La trilogia di Death Race in alta definizione con Midnight Factory
Uscita anomala questo mese per Midnight Factory. L’etichetta proprietà di Koch Media specializzata in cinema horror questo mese si dedica all’azione e distribuisce in limited edition Blu-ray disc e DVD la trilogia di Death Race, saga action inaugurata da Paul W.S. Anderson nel 2008 e proseguita con diversi capitoli direct-to-video, di cui Anderson è rimasto soggettista e produttore esecutivo. Ad oggi la saga andersoniana conta quattro capitoli, ma nel cofanetto Midnight Factory compaiono i primi tre, ovvero Death Race (2008), Death Race 2 (2011) e Death Race 3: Inferno (2012).
Non molti sanno che Death Race è il remake molto libero di un film stra-cult del 1975, Anno 2000: La corsa della morte (Death Race 2000), diretto da Paul Bartel e prodotto da Roger Corman in cui recitavano David Carradine e un Sylvester Stallone pre-Rocky nel ruolo del villain. Un film violentissimo che, a modo suo, ha avuto molta influenza sull’immaginario mediale degli anni a venire dal momento che si basa sul principio narrativo del “death-game” in cui più personaggi, fortemente caratterizzati e pittoreschi, si scontrano l’uno contro l’altro in uno sport futuristico in cui in palio c’è la vita o la libertà. Insomma, Hunger Games, Battle Royale, L’implacabile, Rollerball, La notte del giudizio e una miriade di altri piccoli o grandi film, a volte di ispirazione letteraria, che immaginano una società futuristica, spesso di stampo dittatoriale, pronta a sfogare le proprie pulsioni violente attraverso la legalizzazione di “sport” mortali. Un concept, quello di Death Race, che oltre ad essere stato sfruttato per due sequel – I gladiatori dell’anno 3000 (1978) e Death Race 2050 (2017) – ha fornito palesemente ispirazione al famigerato videogame Carmageddon, sogno proibito di una marea di adolescenti sul finire degli anni ’90. Ed è indubbiamente guardando proprio al mondo dei videogiochi che l’esperto Paul W.S. Anderson, già regista di Mortal Kombat e Resident Evil, ha sviluppato il remake del 2008 che ha chiaramente l’impostazione dei videogame di combattimenti sulle autovetture.
DEATH RACE: pronti, partenza… morte!
La storia si ambienta nel 2012, un (allora) futuro molto vicino in cui il sistema finanziario americano è giunto al collasso e la criminalità salita alle stelle, il che ha portato a un sovraffollamento delle carceri che ha costretto lo Stato ad affidare a compagnie private la gestione dei detenuti. Tra queste, la Weyland possiede una delle carceri più note al mondo, Terminal Island, che oltre ad essere celebre per la sicurezza, è anche teatro di un reality show chiamato Death Race, in cui una manciata di detenuti si sfidano in una corsa mortale su auto corazzate da cui potrà uscire un solo sopravvissuto e vincitore. Dopo 5 vittorie, i partecipanti alla Death Race avranno la libertà, indipendentemente dai crimini per cui sono stati condannati. Il reality show, che si segue sul web dietro lauto pagamento, ha uno partecipante molto amato dal pubblico, Frankenstein, concorrente dall’identità misteriosa con il volto coperto da una maschera di metallo, giunto alla sua quarta corsa da vincitore. Ma un incedente mortale mette fuori gioco Frankenstein, solo che la direttrice del carcere non vuole rinunciare alla sua gallina dalle uova d’oro e, non divulgando la morte del concorrente, chiede al nuovo arrivato Jensen Ames, condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie che non ha commesso, di prendere il posto di Frankenstein nell’imminente Death Race. Se vincerà, sarà libero.
Il segreto vincente di Death Race è stato il coraggio di reiventare completamente un franchise che è stato ampiamente saccheggiato negli anni, dando vita a una storia che si ancorasse a un immaginario ben sedimentato nel pubblico capace di attingere tanto dal cinema carcerario quanto dal thriller/action violento, di cui è icona Jason Statham. I due filoni, ovviamente, hanno già condiviso suggestioni in molti successi cinematografici, ma in Death Race riescono a convivere anche con suggestioni fantascientifiche che danno una forza iconografica al futuro franchise. L’indiscutibile carisma di Statham si lega a un cast di coprotagonisti molto ben assortito in cui troviamo Ian McShane, Tyrese Gibson, Joan Allen, Jason Clarke e la bella Natalie Martinez. A tutto questo, unite delle sezioni d’azione coreografate benissimo, violente al punto giusto e altamente spettacolari e la ricetta per il successo è servita.
Successo che in effetti si è prevedibilmente manifestato, visto che il costo contenuto di 45 milioni di dollari ha generato un incasso worldwide di oltre 75 milioni, tanto da convincere Paul W.S. Anderson e Roger Corman, che figurava come produttore anche in questo film, di dar vita ad altri due film, diretti back-to-back da Roel Reiné e destinati al mercato dell’home video. Ma non si tratta di veri e propri sequel, piuttosto di due prequel che raccontano la storia del primo Frankenstein. Per motivi narrativi e di budget, il cast è quasi completamente differente (tornano solo Frederick Koehler nel ruolo dell’introverso Lists e Robin Shou in quello di 14K) e il ruolo di protagonista viene affidato a Luke Goss noto, oltre che per un’importante carriera da stuntman, per i ruoli di villain nei film di Guillermo Del Toro Blade II e Hellboy 2.
DEATH RACE 2. All’origine della maschera
Stavolta a finire a Terminal Island è un vero criminale – anche se di buon cuore – Carl Lucas, tirapiedi di un noto boss della malavita (Sean Bean), catturato dopo un colpo andato male in una banca dove c’è anche scappato il morto. A Terminal Island, una reporter ex Miss Universo (interpretata dalla Lauren Cohan di The Walking Dead e The Boy) ha dato vita a un gioco mortale tipo combattimento tra gladiatori, Death Match, che di lì a poco genererà Death Race. Carl Lucas sarà scelto proprio per prendere parte alla prima edizione di Death Race, solo che in prigione un po’ tutti vogliono farlo fuori perché il suo ex capo ha messo una taglia sulla sua testa.
Più grezzo nell’impianto narrativo, che ripercorre a grandi linee quello del primo film, ma efficacemente spettacolare nell’azione, Death Race 2 si lascia seguire con divertimento; il classico film per passare 100 minuti con il volume a palla, per godersi per bene il suono dei motori, il frastuono dei proiettili e delle ossa che si rompono e gli immancabili dialoghi cafoni. E c’è da dire che la prima parte incentrata sui Death Match è quasi meglio della seconda con le Death Race, peccato non aver spinto ancora di più su questa idea.
E arriviamo al terzo capitolo, che è ancora un prequel del film di Anderson ma sequel direttissimo di Death Race 2.
DEATH RACE 3: INFERNO. Chiunque può essere Frankenstein
Carl Lucas è stato dato per morto in seguito all’incredibile incidente che l’ha visto coinvolto durante l’ultima corsa del Death Race. In realtà Lucas è sopravvissuto, con ustioni di secondo grado sull’80% del corpo, a cui il chirurgo estetico sta pian piano lavorando per ridargli le sue sembianze. Ma Carl Lucas è diventato Frankenstein, il guidatore mascherato che sta appassionando i fan del Death Race e gli manca una sola vittoria per aggiudicarsi la libertà. Però Weyland, il direttore del broadcast che trasmette Death Race, è costretto a vendere l’emittente al concorrente Niles York che decide di cambiare le regole del gioco: non si correrà più solamente a Terminal Island ma i match saranno allargati anche ad altri luoghi, passando anche in centri abitati. Inoltre, York vuole truccare la prossima corsa per fare in modo che Frankenstein non vinca, così da non perdere la star del programma.
Se Death Race 2 prendeva la storia molto alla larga e prima di trasformare Carl Lucas in Frankenstein dovevano passare una novantina di minuti (una sorta di prequel del prequel), in Death Race 3: Inferno possiamo assistere ai fatti subito antecedenti al film del 2008.
La squadra di questo terzo film è la medesima del precedente con Roel Reiné in cabina di regia, Tony Giglio ancora una volta sceneggiatore e un cast pressochè immutato: Luke Goss, Danny Trejo, Ving Rhames, Tanit Phoenix, Fred Koehler e Robin Shou, a cui si aggiunge il Dougray Scott di Mission: Impossible 2 nei panni del cattivo, il nuovo broadcaster Niles York.
Death Race 3: Inferno funziona a dovere, sa intrattenere e ha sufficiente inventiva per proporre una storia un minimo differente. Ovviamente ci troviamo anche qui alla medesima riproposta di una serie quasi ininterrotta di corse mortali votate alla spettacolarità, ma l’idea di spostare le gare fuori dalla prigione dona quel minimo di imprevedibilità necessaria per godersi il film. Certo, posiamo considerare Inferno quasi un’appendice, un film di completamento al 2 e di connessione al primo, che ne fa il più debole dei tre anche se ci troviamo comunque dinnanzi a un film ben confezionato e ricco di ritmo.
LA LIMITED EDITION BLU-RAY DELLA TRILOGIA DI DEATH RACE
Death Race – La trilogia è il secondo prodotto Midnight Factory distribuito in seguito all’accordo tra Koch Media e Universal Pictures e infatti, dopo Slither, si tratta di una ristampa dal momento che tutti e tre i film erano precedentemente disponibili su catalogo Universal e ormai fuori produzione da diversi anni.
Confezionata nella consueta limited edition slipcase, contenete 3 dischi e un booklet informativo di 12 pagine, la trilogia di Death Race è proposta con i medesimi crismi delle precedenti edizioni Universal, extra inclusi.
Tecnicamente parlando, abbiamo dei prodotti nella media con il primo e terzo capitolo superiori al secondo per la qualità video. Death Race 2, infatti, presenta una leggera grana su alcune scene con un contrasto stonato nei momenti più bui. Gli altri due, invece, mostrano colori molto saturi che contraddistinguono le scelte cromatiche (fotografia tendente ai colori metallici il primo film, colori più caldi il terzo). In entrambi i casi troviamo una perfetta gestione dei contrasti.
Audio in DTS 5.1 per la traccia italiana e Dolby Digital 5.1 per quella inglese, ottimizzate in questa nuova edizione per un’uscita più pulita per i canali ottici: buona la calibrazione tra effetti sonori e parlato nella traccia italiana.
Extra più che esaustivi che comprendono, nel primo film, il commento audio del regista e del produttore Jeremy Bolt per tutta la durata del film (sottotitolato in italiano); la featurette Avviare i motori, dedicata alla realizzazione pratica di una corsa del Death Race, e uno speciale sugli stunt del film (Al volante – Esame delle acrobazie). Death Race 2 anche ha il commento audio del regista, poi le scene eliminate (con introduzione regista), la featurette La corsa inizia: “L’evoluzione della Death Race”, uno special sugli stunt (Ingannare la morte: Le acrobazie di Death Race 2) e una breve featurette sulle auto che compaiono nel film.
Death Race 3: Inferno non è da meno e al canonico commento audio del regista, unisce inizio alternativo, scene eliminate, un corposo Making of, lo speciale sugli stunt (Correre fino alla morte) e una featurette in compagnia di Denny Trejo (Quando l’arte imita la vita: Goldberg).
Roberto Giacomelli
DEATH RACE – LA TRILOGIA
Formato: Blu-ray (disponibile anche in DVD)
Label: Midnight Factory
Video: 16:9 1080p
Audio: Italiano: DTS HD Master Audio 5.1; Inglese Dolby Digital 5.1
Sottotitoli: Italiano
Extra:
Death Race
- Commento audio del regista W.S. Anderson e del produttore Jeremy Bolt
- Avviare i motori – Realizzare una Death Race
- Al volante – Esame delle acrobazie
Death Race 2
- Commento audio del regista Roel Reiné
- Scene eliminate (con introduzione regista)
- La corsa inizia: “L’evoluzione della Death Race”
- Ingannare la morte: Le acrobazie di Death Race 2
- Auto veloci e armi da fuoco: Le auto di Death Race 2
Death Race 3 Inferno
- Commento audio del regista Roel Reiné
- Inizio alternativo
- Scene eliminate
- Making of di Death Race: Inferno
- Correre fino alla morte
- Quando l’arte imita la vita: Goldberg
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