L’incredibile vita di Norman, la recensione

L’incredibile Vita di Norman: arriverà il 28 settembre 2017 il nuovo film con Richard Gere, un’interpretazione, secondo diversi pareri da oltreoceano, che potrebbe valere la prima nomination agli Oscar per il divo di Pretty Woman. In questo dramedy, primo lungometraggio in inglese di Joseph Cedar, Richard Gere è nei panni di Norman Oppenheimer: lo vediamo sempre stretto in un cappotto cammello che non gli cade perfettamente, con orecchie a sventola accentuate da protesi ad hoc. Auricolare e telefono sempre pronti al prossimo squillo. Norman è un uomo d’affari, o meglio un affarista. Non è facile definirlo perché non si scopre, indossa maschere: il suo obiettivo è quello di offrire qualsiasi tipo di aiuto per poi ricevere in cambio qualcosa. Un giorno scommette sul cavallo giusto: regala un paio di scarpe di lusso a un politico israeliano Eshel (Lior Ashkenazi). Dopo tre anni l’uomo sale, e tanto, di grado e potere. Contraccambierà il favore di Norman, ma gli interessi in gioco renderanno molto oscura la situazione.

Richard Gere continua il suo percorso con registi indipendenti, dopo Oren Moverman tocca a Joseph Cedar e il loro lavoro insieme ci riserva risultati interessanti. Il regista newyorkese, ma residente in Israele, attualizza la figura de “l’ebreo cortigiano” come Shylock nel Mercante di Venezia o Fagin di Oliver Twist. L’archetipo di colui che si mette in relazione con un altro solo con lo scambio: se serve qualcosa, lui fa di tutto per farla ottenere, aspettandosi poi un equo ritorno del favore. Norman è fastidioso, insistente, petulante ma sotto questa coltre di difetti si scorge una complessità umana non indifferente.

Non vediamo mai Oppenheimer in una situazione privata, non conosciamo la sua casa, e compare sempre abbottonato nel cappotto come chi che deve sempre andar via, di fretta. La scrittura del suo personaggio è fine, dettagliata, Norman è uno che non si apre con gli altri perché non lo sa fare, sa solo trattare, scambiare, fare dei compromessi. Quando la vita lo metterà alle strette le sue scelte lo sveleranno. Questo processo di disvelamento è la cosa più interessante del film: riesce ad essere il motore del thriller. Un’operazione difficile visto che non si parla di omicidi, frodi o altro. Un’operazione riuscita.

Cedar, anche sceneggiatore, mette in scena una narrazione tessuta nei “non luoghi”: aeroporti, stazioni, alberghi di lusso, sale congressi, uffici. L’ambiente è il corrispettivo fisico di Norman che mostra solo un aspetto di passaggio, esteriore, come la facciata di un palazzo. Grazie a un’interpretazione poderosa di Gere, coadiuvato anche da un ottimo cast di coprotagonisti come Lior Ashkenazi, Steve Buscemi, Michael Sheen, Charlotte Gainsbourg, ci affezioniamo sempre più a Norman: ci illustra nuove pagine di un atlante umano. Cioè che possiamo imbatterci in chi è cialtrone, arrivista ma al contempo è positivo, un “imbroglione dal cuore buono”  – come lo ha definito l’attore a Roma – che agisce per la felicità altrui, si impegna per l’altro. Norman più che i soldi e il potere, nel suo cercare alleanze e relazioni, vuole ottenere riconoscimento, dignità, soddisfazione umana, non materiale.

Con un commento musicale molto ironico a cura di Jun Miyake, un jazz ricco di archi e fiati che esaltano con discrezione diversi momenti di questo dramedy indipendente, L’incredibile vita di Norman tiene il passo fino alla fine. Peccato che sia un film troppo al maschile, dove le figure femminili sono blande e avrebbero potuto arricchire ancor più lo spettro umano. Eppure il personaggio di Charlotte Gainsbourg era lì, disegnato bene e con una grande interprete, ma rimane a margini, mostrato poco, decisamente sottoutilizzato. Da segnalare che, di sfondo, c’è anche il tema di impegno, quello della Pace in Medio Oriente. La sensazione finale è comunque di un film mai banale, ricco di sfumature sentimentali e con un ottimo Richard Gere. Una storia decisamente sorprendente.

Luca Marra

PRO CONTRO
● Interpretazione di Richard Gere;

● L’architettura thriller in nel dramedy;

● La scrittura del personaggio principale.

● Charlotte Gainsbourg poco utilizzata nonostante le potenzialità.

 

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L'incredibile vita di Norman, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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