M3GAN, la recensione

C’è tutto un mini-filone del cinema horror e fantastico che, partendo dall’idea fantascientifica del robot come mezzo per aiutare l’uomo e facilitarne le attività quotidiane o arrecarne piacere, ne ha traslato le funzionalità in un prospetto di difesa/offesa; così, ingenui giochi o mezzi per l’intrattenimento famigliare sono stati trasformati in macchine killer. Esempi in questo campo ce ne sono davvero e molti, a cominciare dal cult di Michael Crichton Il mondo dei robot – che ha dato origine anche alla sfortunata serie HBO Westworld – e al capolavoro di Ridley Scott Blade Runner, fino ad onestissimi b-movie come Dovevi essere morta (1986) di Wes Craven, Evolver – Un amico pericoloso (1995) di Mark Rosman e Small Soldiers (1998) di Joe Dante, fino al presto dimenticato remake de La bambola assassina diretto nel 2019 da Lars Klevberg. È proprio a quest’ultimo che sembra guardare con più insistenza, per la commistione tra horror e dimensione ludica, l’ultimo parto di casa Jason Blum che per l’occasione torna a collaborare con James Wan dopo la saga di Insidious per l’horror hi-tech M3GAN.

Autore del soggetto, oltre che co-produttore con la sua Atomic Monster, Wan affida la regia di M3GAN a Gerard Johnstone, autore nel 2014 della horror-comedy Housebound. Il risultato è ben più roseo di quanto potessimo aspettarci perché il film riesce a toccare degli argomenti sociologici che non ci saremmo aspettati da quella che era stata presentata come la versione femminile e tecnologica di Chucky.

In seguito all’incidente in cui hanno perso la vita i suoi genitori, la piccola Cady viene affidata a sua zia Gemma che lavora come ingegnere robotico per un’azienda che produce giochi per bambini. Ispirata proprio dalla profonda depressione che ha colto sua nipote e dalla difficoltà di gestire la bambina, Gemma perfeziona un progetto su cui era a lavoro da tempo, M3GAN, una bambola-robot con le fattezze di una bambina che possa diventare la migliore amica di ogni piccolo acquirente. Per sperimentare il prototipo, Gemma effettua l’imprinting proprio tra M3GAN e Cady con risultati sorprendenti: la bambola è incredibilmente efficiente e protettiva verso la bambina e quest’ultima sembra non volersi più separare dalla sua nuova amica. Ma più passa il tempo più Cady mostra un attaccamento morboso alla sua bambola e questa inizia a sviluppare un comportamento pericoloso per chi circonda la sua amichetta umana.

Il grande merito del film di Gerard Johnstone è quello che hanno i film horror più riusciti, ovvero raccontare la società contemporanea. Dietro la facciata di un film sull’ennesima bambola assassina, M3GAN illustra un disagio importante che sta dilagando da diverso tempo nelle giovani famiglie, ovvero la ricerca di un succedaneo al ruolo dei genitori. Se quando eravamo bambini noi era la TV spesso e volentieri a far da babysitter nei doposcuola a casa, oggi sono per lo più gli schermi degli smartphone e dei tablet a riempire le giornate dei più giovani distraendoli da possibili sessioni intensive di capricci e voglie d’attenzione. Il risultato è che sempre più spesso i bambini, oltre a sviluppare deficit dell’attenzione, risultano dipendenti dalla tecnologia, in alcuni casi in forma patologica. Il rapporto tra Cady e M3GAN è esattamente l’immagine di quella dipendenza, così come Gemma è quel genitore in cerca di una scorciatoia alle sue esigenze.

Letto in questi termini, il film di Johnstone scritto dalla talentuosa Akela Cooper (Malignant; Hell Fest) è particolarmente acuto e puntuale nel fotografare un aspetto della società contemporanea che ancora non era stato trattato – in questi termini – dal cinema horror. Siamo quasi più nei territori di un bell’episodio di Black Mirror invece che nella comfort zone dell’horror slasher, eppure M3GAN riesce a far collimare con una certa abilità più registri risultando appetibile tanto come fantascienza sociale quanto come horror in grado in lanciare nell’immaginario un nuovo mostro su cui puntare per una serializzazione. Infatti, la bambola M3GAN – che è un acronimo per “Model 3 Generative Android” – appare come un villain piuttosto temibile grazie al suo fare calmo ma estremamente minaccioso, quella punta di saccenza che le conferisce quello status di superiorità in confronto alle sue possibili vittime e una apparente invulnerabilità conferitale dalla… rete! E sì, perché da buon oggetto hi-tech, M3GAN è connessa 24h su 24 diventando di fatto ubiqua e potenzialmente indistruttibile.

Doverosa menzione per il cast e in particolare per la piccola Violet McGraw, che avevamo già visto nella serie Hill House e nei panni di una giovanissima Yelena in Black Widow, qui davvero brava nel ruolo dell’introversa Cady; a darle manforte c’è Allison William di Scappa – Get Out a interpretare la zia Gemma. La bambola M3GAN, invece, è interpretata da Amie Donald della serie Sweet Tooth e da un mix di CGI e animatronic.

Nonostante un paio di sequenze decisamente audaci – in particolare quella nel bosco – M3GAN non è un film che punta sulla violenza o sul raccapriccio, ne tantomeno sulla paura intesa come jumpscare; piuttosto Johnstone è interessato a costruire la tensione pacatamente con un crescendo di situazioni sempre più sinistre e allarmanti che scaturiscono in un climax più vicino ai ritmi e alle dinamiche dell’horror-action (la citazione a Terminator è inevitabile). Dunque, se state cercando un horror puro di quelli che puntano sui brividi a profusione o sul sangue a ettolitri potreste rimanere delusi, M3GAN gioca spesso e volentieri sul non mostrato e sulle atmosfere del thriller a combustione lenta.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ci sono delle belle idee dietro questo film che non si fermano al solo status di cinema di genere ma riescono a inquadrare un particolare aspetto della società contemporanea.
  • M3gan è un bel villain, anche serializzabile.
  • Un buon cast primario.
  • È un film che si prende i suoi tempi e potrebbe far storcere il naso a chi aspetta la versione femminile di Chucky.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)
M3GAN, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

One Response to M3GAN, la recensione

  1. Manuel ha detto:

    Io devo ancora vederlo però so che sarà bellissimo speriamo

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