Da Dylan Dog a Io sono il Male: intervista allo scrittore e sceneggiatore Andrea Cavaletto

In occasione dell’esordio in libreria di Io sono il Male, romanzo thriller scritto da Andrea Cavaletto e Lisa Zanardo, edito da GM Libri, abbiamo scambiato due chiacchiere proprio con Andrea Cavaletto.

Noto per il suo lavoro come illustratore e sceneggiatore di fumetti, Cavaletto è il creatore della serie horror Paranoid Boyd (Edizioni Inkiostro) e ha realizzato con Pasquale Ruju e Rossano Piccioni la graphic novel Nuvole nere (Feltrinelli Comics), ma il grande pubblico lo conosce soprattutto per il lavoro su alcune testate Sergio Bonelli Editore, in primis Dylan Dog e Martin Mystère. Al cinema collabora attivamente da anni con il regista indipendente Domiziano Cristopharo (Hyde’s Secret Nightmare, Doll Syndrome e molti altri) ma ha anche firmato la sceneggiatura del crudo survival movie Hidden in the Woods (2012) di Patricio Valladares. Attualmente è docente di scrittura creativa alla scuola Holden di Torino.

Buongiorno Andrea, da pochi giorni è in libreria Io sono il Male, il tuo primo romanzo scritto a quattro mani con Lisa Zanardo. Potresti descrivere questa opera e in che modo hai lavorato insieme a Lisa?

IO SONO IL MALE rientra nel genere del thriller psicologico, o Home Thriller. Per intenderci, non è un procedural, non c’è un serial killer a cui una coppia di poliziotti duri deve dare la caccia. Siamo più nel territorio di storie quali Big Little Lies, The Undoing o Dietro I Suoi Occhi, per citare alcune recenti serie TV di successo. Volevo scrivere una storia che parlasse di malattia, e l’incontro (casuale e fortuito, ma forse no!) con Lisa Zanardo, che nei suoi precedenti libri ha sapientemente trattato il tema della Sclerosi Multipla, di cui soffre, mi ha spinto a proporle di collaborare. Lei ha accettato e siamo entrati subito in sintonia. Abbiamo sviluppato insieme la trama, ma la cosa che mi interessava, era che lei raccontasse nello specifico delle sue esperienze di vita, in modo da amalgamarle con la struttura che stavamo imbastendo, rendendo così la storia unica e il più possibile verosimile.

Il thriller è un genere dalle numerose sfaccettature, spesso utile a farsi veicolo per dei messaggi ben precisi, così come sembra accadere in Io sono il Male che approfondisce il tema della malattia e le diverse sfumature che questo può comportare in chi ne è affetto. Sei d’accordo? Se si, in che modo questo romanzo affronta il tema della malattia?

La vera protagonista del nostro libro è proprio la Malattia, declinata in tutte le sue forme. Qui, la Malattia è il Killer. Il lettore è chiamato a combatterla insieme a Stella, alter ego della stessa Lisa Zanardo. Per questo, proprio la Sclerosi Multipla ha una certa importanza nello sviluppo della trama. Io, poi, che sono un notevole ipocondriaco, ho voluto scrivere questo romanzo come se fosse una sorta di esorcismo, una liberazione dalla mia paura del Male. Spero che possa offrire in un certo modo un’esperienza di cura per l’anima a chi vorrà leggerci.

Visto che hai una grande affinità con il genere horror, in questo romanzo dove si nasconde il vero orrore?

Questa volta sono stato meno esplicito e grafico del solito, anche se nel finale io e Lisa non ci siamo risparmiati. L’orrore però c’è e, come spesso accade nelle storie che narro, è nascosto nelle pieghe dell’amore. L’amore è l’orrore. L’amore che ci consuma l’anima, nel bene e nel male. E poi credo ci sia parecchia ansia e tensione drammatica.

Io sono il Male è il tuo primo romanzo, ma hai già scritto molti racconti e hai un curriculum da sceneggiatore che spazia dal fumetto al cinema. In che modo ti sei approcciato alla scrittura letteraria in confronto a quella per fumetto e cinema?

Per me questa è stata un’esperienza nuova e affascinante. Non mi vergogno a dire che credevo di non esserne capace. Ma d’altronde, ero convinto della stessa cosa anche prima di diventare sceneggiatore di fumetti e di cinema. Invece, con dedizione, ostinazione, passione e la giusta esperienza, credo di aver ottenuto dei risultati notevoli. Quindi mi sono sfidato e, una volta accettata l’idea di questa nuova impresa, l’ho affrontata come faccio sempre. E poi, ho avuto un supporto notevole e indispensabile proprio nella figura di Lisa Zanardo, che ha già all’attivo altri libri. Dopo l’esperienza di IO SONO IL MALE, ci ho preso gusto e ho continuato con il super estremo DOLL SYNDROME, novelization della mia sceneggiatura per l’omonimo film di Domiziano Cristopharo, e con l’ormai imminente BLUE SUNSET, omaggio al cyberpunk scritto in collaborazione con Fulvio Gatti, espertissimo dell’argomento. Mi piace spaziare in tematiche diverse, con collaborazioni varie, ma credo che il mio mood paranoico sia sempre molto forte e distinguibile, come un mio marchio di fabbrica.

Nel mondo dei fumetti alterni collaborazioni con realtà editoriali più piccole con vere e proprie majors come Sergio Bonelli Editore, ma il tuo tratto distintivo è il mistero e il soprannaturale. Che rapporto hai con i generi horror/thriller nel mondo del fumetto?

Lo stesso che ho in ambito cinematografico e, da ora, anche puramente narrativo. L’horror, il mistero e il brivido hanno da sempre accompagnato il mio percorso creativo. Per me rappresentano quasi una catarsi. Nell’orrore posso indagare tutte le paure che mi definiscono, permettendomi di dialogare con la mia parte oscura su tutto quello che mi spaventa di me stesso e della società in cui viviamo.

La stessa cosa si può dire del cinema. Alcuni tuoi racconti sono diventati cortometraggi horror/macabri e hai avviato un vero e proprio sodalizio con il prolificissimo regista indie di cinema estremo Domiziano Cristopharo, oltre che lo script del bellissimo Hidden in the Woods. Non abbiamo dunque dubbi sull’Andrea Cavaletto sceneggiatore, ma com’è l’Andrea Cavaletto spettatore?

Sono un divoratore compulsivo di horror in tutte le sue forme, purché sia ben fatto o che abbia qualcosa da dire. Mi piace stupirmi, più che spaventarmi. Ci sono in giro un sacco di film dell’orrore che sono totalmente privi di anima, magari con FX decenti e attori discreti, ma che sembrano fatti con lo stampino. Ecco, quelli, se posso, li evito. Mi fanno dormire e mi fanno pure innervosire, perché mi sembra che abbiano buttato i soldi nel realizzarli. Ormai, dopo tutto l’orrore che ho ingurgitato negli anni, premio l’originalità e la creatività. Per questo mi piace collaborare con Domiziano Cristopharo, perché lo ritengo uno dei registi più folli che ci siano nel panorama indipendente internazionale, che mi spinge a osare sempre oltre il mio limite.

Se dovessi scegliere un linguaggio mediatico: libro, fumetto o cinema?

Direi tutti e tre, of course!

A cura di Roberto Giacomelli

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