I fantasmi d’Ismael, la recensione

Un film che non si smetterebbe mai di vedere, quello presentato da Arnaud Despechin al Festival di Cannes. Partiamo dal nome del suo protagonista: Ismaele. Ismaele in ebraico significa “Dio ascolta.” Ed effettivamente Ismaele è il perno centrale attorno a cui ruotano due vicende, che nella pellicola lo coinvolgono sotto duplici aspetti: sentimentale/privato e pubblico/lavorativo, quest’ultimi mai del tutto separati perché talmente tanto accomunati dalla vicinanza del protagonista della pellicola con il protagonista della pellicola nella pellicola.

D’altronde quando sarebbe possibile farlo, se non quando come protagonista c’è Mathieu Amalric? È lui il collante tra due temi, che apparentemente non avrebbero nulla in comune se non fosse per un secondo personaggio, Arnaud Despechin, che nel suo film interpreta il produttore esecutivo della pellicola di cui Ismael è il regista. Dunque, un po’ di confusione sin dall’inizio per gli spettatori, nebbia di fumo che si dirada mano a mano che il film acquisisce ritmo. Un ritmo che prende quasi da subito, un ritmo che consente al regista di mettere assieme sentimento, amore, sesso, violenza e spensieratezza una dietro l’altra. Sembra impossibile eppure il risultato è quello di un’atmosfera ovattata, come un ponte tanto basso che ti obbliga ad abbassare la testa per passarci, movimento che viene fatto con tanta naturalezza da non fare del male ai muscoli in contrazione.

Perché in contrazione inevitabilmente ti lascia, la storia di un uomo che ritrova un vecchio amore vent’anni dopo che la donna della sua vita era stata considerata morta. E uno dei motivi per cui sentiamo la durezza del messaggio che vuole passare è che gli aspetti della vita su cui Despechin va a parare sono tanti ma ricercati, e ancora più ricercate sono le particolarità di ognuno di questi aspetti. Ad esempio, la frase detta riguardo le conseguenze derivanti dall’accertamento di una non morte precedentemente ufficializzata: “il coniuge che fa ritorno non annulla lo scioglimento del vincolo”. E molto è tutto qui, in questa frase ripresa dal codice civile, una frase asettica non fosse per il suo contenuto devastante, che apre in tutti noi un immaginario di emozioni e ricordi, che non può lasciarci indifferenti. E questo è solo uno degli esempi a dimostrare la profondità della ricerca dietro I fantasmi dIsmael.

Un altro esempio viene dato dalla musica: essenziale, mai invadente ma sempre presente, sia quando viene chiamato in causa l’hip-hop, sia quando questo si fa da parte per lasciare la scena a un pezzo classico, o al solo rumore del mare.

C’è poi da spiegare il perché del plurale usato quando la scelta del titolo è ricaduta su “i fantasmi.” Prima e dopo un addio è difficile parlare alla stessa persona. Quando qualcuno ci manca, è perché spesso è diventato/a qualcuno di diverso, qualcuno che facciamo difficoltà a riconoscere. E come poter vedere questo, se non attraverso gli occhi di un padre, il cui sentimento per una figlia scomparsa è e rimarrà sempre puro e non viziato da altre situazioni?

Una storia di fantasmi, dunque, sottili veli che una volta scoperti possono cambiare del tutto la nostra storia. In tal senso, per portare a visione quanto le cose possano prendere pieghe impreviste in Amore, il regista prende un’altra storia ad esempio, che vede come protagonisti gli attori del film che Ismael sta dirigendo (e che ha scritto). Qui i due protagonisti si comportano come avevano fatto Ismael e Charlotte non appena si conobbero, quando erano entrambi innamorati l’uno dell’altra. Baci, tenerezze, promesse di un Amore che vedesse oltre le barriere della vita, dove veniamo spesso chiamati a prove di coraggio da affrontare singolarmente, ma per il bene della coppia. Perché sembra questo essere la visione dell’Amore che il regista ha deciso di mettere sotto i riflettori: si è innamorati non solo quando si è convinti e si sente la grandezza che due esseri umani provano come fossero uno solo, ma quando si è soli e decidiamo di isolarci (e a rinunciare) per mantenere integra l’unità formatasi.

Per il resto sembra ogni cosa stia al suo posto, eccezion fatta per il doppiaggio, un po’ carente.

Roberto Zagarese

PRO CONTRO
  • Ritmo.
  • Contenuti.
  • Capacità di recitazione.
  • Doppiaggio.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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I fantasmi d'Ismael, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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