Fast and Furious 8, la recensione

Siamo giunti a quota 8. Un traguardo davvero importante per una saga d’azione che è seconda solo a quella di 007 in quanto a longevità. Sedici anni di corse, inseguimenti, rapine e famiglie che si formano per un franchise d’azione fondamentale e divenuto ormai di tendenza per un’intera generazione di spettatori. Però Fast & Furious 8 è anche il capitolo della svolta, quello capace di mettere alla prova la saga, perché dopo l’eccellente risultato ottenuto da Fast & Furious 7 era davvero difficile far di meglio; inoltre questo ottavo capitolo è anche il primo a dover concretamente affrontare l’assenza del coprotagonista Paul Walker, tragicamente scomparso durante le riprese del settimo film.

Diciamo che la prova è stata brillantemente superata. Il regista F. Gary Gray, che ha già diretto Charlize Theron e Jason Statham in The Italian Job e Vin Diesel in Il Risolutore, ha ereditato dal precedente James Wan una curatissima tecnica nella messa in scena dell’azione; mentre lo sceneggiatore Chris Morgan, abbonato alla saga dai tempi di Tokyo Drift, è riuscito a proseguire l’intricata storia in maniera coerente, senza eccessive forzature ne ripetizioni, malgrado il complicatissimo gioco a incastro tra i vari capitoli.

Dom Toretto (Vin Diesel) e Letty (Michelle Rodriguez) sono in luna di miele a l’Avana, quando lui viene avvicinato da una misteriosa donna (Charlize Theron) che lo ricatta e lo costringe ad aiutarlo nell’impresa di rubare un ordigno nucleare a Berlino. Toretto deve, suo malgrado, passare dalla parte degli avversari mentre Letty, Roman (Tyrese Gibson), Raj (Ludacris) e Ramsey (Nathalie Emmanuel) vengono contattati da Hobbs (Dwayne Johnson) e Mr. Nobody (Kurt Russell) proprio per fermare il loro ex leader.

L’introduzione ci immerge immediatamente nel “mondo Fast & Furious” che ogni spettatore ha ben sedimentato nel proprio immaginario, ovvero lingue d’asfalto, una corsa clandestina, belle donne e azione “impossibile” che stavolta vede Toretto alla guida di una vecchia automobile sovraccarica di NOS che va letteralmente a fuoco. Ma questa quotidianità, che coincide anche con la luna di miele che segue la rivelazione di un matrimonio con Letty avuta alla fine del precedente film, è presto sconvolta dall’entrata in scena del villain più duro di tutta la saga: la terrorista informatica Cypher, interpretata da una sempre bellissima Charlize Theron.

I cattivi non sono mai stati il punto forte di Fast & Furious, basta cercare di ricordare quelli che hanno caratterizzato i primi 5 film… difficile riportarli alla memoria, eh? Poi dal sesto si è cercato di puntare più sulla caratterizzazione dei villain agendo soprattutto sulla presenza di vere star a interpretarli, come Luke Evans e Jason Statham, ma la fama dell’attore ha sempre preceduto la caratterizzazione dei personaggi, fino ad oggi. Cypher è un cattivo alla 007: manie di grandezza, spietata e manipolatrice, nonché – scopriamo – grande mente dietro le azioni criminali di diversi capitoli della saga. La presenza di un personaggio carismatico anche tra le fila dei cattivi fa si che si possa sorvolare qualche leggerezza come il comportamento di Dom, giustificato da un colpo di scena clamoroso ma, in fin dei conti, anche evitabile con un minimo di coerente sincerità.

Ma non c’interessa. Vogliamo l’azione e l’azione avremo.

Come ormai da almeno tre film a questa parte siamo abituati, anche Fast & Furious 8 ha delle incredibili scene d’azione ai limiti della logica e di ogni legge di gravità: vedremo fiumi di automobili comandate a distanza piovere letteralmente nelle strade, un lunghissimo inseguimento tra i ghiacci per fermare un sottomarino, un missile bloccato con la forza delle braccia (di Dwayne Johnson, of course) e indirizzato verso un nuovo obiettivo. Ma le mie preferite sono quelle corpo a corpo, ovvero un epico scontro tra le mura di una prigione tra i detenuti Jason Statham e Dwayne Johnson, e una missione di recupero per Jason Statham ad alta quota, con pistola in una mano e neonato nell’altra, a voler omaggiare un grande cult di John Woo.

E il film corre veloce tra gli oltre 130 minuti, con l’introduzione di un nuovo personaggio, interpretato da Scott Eastwood, il cammeo di Helen Mirren in un ruolo che non vi riveliamo, e un senso di coralità sempre più marcato; non mancano, inoltre, riferimenti ai capitoli precedenti, sempre più maniacali, e ritorni celebri che fanno di questa saga un unico grande progetto in cui ogni film è solo la tessera di un grande mosaico.

L’assenza di Paul Walker, ahinoi, si fa sentire non tanto a livello narrativo (sappiamo che sta facendo il papà e ha abbandonato l’azione, ma quanto potrà durare questa giustificazione, visti anche gli sviluppi di questo film?), quanto a quello affettivo, perché qui Toretto non ha più il suo coprotagonista, ma tante spalle e questo, paradossalmente, gioca a sfavore proprio del personaggio principale.

Fast & Furious 8 è dunque l’ennesima conferma che siamo di fronte alla saga action definitiva, un’opera maestosa e importante per la storia del cinema, capace di sapersi districare tra i tanti sequel uscendone fuori sempre vittoriosa, anche per l’incredibile bontà qualitativa di ogni nuovo capitolo prodotto.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Le scene d’azione, sempre incredibilmente spettacolari e fantasiose.
  • Charlize Theron, nei panni di un cattivo che lascia il segno.
  • La grande coerenza narrativa che sta dietro a questo e agli altri capitoli della saga.
  • L’assenza di Paul Walker.
  • Il meccanismo della “famiglia” comincia a farsi ripetitivo.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Fast and Furious 8, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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