Inmusclâ, la recensione in anteprima del mediometraggio di Michele Pastrello

Una donna si incammina nel paesaggio innevato dei monti della Valcellina, in Friuli, affiggendo sugli alberi foto di una persona scomparsa. La donna è ferita, apparentemente si perde nel bosco, e si scontra con i lupi ma anche con delle misteriose figure umanoidi ricoperte di muschio.

Questo, in estrema sintesi, è quanto accade in Inmusclâ, il nuovo mediometraggio di Michele Pastrello, che torna al film narrativo dopo diverse opere emozionali che facevano della sensorialità il vero cuore pulsante. Ma la sensorialità è fondamentale anche in Inmusclâ, mostrando un percorso molto coerente nell’operato del regista veneto, tanto che lo spettatore si troverà in diversi momenti a percepire fortemente lo stato in cui versa la protagonista del film.

Innanzitutto, viene trasmesso in maniera molto lucida il senso di smarrimento, di confusione mentale che affligge progressivamente la donna. Paradossalmente Inmusclâ inizia da un’epifania, affidata alla voce narrante della poetessa Bianca Borsatti, che porta però a un repentino annullamento della coscienza. E così il buio che annebbia la mente della protagonista coincide con l’esperienza di sopravvivenza che è portato a vivere anche lo spettatore in un ambiente inospitale come quello dei monti innevati delle Dolomiti friulane.

La sensorialità si percepisce anche nel clima invernale che caratterizza il Nord (e il Nord è uno dei “capitoli” in cui è diviso il film), efficacemente trasposto in distese di neve, dagli alberi appesantiti dal ghiaccio, dal respiro visibile sulle labbra della protagonista. Il freddo si trasmette fuori dallo schermo, fa scorrere un brivido lungo la schiena dello spettatore, così come è tangibile il dolore che a tratti sente la stessa donna senza nome, un dolore generato dalla confusione, dalla paura, dal ghiaccio e dalle ferite che misteriosamente si aprono sul suo corpo.

È evidente fin da subito che Inmusclâ percorre il sentiero dell’allegoria, come del resto Michele Pastrello ha già fatto in passato con i suoi cortometraggi. In questo caso, al percorso di sopravvivenza affrontato dalla protagonista si sovrappone un percorso interiore che si mescola con i ricordi, con un trauma solo in parte elaborato e non ancora superato. Così quel bosco è lì, reale e inospitale, ma è anche una proiezione dell’Io della protagonista, come sicuramente lo è la dimensione alternativa che si riflette nello specchio, dove le creature muschiose abitano e nella quale cercano di trascinare la protagonista.

A questo scopo è ben scelta la citazione dello psicoanalista Erik Homburger Erikson che apre il film: << L’essere umano plasma inconsciamente variazioni di un tema originario che non è stato in grado né a superare né a convivere: egli cerca di dominare un fenomeno che nella sua forma nodale gli è indicibile, incontrandolo perpetuamente>>. Una dichiarazione d’intenti che fornisce una chiara traccia di lettura dell’intera opera.

Da notare che le didascalie e il parlato del film, così come lo stesso titolo, sono in clautano, una variante linguistica del friulano tipica di un’area geografica molto ristretta, una scelta che contribuisce a caratterizzare e donare fascino all’opera di Pastrello.

Impossibile non notare, in conclusione, la bravura di Lorena Trevisan, quasi unica attrice in scena (in piccoli ruoli vediamo anche Leonardo Benetazzo, Romina Povelato e Maddalena Benetazzo) e anche co-sceneggiatrice insieme allo stesso Pastrello, che offre una performance molto fisica e riesce a dare una grande credibilità a un personaggio che si definisce a poco a poco grazie a un’ottima espressività.

Insomma, se frequentate il panorama cinematografico indipendente italiano è molto probabile che vi siete già imbattuti in Michele Pastrello, che fin dagli esordi con Nella mia mente, ormai quasi vent’anni fa, ha dimostrato di avere un talento sopra la media. Inmusclâ è l’ennesima dimostrazione di quel talento che, ovviamente, si è evoluto pur rimanendo nei territori indie dell’autoproduzione. Dalle musiche (di Meydän, John Bartmann e Ob-Lix) alla fotografia, a quel senso di rarefazione onirica, Inmusclâ funziona un po’ sotto tutti i punti di vista e merita assolutamente di essere visto.

Presentato in anteprima all’Edera Film Festival di Treviso la scorsa estate, Inmusclâ sarà disponibile per lo streaming in VOD il prossimo dicembre distribuito da Emerafilm. Per ogni aggiornamento vi rimandiamo al sito ufficiale: www.inmuscla-ilfilm.it.

Roberto Giacomelli

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