Cold in July, la recensione

Al 32^ Festival del Cinema di Torino (e, prima, al Sundance Film Festival e a Cannes) è stato presentato il singolare thriller dalle tinte pulp Cold in July. Si tratta dell’adattamento, diretto da Jim Mickle, dell’omonimo romanzo di Joe R. Lansdale, autore non celeberrimo ma la cui opera, sul grande schermo, ha già incontrato più di una fortunata trasposizione. Basti pensare al cult Bubba Ho-Tep, diretto da Don Coscarelli, con Ossie Davis e Bruce Campbell.

Protagonista inedito della pellicola, che alterna e frulla insieme home invasion movie, b-movie anni Ottanta e persino snuff movie, è il Michael C. Hall della serie tv Dexter, cui si affiancano i mostri sacri Don Johnson e Sam Shepard. Siamo in Texas, 1989. In un’afosa notte estiva, il mite Richard Dane (Michael C. Hall) spara a un ladro che si è introdotto in casa sua. La vittima si chiamava Freddy Russell ed era il figlio del vendicativo Ben (Sam Shepard). Quest’ultimo, appena uscito di prigione, è ansioso di rifarsi della perdita del suo ragazzo sulla famiglia di Richard…

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La sinossi non suggerisce nulla di originale e, in effetti, il primo macro segmento del film non risulta particolarmente coinvolgente né propone elementi degne di nota, eccezion fatta per un originale impiego della colonna sonora. Tuttavia, all’improvviso, i toni cambiano e le redini della vicenda ci conducono a dinamiche e personaggi inaspettati e completamente diversi. Questo accade quando Richard ha il sospetto che l’uomo che ha ucciso non sia Freddy e inizierà a indagare per scoprire la verità. Ci ritroviamo catapultati, dunque, da una statica e canonica storia di vendetta, relegata all’interno delle mura domestiche di un paesino di provincia, a una sorta di road-movie investigativo violento, ironico e, a tratti, surreale.

In questo affollato affresco, fatto di cappelli da cowboy, ambientazioni ‘americane’ – nel senso atavico del termine – e selvagge commistioni stilistiche, lo spettatore potrebbe faticare a tenere insieme le fila del discorso. Sebbene la graffiante, spesso grottesca, ironia dei dialoghi contribuisca, in più di un’occasione, a smorzare con efficacia la tensione e intrattenere con freschezza, complessivamente il film non convince né appassiona. La ragione risiede nello spiazzante e reiterato mescolare le carte in tavola, nell’esibizione talvolta gratuita della violenza, nella generale impressione che il regista abbia voluto strafare, facendo percepire la sua presenza in ogni angolo, ma confezionando, di fatto, un dimenticabile pastrocchio.

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Sulle interpretazioni, in compenso, nulla da eccepire. Star assoluta del film è Don Johnson, carismatico ed esilarante nel ruolo di Jim Bob; dal momento in cui entra in scena, a metà film, il film riacquista mordente e si avvolge di accattivante curiosità, recuperando parzialmente quel ritmo di cui aveva difettato fino ad allora. Sam Shepard gioca soprattutto sull’intensità di silenzi e sguardi, arricchendo il suo personaggio, tormentato e minaccioso, di ombre e sfumature inquietanti e intense. Michael C. Hall, assolutamente credibile nel look anni Ottanta, si cimenta in una performance che, pur procedendo per sottrazione, suggerisce con vigore quanta angoscia esistenziale si nasconda nell’animo di quel dimesso padre di provincia.

Cold in July solleva tematiche ingombranti quali la vendetta e il rapporto padre-figlio, rielaborandoli fino alle estreme e, forse, inedite conseguenze. Tuttavia, il contesto in cui tali riflessioni sono inserite è fin troppo chiassoso e incoerente per risultare apprezzabile. Sul grande schermo, la miscela di linguaggi e le incursioni nel trash e nel grottesco – si pensi solo, banalmente, alla filmografia di Quentin Tarantino – hanno dato vita a sequenze memorabili e intuizioni geniali. Ma non sono armi né assi nella manica alla portata di tutti.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Un trio di protagonisti che funziona.
  • Umorismo efficace e graffiante.
  • Interessante lavoro sulla colonna sonora.
  • La commistione di stili e registri, insistita e esibita, confonde e spiazza.
  • Complessivamente privo d’intuizione e poco coinvolgente.
  • Gli elementi grotteschi, non sfruttati a dovere, stonano e danno l’impressione di star lì a casaccio.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +8 (da 10 voti)
Cold in July, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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