II clown triste è uscito di scena. Addio a Robin Williams

È morto John Keating. È morto/a Mrs. Doubtfire. È morto Peter Pan. Ma è morto anche il Re della Luna, Alan Parrish, il dr. Sean McGuire, Patch Adams, Jakob “il bugiardo”, Teddy Roosevelt e Andrew, il robot positronico.

È morto Robin Williams.

Mentre leggerete questo articolo, la notizia avrà fatto il giro del mondo e già saprete della tragica scomparsa di uno dei più versatili, talentuosi ed empatici attori che Hollywood abbia avuto. Dunque questo non è un necrologio, piuttosto il ricordo di un artista che ha fatto sognare, divertito e fatto piangere miliardi di spettatori, compreso il sottoscritto, che di certo non è consono a versar lacrime di coccodrillo su attori e attrici.  

Perché Robin Williams aveva una qualità che non molti altri attori hanno avuto: sapeva parlare al suo pubblico, qualunque cosa facesse. Che si trattasse di irriverenti show nelle sue ormai celebri stand-up comedy, film di un certo spessore drammatico o film per famiglie, Robin Williams era quel volto sempre adatto, trasformista. Sicuramente, però, è per la sua simpatia e la capacità di trasmettere sicurezza e affetto che i più lo ricordano e non a caso, negli anni ’90, quello di Robin Williams è stato il volto della Holywood rassicurante e commovente, quello di Mrs. Doubdfire, di Jumanji, di Patch Adams, di Hook, di Will Hunting, ma anche di Jakob il bugiardo, Flubber, Jack e L’uomo bicentenario.

Credo che buona parte dei trentenni, non solo americani, vista la frequenza con cui la tv italiana ha trasmesso a tutte le ore del giorno i film con Robin Williams, siano cresciuti con quel viso amico tra i punti di riferimento dell’immaginario cinematografico. Perché quando vieni a sapere, nel cuore della notte, che è morto Robin Williams, è un po’ come se ti dicessero che è venuto a mancare un tuo caro zio, una persona che ti ha fatto ridere e confortato nei momenti magari un po’ così della tua infanzia e giovinezza, che ti ha tenuto compagnia per ore. Perché quando sei intorno ai trent’anni, è indubbio che hai visto e rivisto Mrs. Doubtfire affezionandoti a quel papà un po’ irresponsabile che si vestiva da anziana signora per star vicino ai suoi figli. È probabile che sei cresciuto con il tormentone “Nano, nano” dello stralunato alieno dal cuore d’oro della sitcom Mork & Mindy, ma anche con il Peter Pan che ha smarrito (e ritrovato) la sua fantasia in Hook – Capitano uncino, o Alan Parrish, il ragazzo cresciuto intrappolato nel gioco da tavolo maledetto Jumanji. E quindi, quando ti dicono che Peter Pan o Mrs. Doubtfire non c’è più, ti viene un po’ quell’inevitabile magone.

Un artista a tutto tondo che comunque aveva stabilito un magnifico sodalizio, a inizio carriera, con Terry Gilliam recitando in un ruolo secondario in Le avventure del barone di Münchausen  (1988) e, in seguito, come protagonista in La leggenda del Re Pescatore (1991), che aveva esordito al cinema con Robert Altman nel ruolo di Braccio di Ferro nello sfortunato Popeye (1980) e si è portato a casa un Oscar nel 1997 con Will Hunting – Genio ribelle di Gus Van Sant. Ma il sodalizio più duraturo è senz’altro stato con due importanti personalità di Hollywood: Barry Levinson e Chris Columbus. Con il primo ha avuto il suo primo ruolo importante della carriera con Good Morning, Vietnam (1987) e poi è tornato a recitare in Toys – Giocattoli (1992) e L’uomo dell’anno (2006); con Columbus ha invece avuto uno dei più celebri ruoli, ovvero in Mrs. Doubtfire (1993), ma anche in Nine Months – Imprevisti d’amore (1995) e L’uomo bicentenario (1999).

Negli ultimi anni Williams non era più sulla cresta dell’onda, ha tentato anche la carta dark interpretando (magnificamente) il ruolo del villain in One Hour Photo (2002) e Insomnia (2002). I suoi maggiori successi post 2000 sono stati i due capitoli della mediocre saga Una notte al museo, di cui vedremo a Natale il terzo capitolo che di fatto è il suo testamento, un ruolo da comprimario al fianco di Ben Stiller in cui interpreta la statua vivente dell’ex Presidente Roosevelt.

Non tutti sanno che Williams ha avuto problemi comuni a tante star di Hollywood, ovvero con alcool e droghe. Sembrerebbe strano, pensando ai suoi personaggi più celebri, sempre così allegri e solari anche in situazioni più drammatiche. Eppure Williams ha seguito la strada di molti capricciosi colleghi e negli ultimi anni pare che soffrisse di una grave forma depressiva che, realisticamente, potrebbe averlo portato alla tragica fine che ha avuto la mattina dell’11 agosto 2014, dal momento che, rinvenuto senza vita nella sua abitazione di Marin County, in California, le autorità sospettano si tratti addirittura di un suicidio.

Ma come diceva il suo personaggio interpretato nel tenero e poco fortunato Jack (1996) di Francis Ford Coppola “Giunti al termine di questa nostra vita tutti noi ci ritroviamo a ricordare i bei momenti e dimenticare quelli meno belli…” e perciò salutiamo Robin con un estratto video di uno dei suoi ultimi show, Weapons of Self Destruction.

Ciao Robin, ci mancherai.

Roberto Giacomelli

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