Eva Braun, gli scandali del bunga-bunga tra Pasolini e surrealismo

Dopo l’excursus nel found-footage d’autore con La festa, Simone Scafidi riprende le fila del discorso (mai interrotto, in realtà) che avevamo visto ne Gli arcangeli e Appunti per la distruzione: nasce così Eva Braun (2015), che possiamo considerare come la terza parte di un’ideale trilogia insieme ai due suddetti, magari non nelle intenzioni, ma sicuramente nei risultati e nelle fonti di ispirazione, per vari motivi: la presenza del bravissimo attore protagonista Andrea Riva De Onestis, una forte tematica sessuale e un’atmosfera di fondo pasoliniana e surrealista.

Eva Braun, probabilmente il film di Scafidi artisticamente più maturo, può essere considerato un po’ la summa del suo cinema. Geniale, controverso e in grado di scuotere la critica italiana e internazionale, è ispirato dichiaratamente agli scandali sessuali dell’Italia di oggi: il bersaglio – velato ma neanche troppo – sono le vicende di Silvio Berlusconi, del Bunga-Bunga e delle Olgettine, e in generale di un’Italia dove la meritocrazia non conta e il successo personale passa tramite la mercificazione del corpo. Fin dal titolo, evocativo del connubio tra sesso e potere, Eva Braun punta il dito sugli scandali politico-sessuali, ma non è un film su Berlusconi: e non si tratta di pudicizia o auto-censura bensì di una precisa scelta poetico-stilistica perfettamente in linea coi canoni di Scafidi, un autore che re-interpreta sempre la realtà, non scende a compromessi, fa un cinema libero, anarchico e scomodo, in cui realtà e deformazione artistica si fondono indissolubilmente.

Eva Braun

La storia, scritta dallo stesso Scafidi, è ambientata in un posto qualsiasi e indefinito dell’Italia di oggi. Pier (Andrea Riva De Onestis) è un ricco uomo politico, elegante, colto e raffinato ma pieno di bizzarre perversioni sessuali: per soddisfarle, incarica la sua segretaria e mistress Romy (Susanna Giaroli) di reclutare giovani donne da condurre nella sua villa. Quattro ragazze e un ragazzo, ciascuno con un’aspirante carriera da realizzare, vengono scelti e portati consenzienti al suo cospetto in cambio della promessa di soldi e di una raccomandazione. I pomeriggi alla villa trascorrono fra giochi erotici di gruppo, perversioni e umiliazioni, fino a quando la fuga della gelosa Romy e la malattia di Pier conducono a un esito imprevisto.

Eva Braun si snoda in una sceneggiatura che fonde senza soluzione di continuità dramma, denuncia sociale, erotismo, surrealismo e un pizzico di commedia (un dramedy, possiamo definirlo). Il film è scritto e diretto in modo volutamente non lineare, attraverso tableaux vivants che si alternano senza soluzione di continuità ai flashback sulla vita dei protagonisti e a varie scene oniriche, richiedendo così una particolare attenzione dello spettatore nella ricostruzione della vicenda. Scafidi mette quindi in scena una serie di quadri visivi a sfondo erotico-sadomasochista che creano una sensazione di disagio, squallore e persino angoscia. Impossibile non pensare alla schiavitù e alla disumanizzazione di Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini e alle opere di De Sade (esplicite fonti di ispirazione per il regista), soprattutto nel finale in cui il protagonista schiavizza i giovani, li lega per terra e dipinge falce e martello sulla schiena di una ragazza.

Eva Braun

La componente erotico-sessuale è molto spinta, pur se deformata da una lente grottesca, paradossale e persino umoristica in certi momenti. Scafidi conferma di possedere un forte senso estetico: l’immagine raffinata e decadente, ottenuta anche grazie alle suggestive scenografie e alla fotografia avvolgente e dai toni caldi, produce dei quadri visivi che sembrano richiamare in primis Salò di Pasolini, ma anche i suoi film decamerotici e i nudi artistici di Walerian Borowczyk, mentre la meravigliosa sequenza onirica dell’orgia di gruppo virata in bluette è stata girata ispirandosi a una scena presente in Zelda di Alberto Cavallone. La storia si svolge quasi interamente nella “casa dei giochi” di Pier, squisitamente scafidiana: ambienti spogli, dai muri giallastri, un’abitazione che sembra aver conosciuto tempi migliori e in cui il vecchio lusso lascia spazio a una decadenza dannunziana.

L’erotismo in Eva Braun non è mai qualcosa di sincero, ma sempre un elemento sporco, morboso, in odore di sottomissione e prevaricazione dell’individuo. La cifra ricorrente del film è il voyeurismo, la sublimazione dell’atto sessuale in qualcosa d’altro, quasi una metafora dell’impotenza di cui soffre Pier, spesso ripreso in situazioni da voyeur più che da partecipante in prima persona. Vediamo quindi falli artificiali maneggiati come se fossero veri, una fellatio ripresa con la telecamera, uno sverginamento tramite un cellulare che vibra, masturbazioni, eiaculazioni e relativi surrogati (lo schizzo di crema), l’erezione di un cane morto, nudi ricorrenti che in una scena sfiorano l’incesto.

Interpretato magistralmente da un sempre intenso ed espressivo Andrea Riva De Onestis, attore-feticcio di Scafidi, Pier richiama il protagonista di Appunti per la distruzione, nella sua follia nietzschiana, ed è bizzarro anche esteticamente, con occhiali colorati, capelli laccati e vestiti sgargianti. Da notare anche la certosina costruzione degli altri personaggi, che – grazie ai bravissimi interpreti di scuola teatrale – diventano autentiche persone (una particolare menzione va a Susanna Giaroli, già vista ne La festa, il cui personaggio ricorda Nicole Minetti): e il clima che si respira è tanto più inquietante perché i ragazzi che si vendono al Potere sono gente comune, individui in un certo senso vicini a noi (sono aspiranti scrittori, registi, giornalisti e professionisti vari).

Ricchi e variegati sono i dialoghi, in cui si alternano citazioni colte cinematografiche e letterarie (da Bresson a Bataille a Majakovskij), scene beckettiane da teatro dell’assurdo e varie frasi tratte dalle intercettazioni sugli scandali politico-sessuali italiani.

Eva Braun

Altrettanto raffinata e calda è la colonna sonora, composta per la maggior parte da brani di musica classica che creano un impasto sonoro altisonante e malinconico, confermando il gusto di Scafidi per la costruzione musicale delle scene: il Piano Trio di Schubert che accompagna la scena dell’orgia in bluette, il Trio per clarinetto, violoncello e piano di Brahms sui titoli di testa, la Sinfonia n.3 di Brahms nelle scene vintage con Romy e la bambina, mentre sui titoli di coda sentiamo il brillante pezzo Texas del gruppo statunitense Magic Man.

Prodotto da La Via della Mano Sinistra insieme a Gianluigi Perrone, Eva Braun è stato presentato in vari festival italiani e internazionali e poi distribuito in homevideo sia in Italia (CG Entertainment) sia in numerosi Paesi stranieri.

Davide Comotti

VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.