Mistero a Crooked House, la recensione

Mistero a Crooked House: arriva al cinema dal 31 ottobre 2017 il primo film tratto dal romanzo di Agatha Christie È un problema, quello che la regina del Giallo inserì tra i suoi preferiti. Strano che non ne esistesse già una versione cinematografica e ad aver rimediato è stato il francese Gilles Paquet-Brenner, utilizzando un cast pieno di signori della recitazione: Terence Stamp, Glenn Close, Gillian Anderson, Max Irons, Christina Hendricks, Stefanie Martini e tanti altri.

Anni Cinquanta, Inghilterra. Il ricco patriarca di una grande famiglia, Aristides Leonides muore all’improvviso. La dipartita è un mistero che coinvolge tutta la famiglia. Da Lady Edith, una superba Glenn Close, a figli e nipoti che hanno ognuno un punto debole che potrebbe averli portati all’omicidio del capofamiglia. Sophia (Stefanie Martini) decide di assumere il giovane ispettore di Polizia Hayward (Max Irons), che deciderà di vivere nella sontuosa “crooked house” per far luce sul mistero famigliare. La vicenda sarà sempre più intricata, l’inaspettato farà capolino.

Per il nuovo film tratto da un romanzo della “signora del Giallo” bisogna far attenzione anche alle penne dietro la sceneggiatura: in particolare, tra le altre, a quella di Julian Fellowes, premiato con l’Emmy per la serie Downton Abbey. La sua esperienza col ritrarre gli ambienti aristocratici però si ritrova già prima: difatti ha scritto Gosford Park, tra gli ultimi film del maestro Robert Altman, ma anche The Young Victoria. L’abilità nel ritratto di un mistero “high class” si ritrova nella costruzione di dialoghi incanzalti, al vetriolo, che fanno progredire l’azione tanto quanto le trovate d’immagine e gli immancabili colpi di scena ai quali, però, un’amante della Christie è naturalmente abituato.

L’aggiunta cinematografica si avverte sin da subito: in scelte scenografiche eloquenti e una gamma fotografica raffinata e molto varia, forse troppo, tanto da mettere un po’ in subbuglio la percezione ottica dello spettatore. Soluzioni adeguate e ricche proprio perché, come si narra sulle pagine, al centro della storia c’è la “crooked house”, la casa storta, irregolare, come il vissuto dei protagonisti, fatto di un mosaico di ricchezza e bon ton che nasconde un’impalcatura scricchiolante, infiltrata di cattiverie, invidie, arrampicate sociali.

La scenografia di Simon Bowles traduce tutto ciò in ambienti sfavillanti di soluzioni architettoniche, prospettive e colori contrastanti, riuscendo nella sfida di far sembrare i quattro ambienti usati per la ripresa della villa un corpo unico, un personaggio vero e mutevole del racconto. Il linguaggio degli ambienti, filmati spesso con grandangoli che rendono i volumi irreali e “storti”, appunto, è l’elemento più convincente del film insieme alle prestazioni del cast.

Nonostante qualche momento di lentezza, dovuto alla durata notevole di quasi due ore, Mistero a Crooked House riesce nella missione: riportandoci in un cinema antico, e all’antica, pieno di sapore vintage, eleganza, raffinatezza e, ovviamente, con una vicenda di giallo pienamente coinvolgente.

Luca Marra

PRO CONTRO
  • Il grande cast.
  • Lo sfruttamento convincente di fotografia e scenografia.
  • Trama avvincente
  • Durata leggermente eccessiva
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Mistero a Crooked House, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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