cui ha contribuito la cantautrice Silvia Tancredi con il singolo The Cage.

Nel 2010 dalla Francia arrivava un film dal titolo Student Services, l’argomento era molto simile ma lì si decideva fin da subito di intraprendere la strada della denuncia drammatica con larga concessione all’erotismo. A Cam Girl manca quella determinazione ed è inevitabile notare l’incertezza che sta dietro quest’opera, la paura di osare lì dove sembrava in grado di farlo.

Roberto Giacomelli 

PRO CONTRO
  • Interessante l’argomento, capace di cogliere un aspetto dell’attualità non ancora trattato a dovere.
  • Molto buono il cast femminile, con Sveva Alviti in testa.
  • Non sa osare lì dove sembrava sull’ottima strada per farlo.
  • Sceneggiatura traballante.
  • Personaggi secondari trattati con troppa superficialità.
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Valutazione: 6.7/10 (su un totale di 3 voti)
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