L’ultimo giorno sulla Terra, la recensione

Dopo Don’t Look Up nessuno guarderà con gli stessi occhi un film sul destino apocalittico del nostro pianeta, a maggior ragione se la causa è un corpo celeste in rotta di collisione con la Terra. L’ultimo giorno sulla Terra appartiene proprio a questo genere e anche questo film, che rappresenta l’esordio alla regia di un lungometraggio del francese Romain Quirot, ha ben poco del classico cinema catastrofico anche se vira nell’allegoria esistenziale là dove Adam McKay aveva intrapreso la strada della satira sociale.

Alla Terra rimangono ormai circa sette giorni di vita, minacciata da un pianeta entrato in rotta di collisione con il nostro. Ma la Luna Rossa, come è stato battezzato da tempo, è lì nell’orbita terrestre da anni e l’uomo ne ha sfruttato un prezioso minerale, denominato Lumina, per creare una nuova e remunerativa fonte di energia. Ora che l’umanità è spacciata, solo un uomo potrebbe impedirne l’estinzione, Paul W.R., figlio di Henri W.R., proprio l’imprenditore che ha fatto fortuna con il Lumina. Paul, colpito da bambino da un fulmine proveniente dalla Luna Rossa, ha sviluppato dei particolari poteri di preveggenza ed è l’unico in grado di penetrare il campo di forza che circonda il pianeta. Paul però è scomparso, in fuga dalla missione spaziale che dovrebbe vederlo protagonista, e tutto il mondo è sulle sue tracce.

L'ultimo giorno sulla terra

Ispirandosi a un suo stesso cortometraggio del 2015, dal titolo Le dernier voyage de l’énigmatique Paul W.R., Romain Quirot sviluppa una favola ecologista che ha la struttura del road-movie e ha per protagonisti Hugo Becker e Lya Oussadit-Lessert e Jean Reno in un ruolo di supporto. Il materiale narrativo c’è, un certo estro visivo anche, ma qualcosa in L’ultimo giorno sulla Terra non funziona a dovere.

Innanzitutto, l’esordio di Romain Quirot ha un che di confuso, prima nel racconto che intreccia presente e passato con una voluta ambiguità, poi lasciando alla fantasia dello spettatore più di un elemento. Se alcune scelte sono, appunto, volute per far si che la trama si riveli un poco alla volta, altre lasciano dei dubbi che si traducono in insoddisfazione e appaiono più che altro come buchi di sceneggiatura. Su tutti, sono davvero lacunosi gli sviluppi che riguardano il fratello di Paul, Elliott, e la sua mutazione in villain così come vengono fin troppo taciuti i motivi e le dinamiche dei poteri di Paul, nonostante il film insista tantissimo su questo elemento.

L'ultimo giorno sulla terra

Ad avvallare – ma non giustificare – questi scricchiolii narrativi c’è il valore allegorico del film, un’apocalisse che ci parla del nostro presente, della catastrofe ambientale a cui possiamo andare incontro se il comportamento umano non cambia. Non si tratta solo di surriscaldamento globale, come dà ad intendere il paesaggio desertico presentato nel film che ha trasformato in una distesa di sabbia perfino Parigi, ma di sfruttamento intensivo delle risorse naturali, fino al loro esaurimento, fino all’esaurimento del pianeta. In L’ultimo giorno sulla Terra è la Luna Rossa a denunciare l’azione parassitaria dell’uomo, un pianeta pulsante e senziente saccheggiato della sua energia che ha il compito di ristabilire l’ordine, anche resettando la vita sulla Terra.

Si tratta di suggestioni dall’indiscutibile valore che trovano nel look generale del film un prezioso alleato, un film che si affida a paesaggi desolati e polverosi, girato quasi esclusivamente in esterni assolati e che suggerisce l’ambientazione futura da pochi ma determinanti elementi come le automobili fluttuanti, le sfere-spia robotiche e le forze dell’ordine ingabbiate in inquietanti corazze che fanno apparire gli agenti come massicci tusken di starwarsiana memoria.

Se la cava bene Hugo Becker nel ruolo del protagonista, un fuggitivo tormentato che vorrebbe forse liberarsi dalle proprie responsabilità, un antieroe che persegue invece dei valori ben più forti di quel che possiamo inizialmente credere. Spesso a rubargli la scena c’è però l’espressiva Lya Oussadit-Lessert, taglio di capelli alla “maschietta”, labbra carnose e un personaggio che va ben oltre il classico “aiutante”. Non convince troppo Paul Hamy nel ruolo di Elliott, sia per la scrittura poco focalizzata del suo personaggio sia per un’interpretazione un po’ anonima che non riesce proprio a lasciare il segno.

L'ultimo giorno sulla terra

Con qualche accortezza di scrittura in più, L’ultimo giorno sulla Terra avrebbe potuto catturare davvero l’attenzione anche perché la sua nazionalità francese gli fa guadagnare senza dubbio punti di interesse in un mercato fantascientifico per lo più dominato da prodotti americani. Il risultato finale ha indubbiamente punti di valore ma nel complesso lascia anche diverse perplessità.

L’ultimo giorno sulla Terra ha vinto il premio Méliès al Festival di Sitges nel 2020 ed ha aperto l’edizione 2021 del Triste Science+Fiction Festival, arrivando al cinema dal 20 gennaio 2022 distribuito da Notorious Pictures.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il look generale dell’opera e come riesce a creare un contesto da fantascienza.
  • Il messaggio ecologista del film.
  • La scrittura a tratti è lacunosa.
  • Uno dei villain meno carismatici visti negli ultimi tempi.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
L'ultimo giorno sulla Terra, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.