Campioni, la recensione del film di Bobby Farrelly

Negli ultimi anni si è venuto a creare un vero e proprio primato per un film italiano, entrato nel guinness dei record per essere quello con più remake al mondo: parlo di Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese che nel 2023 (quindi in appena 7 anni) ha toccato quota 20 remake internazionali. È ben lontano da questi numeri Campeones, film spagnolo del 2018 vincitore di 2 Premi Goya che da noi è arrivato col titolo Non ci resta che vincere ma che negli ultimi tempi si sta facendo strada con una serie di remake internazionali, tra i quali c’è Campioni di Bobby Farrelly.

L’allenatore di basket Marcus Marakovich mette sé stesso e il suo orgoglio davanti ad ogni cosa, motivo per il quale, nel bel mezzo di una partita di campionato, finisce alle mani con un suo superiore con il quale non condivideva le scelte per la formazione in campo della squadra. Licenziato e in preda ai fumi dell’alcool, Marcus si va a schiantare con la sua auto contro una pattuglia della polizia e per questo viene condannato alla prigione… ma il giudice gli da una scelta: in alternativa può orientarsi verso un lavoro socialmente utile allenando una squadra di basket composta da disabili intellettivi. Pur non entusiasta all’idea della squadra assegnatagli, Marcus sceglie di tornare in campo e si renderà conto che il lavoro al fianco di quella squadra speciale può essergli più utile del previsto.

Campioni

Il film originale di Javier Fesser è ispirato alla storia vera della squadra di basket Aderes Burjassot, composta da persone con disabilità intellettiva, che vinse dodici campionati in Spagna tra il 1999 e il 2014. Per il remake a stelle e strisce si decide di rimanere il più fedeli possibili alla sceneggiatura che Fesser ha scritto insieme a David Marqués e che Mark Rizzo ha adattato per il mercato americano, ma con un valore aggiunto da non sottovalutare: la regia di Bobby Farrelly.

Chi conosce la filmografia dei fratelli Farrelly sa che c’è un fil rouge che unisce tutte le loro opere dirette in coppia, fin dall’esordio, e quel filo è la disabilità. I Farrelly sono da sempre impegnati nel sensibilizzare il pubblico alle questioni dei disabili, fisici e intellettivi, e per farlo hanno sempre inserito nei loro film dei veri non-attori disabili nella vita, per ridere con estremo rispetto insieme a loro dei piccoli grandi ostacoli che incontrano nel corso della vita e far si che questa cosa segua un processo di normalizzazione nella percezione pubblica. Un intento molto nobile che trova la quadratura del cerchio proprio in Campioni che è il primo film che Bobby Farrelly dirige senza il fratello (a differenza di Peter Farrelly che ha già diversi assoli in carriera, tra cui il premio Oscar Green Book). Un progetto praticamente perfetto per portare avanti il tema della disabilità perché centrale nella narrazione, ma che da vita a un’opera troppo trattenuta sul versante comico/demenziale che ha da sempre contraddistinto il cinema del regista e, di conseguenza, anche più fiacca del previsto.

Campioni

Partiamo proprio dagli aspetti negativi di Campioni che, oltre all’assenza di reale divertimento, si riducono essenzialmente alla durata e alla scrittura del personaggio protagonista.

La durata di ben 125 minuti è decisamente eccessiva, problematica a cui andava incontro anche il film originale spagnolo: il materiale narrativo non ha un vero e proprio sviluppo drammatico e dei personaggi, così ci troviamo con un atto centrale statico e francamente accorciabile che paga lo scotto anche di un ritmo abbastanza lasco.

Il secondo problema di Campioni è Marcus Marakovich, il protagonista, che trova in Woody Harrelson un sicuro punto di interesse ma soffre di una scrittura priva di polso. Marcus è il classico personaggio che negli anni ’80 sarebbe stato interpretato da un Bill Murray, uno stronzo opportunista che vive un’avventura “borderline” con il solo scopo di uscirne cambiato, migliorato. In Campioni, Marcus non è un personaggio alla Bill Murray anche se vorrebbe esserlo e così ogni momento della sceneggiatura che dovrebbe/vorrebbe mettere in mostra il suo comportamento socialmente inaccettabile è trattenuto a tal punto da non lasciare mai trasparire il suo cinismo, che si fa latente. E il personaggio così non emerge, sembra contraddittorio e, soprattutto, viene a privarsi di quel cambiamento/miglioramento finale che c’è ma non arriva realmente agli occhi dello spettatore. Insomma, Woody Harrelson ci prova in tutti i modi a dare profondità al suo personaggio, ma è la sceneggiatura, visibilmente in difficoltà per non inciampare nel politicamente scorretto, a peccare da questo punto di vista.

Campioni

Per il resto, Campioni è un film semplice, lineare, gradevolissimo che sa far affezionare lo spettatore ai suoi personaggi, una squadra composta interamente da disabili intellettivi e interpretata da un manipolo di attori veramente disabili bravissimi: Madison Tevlin, Joshua Felder, Kevin Iannucci, Ashton Gunning, Matthew Von Der Ahe, James Day Keith, Alex Hintz, Casey Metcalfe, Bradley Edens.

A tal proposito, va assolutamente segnalata l’iniziativa italiana relativa al doppiaggio del film che ha visto il coinvolgimento di otto ragazzi non professionisti, affetti da sindrome di down e dello spettro autistico, alle prese con il doppiaggio dei personaggi. Un’iniziativa davvero lodevole e coerente in un ambiente, quello del doppiaggio italiano contemporaneo, flagellato spesso da scellerate iniziative che portano talent (senza talento) a prestare la loro voce con risultati che spesso fanno sanguinare le orecchie. E invece con Campioni c’è un lavoro di doppiaggio eccezionale, con non professionisti incredibilmente talentuosi, sicuramente ben diretti e perfettamente in linea con il progetto originale.

Campioni

A fine visione, si esce dal cinema di buon umore, Campioni ha questa forza da non sottovalutare, ma allo stesso tempo si è consapevoli che molte risate in stile Farrelly ci sono state negate: le situazioni sono lì, servite su un piatto d’argento, ma un enorme guinzaglio invisibile evita la deflagrazione comica del tutto.

Campioni è al cinema dal 31 maggio con Universal Pictures.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un film che mette di buon umore.
  • La storia è perfetta per le tematiche care a Bobby Farrelly.
  • Il doppiaggio italiano.
  • Troppo lungo, quasi noioso.
  • Il personaggio principale non è scritto in maniera convinta e convincente.
  • Troppe potenziali gag sono state smorzate o evitate e, quindi, il potenziale comico non riesce ad emergere.
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